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Trump-Russia, ancora una bufera. “Chiese all’FBI di chiudere l’inchiesta”, scrive il New York Times

Il New York Time sgancia una nuova bomba mediatica contro Donald Trump rivelando che il presidente chiese a febbraio all'ex direttore dell'Fbi, licenziato martedì scorso, di fermare l'inchiesta sui legami tra la Russia e l'ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Michael Flynn, rimosso proprio per i suoi legami con Mosca.

Il Nyt cita un appunto scritto dallo stesso Comey subito dopo l'incontro alla Casa Bianca. "Spero che tu possa lasciar perdere" l'inchiesta, avrebbe detto Trump secondo il documento citato dal Nyt come conferma che il presidente cercò di influenzare l'Fbi ed il ministero della Giustizia nell'inchiesta sul Russiagate, sulle collusioni tra persone vicine a Trump e Mosca.

Come già era avvenuto ieri in merito alle rivelazioni del Washington Post sulle informazioni classificate passate a Lavrov, anche questa volta la Casa Bianca smentisce, negando che il presidente Donald Trump abbia chiesto all'ex capo dell'Fbi, James Comey, licenziato in tronco lo scorso 9 maggio, di fermare l'indagine sul suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn. "Il presidente non ha mai chiesto a Comey o a chiunque altro di porre fine ad alcuna indagine, compresa ogni indagine relativa al generale Flynn", si legge nella nota della Casa Bianca. Trump "ha il più alto rispetto per le nostre agenzie delle forze dell'ordine e per tutte le inchieste - si sottolinea nel comunicato - questa non è una presentazione vera o accurata della conversazione tra Trump e Comey".

Sul fronte del primo caso resta l'imbarazzo per una vicenda che rischia di compromettere la fiducia degli apparati di intelligence dei paesi alleati. "Come presidente volevo condividere con la Russia fatti riguardanti il terrorismo e la sicurezza sui voli di linea, cosa che io ho assolutamente il diritto di fare", ha replicato ieri Trump allo scoop del Washington Post, di fatto confermando di aver messo a disposizione, durante quello che definisce "un incontro ufficialmente previsto alla Casa Bianca", dei suoi interlocutori russi delle informazioni di intelligence. Nel suo messaggio, che Trump come suo costume affida a tweet mattutini, il presidente spiega anche che a spingerlo sono state "ragioni umanitarie", senza fornire ulteriori spiegazioni. "Oltre al fatto - conclude il secondo tweet - che voglio che la Russia rafforzi in modo consistente la lotta al terrorismo e lo Stato Islamico".

Tutto nasce dalle rivelazioni del Washington Post. Il quotidiano sostiene che il presidente Donald Trump "ha rivelato informazioni altamente classificate" al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov e all'ambasciatore di Mosca Kislyak, in occasione del loro incontro alla Casa Bianca lo scorso 10 maggio, informazioni che, se rivelate rischiano di compromettere una fonte di intelligence cruciale sullo Stato Islamico".

Secondo il quotidiano le informazioni classificate rivelate ai russi da Trump erano state fornite da un partner degli Usa attraverso uno scambio di intelligence considerato talmente "sensibile" che i dettagli non sono stati comunicati ad altri alleati e sono stati notificati ad un numero ristretto di persone in seno allo stesso governo Usa. La fonte del Post ha parlato di "informazioni in codice", ovvero uno dei più alti livelli di segretezza nell'ambiente degli 007, sostenendo che Trump ha rivelato "più informazioni all'ambasciatore russo di quanto condiviso con i nostri alleati".

Per il New York Times, le informazioni sarebbero state fornite agli Usa da Israele. Qualche giorno prima che Trump si insediasse alla Casa Bianca, l'intelligence americana aveva chiesto a quella israeliana di non condividere informazioni sensibili con la futura amministrazione americana finché non fossero stati chiariti i rapporti tra l'allora presidente eletto e la Russia.

"Questa storia è falsa. Il presidente ha discusso solo delle minacce comuni che entrambi i Paesi devono affrontare". Così Dina Powell, vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, aveva smentito la notizia riportata dal Washington Post. Ma i tweet di oggi del Presidente Usa hanno di fatto 'smentito' la smentita.

La notizia diffusa dal Washington Post arriva proprio nel pieno della bufera per il licenziamento, da parte del presidente americano, del capo dell'Fbi, James Comey, che stava indagando sul Russiagate, ovvero sui legami tra lo staff di Trump e il Cremlino durante le presidenziali.