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Il mercato del credito in Sardegna, tra rigidità e selezione. Il report di Cna Sardegna.

Cagliari, 10 Ott 2025 - Il mercato del credito regionale mostra segnali di selettività crescente. Il calo delle consistenze prosegue per le imprese di minori dimensioni, a conferma di un atteggiamento prudenziale da parte degli intermediari, che concentrano i fidi su controparti più solide e riducono i rinnovi. Pur in presenza di un tasso di deterioramento in calo, i tassi d’interesse restano alti, segno di un rischio percepito elevato e di una concorrenza limitata. Si delinea così una fase di “pulizia difensiva” del credito, con portafogli più stabili ma con un sostegno finanziario al sistema produttivo ancora rigido. Calano i volumi di credito concessi alle imprese con meno di 20 addetti, a Luglio 2025 – del 14,2% rispetto a gennaio 2022, tra Gennaio e Luglio 2025 i prestiti sono aumentati per le imprese più grandi, + 5,1%, mentre sono calati ancora del -1% per le PMI; È quanto si evince dal dossier del Centro Studi di CNA Sardegna che prende in esame il mercato del Credito nei primi sette mesi del 2025 analizzando le dinamiche e la qualità del credito in Sardegna (volumi erogati, tassi di interesse, indici di deterioramento) in comparazione con quanto avvenuto nel resto delle regioni italiane;

Nei primi sette mesi del 2025 si è arrestato il calo del volume complessivo del credito bancario concesso alle imprese della Sardegna per esigenze di liquidità o investimento. Tra gennaio e luglio l’ammontare delle consistenze è addirittura risalito, riportandosi a circa 7,8 miliardi di euro, dai 7,6 miliardi di inizio anno. Si tratta di un valore ancora distante dai picchi recenti di metà 2022 (quasi 9 miliardi di euro), ma la tendenza è positiva dopo tre anni di cali progressivi. Tuttavia, una lettura più approfondita delinea un mercato del credito regionale tutt’altro che in salute.

In primo luogo, l’andamento generale delle consistenze è il frutto di un saldo positivo (nuovi crediti meno estinzioni di linee già esistenti) che riguarda esclusivamente le attività di più grande dimensione. Se ci si concentra sulle imprese con meno di 20 addetti il calo dei volumi di credito concessi è proseguito; basti dire che se si prende come riferimento gennaio 2022, il volume complessivo delle consistenze a luglio 2025 è calato del -14,2% per le imprese più piccole (meno di 20 addetti), contro un calo del -7,8% per quelle più grandi; inoltre, tra gennaio e luglio i prestiti sono aumentai per le imprese più grandi, +5,1%, mentre sono calate ancora del -1,0% per le PMI.

A complicare il quadro vi è un costo del credito che colloca l’Isola tra le regioni dove chiedere un prestito risulta più oneroso, sia per esigenze di liquidità, sia per progetti di investimento. Nel primo caso, il tasso medio praticato per prestiti a breve termine si attesta, a giungo 2025, al 6,8% (TAE sui prestiti connessi ad esigenze di liquidità), oltre 1,6 p.p. in più della media nazionale, con solo Calabria e Molise che misurano un livello più elevato.

La Sardegna, di contro, si contraddistingue per una riduzione marcata del tasso di deterioramento, definito dal rapporto tra i flussi dei nuovi prestiti deteriorati e le consistenze dei prestiti non deteriorati alla fine del periodo precedente (in bonis). Nel secondo trimestre dell’anno in corso questo rapporto, considerando l’ammontare complessivo degli affidamenti concessi (cioè il plafond di credito disponibile per i clienti affidati), è sceso allo 0,8, ben al di sotto della media nazionale (1,0). In altri termini, nella prima parte del 2025 le banche sarde hanno registrato un rischio di deterioramento potenziale più contenuto. Il calo del tasso di deterioramento non va però interpretato automaticamente come un segnale di miglioramento dell’economia regionale; esso può infatti riflettere una maggiore prudenza delle banche, le quali potrebbero concedere meno credito ai soggetti considerati rischiosi, al fine di migliorare la qualità del portafoglio e ridurre l’esposizione al rischio.

“Il trend osservato nelle consistenze, in particolare in riferimento alle imprese di dimensioni più ridotte (che prosegue il calo), suggerisce un comportamento prudenziale degli intermediari sardi. Le banche riducono i rinnovi e le nuove erogazioni, privilegiano il rientro delle esposizioni e concentrano i fidi su controparti considerate più solide (aumento del credito alle imprese più strutturate). Si tratta di un segnale riconducibile a un credit crunch selettivo, in cui la contrazione dell’offerta non è generalizzata ma orientata a contenere il rischio di portafoglio” è il commento di Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente Presidente e Segretario Regionale di CNA Sardegna; “Quest’interpretazione - proseguono i vertici di CNA - è rafforzata dal fatto che i tassi d’interesse restano elevati, un segnale che può indicare, da un lato, una più severa valutazione del rischio residuo da parte degli istituti, dall’altro, una bassa concorrenza nel mercato del credito, con pochi intermediari attivi che tendono a mantenere margini più ampi. Questa configurazione (tasso di deterioramento in calo, stock in diminuzione, tassi elevati) descrive una fase di “pulizia difensiva” del credito: le banche riducono l’esposizione complessiva, concentrano i prestiti sui clienti meno rischiosi e mantengono spread elevati per compensare l’incertezza e preservare la redditività. In pratica, gli istituti sardi – proseguono Tomasi e Porcu - stanno operando una selezione stringente delle controparti, limitando l’erogazione alle imprese percepite come più vulnerabili e mantenendo condizioni onerose anche per quelle rimaste “affidabili.” “Il rischio è che questa dinamica – concludono Tomasi e Porcu - se prolungata, accentui la vulnerabilità strutturale del sistema produttivo isolano, riduca la capacità delle imprese, specialmente PMI e imprese artigiane, di competere ed investire; In un mercato sempre più selettivo e in un contesto di profonda trasformazione tecnologica e normativa, la rigidità del sistema del credito rischia di porre un freno alla crescita e all’innovazione dell’economia regionale.”

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