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Irritazione di Mattarella per i dazi dell’instabile Trump e chiede al presidente Usa un confronto collaborativo

Washington, 16 Ott 2019 - Incontro alla Casa Bianca tra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il presidente americano Donald Trump, che s è detto onorato di ricevere un uomo "molto rispettato" come il presidente della Repubblica italiana: "I rapporti con l'Italia sono ottimi, non sono mai stati così buoni". Strette di mano per i fotografi, sorrisi e poi confronto sui temi centrali di questo periodo storico: dazi commerciali e offensiva turca in Siria.  Mattarella assicura: "Un legame solido, transatlantico e umano".

La questione dazi Nel corso del colloquio tête-à-tête nello studio Ovale con il presidente Usa, Mattarella ha chiesto, d'ora in poi, un confronto collaborativo tra i due paesi sulla questione dei possibili dazi: "Mi auguro che si possa trovare un metodo di confronto collaborativo. Per l'Italia è preferibile incontrarsi subito e trovare una soluzione tenendo conto delle esigenze di entrambi. Imporre dazi rischia di mettersi su una strada che ci costringerà a trovare un punto di intesa in ogni caso", quindi "meglio trovarlo subito".

Il via libera del Wto - Organizzazione mondiale del commercio - alle sanzioni Usa per 7,5 miliardi di dollari contro l'Unione europea potrebbe costerà all'Italia oltre un miliardo di euro. A pagare il conto più salato rischia di essere il settore agroalimentare, soprattutto vini, formaggi, pasta, olio extravergine di oliva e agrumi.

Ecco perché il presidente Mattarella chiede che l'eventuale provvedimento "non sia ritorsivo". Pronta la risposta di Trump: "L'Ue non dovrebbe fare ritorsione contro gli Usa dopo la decisione del Wto sugli aiuti ad Airbus", con Bruxelles accusata di aver concesso aiuti illegali al costruttore di aeromobili. Il tycoon si è dimostrato però favorevole a prendere in considerazione le rimostranze dell'Italia, che ritiene di essere stata eccessivamente penalizzata dai dazi.

"La Turchia ora si lamenta di tante cose, ma ci stiamo occupando" del paese alleato e secondo esercito Nato "in modo giusto", dice Trump a proposito dell'offensiva in Medio Oriente.

Il paese comandato dal presidente Recep Erdoğan da una settimana ha avviato l'operazione "Fonte di pace" per sconfiggere l'Isis presente nelle terre curde, provocando morti e uno sfollamento di civili da alcune zone del Rojava, territorio del Kurdistan siriano. Per Trump, i curdi sono protetti dalla Siria, anche dopo gli ultimi avvicinamenti dei militari di Damasco nella città di Manbij con il popolo curdo, composto secondo le parole del tycoon da "buoni combattenti", ma "non sono degli angeli".

Trump ha spiegato che ora il conflitto deve essere risolto tra l'esercito di al-Assad e quello di Erdoğan, e "non dagli Stati Uniti come molti hanno detto". L'offensiva di Ankara è scaturita proprio a seguito del ritiro dei militari americani, sostituiti nella zona cuscinetto al confine tra Turchia e Siria dalle truppe russe di Vladimir Putin, "da cui i siriani possono ottenere l'aiuto: c'è molta sabbia con cui giocare lì...". Trump ha anche spiegato, forse, il motivo di questo ritiro: "Non vogliamo fare il poliziotto in tutto il mondo, siamo presenti in 90 paesi, con una spesa di molti soldi e non essendo neanche apprezzati".

Il leader dei repubblicani, indaffarato negli Stati Uniti dalle prossime elezioni presidenziali e dal caso Kievgate, è tornato sul tema delle sanzioni economiche alla Turchia, alleato Nato, definendole "più efficaci per mantenere la stabilità che la presenza delle truppe Usa".

Domani è previsto l'incontro tra Erdoğan e la delegazione americana guidata dal vicepresidente Mike Pence. Il negoziato commerciale bilaterale tra i due paesi è di 100 miliardi di dollari. Il presidente turco ha affermato che la sua visita negli Stati Uniti, prevista per il 13 novembre, potrebbe essere annullata.

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