Press "Enter" to skip to content

Rapporto 2017 della Corte Conti: economia italiana meno fragile, inverte marcia.

Roma, 5 Apr 2017 - Il percorso di risanamento per l'Italia è "più faticoso" rispetto agli altri Paesi dell'Eurozona ma "necessario". E' quanto sottolinea la Corte dei Conti nel rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica. In una prospettiva ventennale, osserva la Corte, "i Paesi appartenenti all'area Euro evidenziano un andamento degli aggregati considerato per molti versi simile a quello italiano. La vera differenza è costituita da una dinamica del prodotto più pronunciata. Il che rende il sentiero del risanamento finanziario per l'Italia più faticoso, ma tuttavia, considerato il maggior livello del debito, necessario".

"Nonostante le incertezze iniziali, l'andamento dell'economia sembrerebbe aver segnato un'inversione di marcia verso un'espansione meno fragile e più qualitativa" - sottolinea ancora la Corte dei Conti - Con riferimento agli investimenti osserva vi sono segnali che il combinato disposto delle favorevoli condizioni finanziarie e degli incentivi messi a disposizione dal governo (Sabatini, super e iper ammortamento etc.) sia finalmente sospingendo il recupero del saggio di accumulazione, gravemente deterioratosi durante gli anni della recessione.

"Il cuneo fiscale - prosegue il documento - riferito alla situazione media di un dipendente dell'industria, colloca al livello più alto la differenza fra il costo del lavoro a carico dell'imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore: il 49 per cento prelevato a titolo di contributi (su entrambi) e di imposte (a carico del lavoratore) eccede di ben 10 punti l'onere che si registra mediamente nel resto d'Europa. Anche i costi di adempimento degli obblighi tributari che il medio imprenditore italiano è chiamato ad affrontare, sono significativi: 269 ore lavorative, il 55 per cento in più di quanto richiesto al suo competitore europeo".

Riguardo al Pil si evidenzia che nel 2016 è aumentato dello 0,9%, a fronte di un negativo e non anticipato contributo delle scorte e di un andamento superiore alle attese negli investimenti, +2,9%, sia in costruzioni che in macchinari e attrezzature: nel primo caso si è finalmente usciti da una fase di recessione protrattasi per otto anni; nel secondo si ha un'evidenza di una ripresa del processo di accumulazione non prevista.