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“Per l’utente maggiore informazione sull’attività del triage”

L’obiettivo delle lezioni, che si sono tenute nell’aula formazione del pronto soccorso del Santissima Annunziata, era offrire ai corsisti un aggiornamento in materia di triage globale nel trauma e approfondire gli aspetti clinici, quindi discutere sull’importanza della costruzione di protocolli di valutazione e analizzare gli aspetti organizzativi e manageriali.
Il trauma – è stato detto durante il corso – rappresenta una delle principali cause di accesso in pronto soccorso; anche in triage è necessario possedere le necessarie conoscenze e competenze per poter assicurare tempi di trattamento adeguati alla situazione e dal rischio evolutivo. Il corso era quindi rivolto a tutti gli operatori del pronto soccorso che svolgono attività di triage o che, a diverso titolo, hanno responsabilità riguardo all’attività di accettazione all’interno di un pronto soccorso. «Vogliamo approfondire alcuni aspetti – ha detto Daniele Marchisio – quelli cioè dell’accoglienza, della valutazione e della gestione in triage delle principali situazioni relative al trauma».

 

Il corso però è stato anche un momento per riflettere sulla necessità di fornire una maggiore informazione al pubblico sull’attività del triage.

«L’utenza deve sapere – puntualizza ancora il vicepresidente del Gruppo formazione triage – che quando si entra in un pronto soccorso non accede alla visita chi è arrivato per primo, ma passa chi sta peggio. Il triage serve a questo e l’infermiere che ci lavora, con facoltà e competenze che gli conferiscono un’autonoma responsabilità, svolge un lavoro importante». Un lavoro mirato a raccogliere i segni e i sintomi dell’utente, a definire i bisogni, quindi la gravità clinica, che non corrisponde sempre alla priorità clinica, e il rischio evolutivo.

Un attività che, non banalmente, si traduce nell’associare al paziente un codice di ingresso (bianco, verde, giallo, rosso) a seconda appunto della gravità, cioè viene assegnato un grado di priorità per l’accesso al trattamento.

Il nodo cruciale però sono sempre gli accessi impropri. «Dobbiamo trovare dei sistemi che consentano di non far aspettare i soggetti che non dovevano arrivare in pronto soccorso. Per questo – afferma ancora Marchisio – in alcune strutture, per dare risposte proprio a questi utenti, che di solito sono classificati come codice bianco, si stanno creando degli ambulatori ad hoc, collegati con il pronto soccorso e con all’interno un medico». Un’esperienza adottata anche dall’Asl di Sassari all’ospedale Santissima Annunziata e che ha prodotto un discreto risultato.

«E’ iniziata da tempo una riflessione sull’efficienza dei servizi che consentirebbero di evitare gli accessi impropri al pronto soccorso – aggiunge ancora Marchisio – e che coinvolge i medici di medicina generale, i servizi territoriali e gli stessi cittadini».

«Sassari è una realtà tra le più avanzate – conclude Daniele Marchisio – e dagli anni Novanta partecipa attivamente ai vari corsi sul triage con i suoi operatori che dimostrano competenza e professionalità». Red