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Contratti anomali per le donne: Rai,non esiste nessuna clausola che licenzia le collaboratrici incinte

Scoppia un nuovo caso in Rai. A dar fuoco alle polveri è stata la denuncia di una giornalista, Paola Natalicchio, che qualche giorno fa ha fatto riferimento ad una 'clausola maternità' nei contratti dell'azienda: norma che consentirebbe, ha sostenuto, di licenziare le consulenti-collaboratrici esterne se incinte.

"Se venisse confermata l'esistenza di una clausola anti-gravidanza nei contratti delle consulenti e collaboratrici esterne della Rai ci troveremmo di fronte ad un provvedimento incivile. La televisione di Stato deve far chiarezza sulla vicenda, che cosi' come proposta offende la dignità delle donne e dell'Italia tutta". E' quanto dichiara il deputato del PdL, Giorgia Meloni 

"Il coordinamento dei giornalisti precari Errori di stampa ha chiesto alla Rai se risponda al vero la notizia secondo la quale una collaboratrice precaria possa essere mandata a casa in caso di gravidanza, quasi fosse una malattia o una colpa grave", ha fatto sapere Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. 

E il senatore Pd Vincenzo Vita ha anticipato l'intenzione di sottoporre il caso in Vigilanza. 

"Se fossero confermate le notizie sulle clausole capestro anti-gravidanza nei contratti per le consulenti a partita Iva, dovremmo concludere che alla Rai qualcuno e' uscito di testa". Lo scrive in una nota la deputata di FLI, Flavia
Perina. "Non paghi di voler imporre il canone nel modo piu' indiscriminato anche ai possessori di cellulari e tablet, oggi sembra che a Viale Mazzini vogliano usare queste risorse per ricattare le lavoratrici e imporre loro condizioni intollerabili non solo da un punto di vista giuridico, ma anche civile. La cosa -conclude Perina - è particolarmente grave perchè queste consulenti "esterne" non sono in realtà quasi mai lavoratrici autonome, ma dipendenti a tutti gli effetti, contrattualizzate in forma impropria, cioè a partita IVA".

Ma la Rai ha negato: nessun licenziamento per gravidanza, è stata la replica di viale Mazzini, che ha confermato di "essersi sempre scrupolosamente attenuta al rispetto delle norme a tutela della maternità". "Non esiste quindi alcuna clausola che possa consentire la risoluzione anticipata dei rapporti lavorativi del personale con contratto, anche a termine, di natura subordinata", ha sottolineato ancora la Rai.

"Quanto ai contratti di lavoro autonomo - ai quali come noto non si applica lo Statuto dei Lavoratori né le relative tutele - la Rai precisa - è scritto ancora nella nota diffusa da viale Mazzini - di non essersi mai sognata di interrompere unilateralmente contratti di collaborazione a causa di maternità, a meno che questo non sia stato richiesto dalle collaboratrici interessate per ragioni attinenti allo stato di salute o alla loro sfera personale. Ogni qualvolta si sia determinata l`esigenza di interrompere i contratti - si ripete su richiesta delle collaboratrici - Rai si è sempre adoperata per assicurare loro futuri impegni professionali al venir meno della ragione impeditiva pur senza aver alcun obbligo di legge al riguardo".

La maternità è un diritto tutelato dalla Costituzione italiana e non si tocca. L'unica clausola che dovrebbe essere inserita nel contratto dei dipendenti Rai e' un tetto ai compensi milionari di alcuni conduttori televisivi che usano la tv di stato a proprio piacimento". E' quanto dichiara il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni a proposito della clausola antimaternità che sarebbe stata introdotta alla Rai.

"Un contratto assolutamente illegittimo perchè considera causa di risoluzione del rapporto di lavoro la malattia, l'infortunio e la gravidanza". Questo il commento del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, alla notizia diffusa oggi dal coordinamento 'Errori di Stampa' circa una 'clausola di gravidanza' inserita nei contratti che la Rai offre ai collaboratori esterni a partita Iva. "E' del tutto evidente - prosegue - che norme di questo tipo sono non solo in contrasto con la legislazione vigente, ma non riservano il rispetto dovuto alle lavoratrici e ai lavoratori. Tutto cio', inoltre, conferma come la Rai, insieme purtroppo a tante altre imprese italiane, faccia abuso di contratti atipici e di finti lavoratori autonomi". Per questo "oltre a rivendicare la necessità che la Rai metta immediatamente fine a questa pratica ne approfittiamo per rammentare l'urgenza del ripristino della legge contro le dimissioni in bianco. Fatti come questi sono la palese dimostrazione di come non andrebbero mai cancellate le norme che tutelano i lavoratori contro le discriminazioni", conclude Camusso.

"Anche noi che abbiamo ottenuto nel contratto e negli accordi del precariato tutte le garanzie possibili per la tutela della maternità attendiamo che la Rai chiarisca la vicenda denunciata da 'errori di stampa' su una sorta di clausola di gravidanza, precisando che si tratta di contratti stipulati nelle reti e non nelle testate dove vigilano i nostri comitati di redazione e che comunque fino ad oggi nessuna giornalista ha ritenuto di portare, anche riservatamente, all'attenzione dell'Usigrai l'esistenza di una clausola del genere". Lo dichiarano in una nota il segretario Nazionale Usigrai, Carlo Verna, e Alessandra Mancuso, delegata
Esecutivo Nazionale Usigrai Pari Opportunità.

"La questione del giornalismo nelle reti e del cosiddetto infotainment -prosegue la nota- è problema, invece, spinoso posto da anni e tuttora irrisolto. Si tratta di tema su cui abbiamo chiesto da tempo risposte e il coinvolgimento dell'ordine dei giornalisti e dell'istituto di previdenza (Inpgi)", conclude.