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“Trump ha rivelato ai russi informazioni in codice sull’Isis”. Ma la Casa Bianca nega: “Tutto falso”

Washington, 16 Mag 2017 - Il presidente americano Donald Trump "ha rivelato informazioni altamente classificate" al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov e all'ambasciatore di Mosca Kislyak, in occasione del loro incontro alla Casa Bianca lo scorso 10 maggio. Lo sostiene il Washington Post indicando che le informazioni rivelate rischiano di "compromettere una fonte di intelligence cruciale sullo Stato Islamico". Secondo il quotidiano le informazioni classificate rivelate ai russi da Trump erano state fornite da un partner degli Usa attraverso uno scambio di intelligence considerato talmente "sensibile" che i dettagli non sono stati comunicati ad altri alleati e sono stati notificati ad un numero ristretto di persone in seno allo stesso governo Usa. La fonte del Post ha parlato di "informazioni in codice", ovvero uno dei più alti livelli di segretezza nell'ambiente degli 007, sostenendo che Trump ha rivelato "più informazioni all'ambasciatore russo di quanto condiviso con i nostri alleati".

La notizia diffusa dal Washington Post arriva proprio nel pieno della bufera per il licenziamento, da parte del presidente americano, del capo dell'Fbi, James Comey, che stava indagando sul Russiagate, ovvero sui legami tra lo staff di Trump e il Cremlino durante le presidenziali.

Trump ha ricevuto Lavrov e Kislyak alla Casa Bianca poche ore dopo aver dato il benservito a Comey. Kislyak è una delle figure al centro del Russiagate. È il diplomatico che aveva strappato promesse sulle sanzioni contro la Russia all'ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn, poi costretto a dimettersi. Sempre per un incontro con Kislyak, il ministro americano della Giustizia, Jeff Session, è stato spinto ad astenersi rispetto all'inchiesta dell'Fbi sui legami con il Cremlino.

Durante l'incontro alla Casa Bianca, "Trump ha illustrato i dettagli delle minacce dello Stato Islamico connesse con l'utilizzo di laptop sugli aerei", sostiene il Washington Post indicando che per quasi tutti i membri del governo "discutere di simili materie con un avversario sarebbe illegale". Trump, in quanto presidente, ha il potere di "declassificare" informazioni segrete è ed dunque "improbabile - osserva il quotidiano - che possa aver infranto la legge". Il consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, che ha partecipato al meeting nello Studio Ovale, aveva riferito che con Lavrov "erano state passare in rassegna le varie minacce da parte di organizzazioni terroristiche, comprese quelle aeree".  Trump "appare molto imprudente. Non coglie la gravità delle cose con cui ha a che fare, soprattutto quando si tratta di intelligence e sicurezza nazionale. Ed è tutto molto nebuloso per questi problemi che ha con la Russia", ha detto un ex funzionario Usa, citato dal Post, vicino all'attuale amministrazione. Il presidente si sarebbe addirittura vantato della sua approfondita conoscenza dei rischi che incombono. "Ho una grande intelligence. Ho gente che mi riferisce importanti informazioni di intelligence ogni giorno", avrebbe dichiarato il comandante in capo durante l'incontro con Lavrov.  Il quotidiano spiega di non aver pubblicato molti particolari della trama dei terroristi, compresa la località, proprio per non mettere a repentaglio le capacità dei servizi. L'identificazione del luogo "è particolarmente problematica - osserva il Post - perché la Russia potrebbe utilizzare i dettagli per identificare alleati Usa o capacita di intelligence coinvolte". Se contro l'Isis, Mosca e Washington hanno obiettivi coincidenti, in Siria hanno due agende diverse, con la Russia che sostiene il regime di Bashar al-Assad.

"Questa storia è falsa. Il presidente ha discusso solo delle minacce comuni che entrambi i Paesi devono affrontare". Così Dina Powell, vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha smentito la notizia riportata dal Washington Post. Anche il consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster, ha dichiarato "falsa" la storia. Nel comunicato letto da McMaster dopo la clamorosa rivelazione del Post, si nega che siano stati discussi "metodi, fonti o operazioni militari" ma non si citano le informazioni classificate. Il presidente degli Stati Uniti ha il potere, in qualunque momento, di "declassificare" informazioni, cioè di renderle pubbliche. Stando a quanto riportato dal Post, di queste informazioni sarebbero però state fornite all'amministrazione americana da alleati esteri e ciò rende la situazione più delicata.