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Al Teatro Massimo di Cagliari dal 25 al 29 aprile prossimi Toni Servillo legge Napoli

Cagliari, 22 Apr 2018 - Viaggio tra luci e ombre di una delle città più seducenti e amate del Mediterraneo con “Toni Servillo legge Napoli” -  da mercoledì 25 fino a domenica 29 aprile al Teatro Massimo di Cagliari per la Stagione di Prosa 2017-18 del CeDAC nell'ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Toni Servillo – uno dei più noti e apprezzati attori e registi italiani, interprete di film indimenticabili (da “Le Conseguenze dell'amore”, “Il divo” e “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino a “Viva la libertà” e “Le confessioni” di Roberto Andò senza dimenticare “Bella addormentata” di Marco Bellocchio) e artefice di splendide mises en scène – prossimamente sul grande schermo in “Loro”, un affresco del Belpaese negli ultimi decenni firmato da Sorrentino, dà voce agli autori che hanno raccontato le molteplici sfaccettature e contraddizioni della città partenopea.

Un'antologia preziosa e significativa – che spazia da “Lassammo fa’ Dio” di Salvatore Di Giacomo al ritratto di “Vincenzo De Pretore” di  Eduardo de Filippo, “A Madonna d’e’ mandarine” e “E’ sfogliatelle” di  Ferdinando Russo e l'amara e tristemente attuale storia di “Fravecature” di  Raffaele Viviani – che elogia ironicamente ma non troppo la vita arcaica in “Primitivamente”, e ancora la dura invettiva di “A sciaveca” e “Napule” di Mimmo Borrelli,  “Litoranea” di Enzo Moscato, il “Sogno napoletano” di  Giuseppe Montesano accanto a  testi di  Maurizio De Giovanni, Michele Sovente e Alfonso Mangione e alla celeberrima “ ‘A Livella” di Antonio De Curtis  - in arte Totò.

Napoli, città dai mille volti e dalle mille contraddizioni nella quale da sempre convivono vitalità e disperazione, prende vita nella voce di Toni Servillo. Toni Servillo legge Napoli è un viaggio nelle parole di Napoli, da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo, da Raffaele Viviani a Eduardo De Filippo e Antonio De Curtis, fino alle voci contemporanee di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli, Maurizio De Giovanni e Giuseppe Montesano.

Una serata in dedica alla cultura partenopea, che l’attore rende immergendosi nella sostanza verbale di poeti e scrittori che di Napoli hanno conosciuto bene la carne e il cuore. Un ritratto di una città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, divisa fra l’estrema vitalità e lo smarrimento più profondo, una città di cui la lingua è il più antico segno, forgiato dal tempo e dalle contaminazioni. “Ho scelto questi testi”, sottolinea Toni Servillo, “perché ne emerge una lingua viva nel tempo, materna ed esperienziale, che fa diventare le battute espressione, gesto, corpo”.

Poeti e scrittori, testimoni della città nel passato e nel presente, offrono attraverso emblematici scritti il quadro sintetico di una realtà impietosa ai limiti del paradosso. Tra pulsioni e pratiche, carne e sangue, lo spettacolo di Toni Servillo sostiene la necessità perentoria di non rinunciare ad una identità sedimentata da quattro secoli di letteratura. Accanto a poemetti ormai considerati fra i grandi classici del Novecento come Lassamme fa’ a Dio di Salvatore Di Giacomo e Vincenzo De Pretore di Eduardo De Filippo, ci sono due liriche di Ferdinando Russo, ‘A Madonna d’‘e mandarine e E’ sfogliatelle, e l’attualissima Fravecature di Raffaele Viviani.

Servillo dà poi voce alla sanguigna e veemente invettiva de A sciaveca di Mimmo Borrelli e alla lingua contemporanea, colta ed allusiva di Litoranea di Enzo Moscato, tagliente riflessione sulle contraddizioni e sul degrado di Napoli, che, nel 1991, costituiva il finale di Rasoi, spettacolo-manifesto di Teatri Uniti. Composte per la circostanza sono ‘O vecchio sott’o ponte di Maurizio De Giovanni, a raccontare l’inumano dolore per la perdita di un figlio, e Sogno napoletano di Giuseppe Montesano, in cui, dichiarata la dimensione onirica, l’apocalisse lascia il passo ad un salvifico, auspicato, risveglio delle coscienze. Entrambe si infrangono nella successiva sequenza, aspra e feroce, di Napule, crudo ritratto della città scritto da Mimmo Borrelli.

«Oltre la lingua – aggiunge Toni Servillo - il filo rosso che attraversa e unisce la serata è il rapporto speciale, caratteristico di tantissima letteratura napoletana, con la morte e con l’aldilà, il commercio intenso e frequente con le anime dei defunti, i santi del paradiso e Dio stesso».

Settanta intensi minuti che l’attore conclude con Primitivamente di Raffaele Viviani, Cose sta lengua sperduta di Michele Sovente, 'A livella di Totò, ed infine ‘A casciaforte di Alfonso Mangione.

Durata: 70 minuti senza intervallo. Com

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