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Tragici naufragi al largo di Turchia e Tunisia: decine di morti, anche bambini

Decine di morti, anche bambini, in due distinti naufragi al largo della Turchia e della Tunisia. Sono almeno 48 i corpi recuperati dai soccorritori al largo delle coste tunisine, ma il bilancio, in base alla testimonianza di un superstite, è destinato a salire. Nove morti, invece (sei i bambini), il bilancio delle vittime in acque turche.

Un sopravvissuto al naufragio, che si è verificato al largo delle isole di Kerkennah, ha dichiarato alla radio locale Mosaique Fm che a bordo dell'imbarcazione colata a picco, la cui capacità massima era di una settantina di persone, ce ne erano almeno 180. L'imbarcazione - ha spiegato - era salpata ieri sera intorno alle 20.30 e aveva quasi subito iniziato a imbarcare acqua, fino a inabissarsi. Secondo il testimone il numero di morti supera di gran lunga quello dei corpi finora ripescati. Il ministero dell'Interno di Tunisi ha, intanto, precisato che 68 persone sono state tratte in salvo, delle quali 60 di nazionalità tunisina, 2 marocchini, 1 libico e 5 di altri paesi africani. All'ospedale Habib Bourguiba di Sfax sono iniziate le operazioni di identificazione dei cadaveri. Mancherebbero all'appello decine di persone.

Il tratto di mare antistante le isole Kerkennah fu il teatro l'8 ottobre 2017 di un altro naufragio, definito "tragedia nazionale" dal premier Youssef Chahed, nel quale 38 migranti tunisini persero la vita e altri 38 vennero soccorsi. In quell'occasione un barcone di migranti diretti in Italia, venne speronato da una nave della marina tunisina. Per quei fatti la magistratura militare tunisina ha recentemente rinviato a giudizio per omicidio colposo e lesioni per 'imprudenza, negligenza e inosservanza delle norme' il 'comandante' del barcone e quello della nave militare, con l'accusa aggiuntiva per il primo di non aver evitato la collisione e di non essersi conformato ad un ordine dell'autorità in acque territoriali nazionali mentre per il secondo scattata anche l'accusa di violazione delle regole militari.

Intanto, la Ong Forum tunisino per i diritti economico e sociali (Ftdes), in riferimento al naufragio al largo delle isole tunisine di Kerkennah, in un comunicato ha chiesto al governo tunisino di rivedere le politiche di sicurezza relative alla migrazione clandestina. Il Ftdes ha sottolineato in particolare "la necessità di rivedere le vie esistenti di cooperazione con l'Unione europea, che dà la priorità agli approcci di sicurezza nella gestione delle migrazioni e all'adozione di politiche di chiusura delle frontiere senza fornire alternative di sviluppo globale che rispondano alle aspirazioni dei giovani della Tunisia attraverso la dignità e la giustizia sociale". Il Ftdes richiama inoltre l'attenzione sul costo sociale delle politiche economiche e sociali attuali e la gravità del senso di frustrazione di ampie categorie di giovani la cui sensazione di mancanza di sbocchi per il futuro, approfondisce il loro desiderio di emigrare e li spinge a cercare soluzioni disperate. L'Ong chiede alle autorità di fornire informazioni, assistenza psicologica e morale alle famiglie dei dispersi vittime di questa tragedia.

L'altra tragedia del mare con 9 morti tra i quali sei bambini, è accaduta in Turchia. Un gruppo di migranti cercava di raggiungere le coste europee, ma il motoscafo sul quale viaggiavano è affondato prima della loro meta, la piccola isola greca di Kastellorizo, di fronte alla cittadina turca di Kas.

Secondo quanto riferito dall'agenzia di stato turca, Anadolu, il motoscafo ha registrato un'avaria nel distretto di Demre, nel golfo di Antalya, luogo molto frequentato dai turisti. Cinque persone sono state tratte in salvo e una è dispersa. Le identità e le nazionalità delle vittime non sono state rese note.

Nel 2015 erano stati più di un milione i profughi siriani che avevano raggiunto la Grecia passando dalla Turchia, ma l'anno successivo un accordo dell'Ue con Ankara per i rimpatri dei migranti irregolari ha drasticamente ridotto gli sbarchi nelle isole greche dell'Egeo (meno di 11mila nei primi cinque mesi del 2018).

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