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Giovane nigeriana di 20 anni ingerisce farmaci per perdere il figlio generato dopo la violenza sessuale in un centro di transito in Libia.

Cagliari, 27 Lug 2017 – Dramma e brutalità dell’immigrazione clandestina. Una giovane di 20 anni della Nigeria, violentata varie volte in un centro di sosta in Libia è poi giunta nel territorio nazionale ormai in stato di gravidanza e una volta giunta in un centro di accoglienza di Ca-Pirri, la ragazza si è procurato l’aborto ed ha perso il figlio che non ha mia voluto avere e sentito suo nonostante lo abbia portato in grembo per vari mesi. Per questo, secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, la sventurata nigeriana si sarebbe procurato l’interruzione della gravidanza ingerendo dei farmaci.

Quindi, ieri, attorno alle 20, i responsabili della struttura hanno avvisato il 118 dopo aver trovato la giovane in gravi condizioni per un'emorragia.

I soccorritori e gli agenti della Squadra Mobile della Questura cagliaritana, coordinati dal dirigente Marco Basile, hanno poi ritrovato il feto, morto (una femminuccia di circa sei mesi), all'interno di un sacchetto di plastica, sotto il letto. Ora la ragazza è ricoverata al Santissima Trinità per gli accertamenti medici dove non corre comunque pericolo di vita.

In seguito il Pubblico Ministero presso il Tribunale del capoluogo sardo Alessandro Pili ha disposto l'autopsia sul corpicino per chiarire se il feto sia nato morto o se la morte sia sopravvenuta dopo l'espulsione. In un caso o nell'altro la poveretta rischia ora l’incriminazione per aborto illegale e l’infanticidio.

 

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