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Renzi attacca Bersani: “Cerca l’insulto, ma si sbrighi”

Volano 'schiaffi' tra il segretario del Pd e Matteo Renzi. "Ho solo detto che bisogna fare presto, mi dispiace che Bersani cerchi l'insulto. Mi dispiace che i destini personali siano talmente piu' importanti...". IL 'rottamatore' aspetta ventiquattro ore, poi lancia le sue bordate. Il sindaco di Firenze non manda giu' l'attacco del segretario, non tollera che abbia definito "indecenti" le sue posizioni e al Tg5 consegna la sua risposta durissima.
Non si morde piu' la lingua, il sindaco, che boccia senza mezzi termini le possibilita' di Marini e Finocchiaro per il Quirinale. E guarda oltre: "Mi piacerebbe sfidare Berlusconi" nelle urne e "mandarlo in pensione", dichiara. Si apre dunque con una guerra interna al Partito democratico sempre piu' accesa, una settimana decisiva per le sorti della legislatura. Bersani, che potrebbe tornare a incontrare Silvio Berlusconi nei primi giorni della settimana, guidera' i giochi del Pd nella partita per la presidenza della Repubblica. Con la consapevolezza che ad essa e' legata la partita parallela per il governo del Paese.

La sua linea resta ferma: nessun governissimo, ma un governo di 'cambiamento', di minoranza. Ma il percorso di Bersani e' minato da un Renzi che in tv lo accusa di mettere "i destini personali" davanti a quelli del Paese. A questa accusa pesantissima, Bersani non risponde pubblicamente. Non replichera' ufficialmente, raccontano i suoi, fino a quando non si chiudera' la delicata partita politica che si sta giocando per le sorti del Paese. Ma chi e' vicino al segretario si fa sfuggire giudizi sferzanti che riassumono il pensiero del segretario: "Renzi ha fatto tutta la sua carriera politica insultando e rottamando i compagni di partito".

Il sindaco di Firenze, da parte sua, non manda giu' l'accusa mossagli da Bersani di alimentare il "qualunquismo" in maniera "indecente" con la sua richiesta di "fare presto". "Mi spiace che Bersani cerchi l'insulto e l'accusa, per di piu' tra persone dello stesso partito", sbotta in un'intervista al Tg5. "Io ho soltanto detto insieme a tanti altri, come il presidente di Confindustria e persino il segretario della Cgil, che non si deve perder tempo. Bisogna mettere un punto alle discussioni romane e iniziare a parlare dei problemi della gente". Di veleno tra i due ex sfidanti alle primarie ne scorre parecchio.

Renzi torna anche sulla telefonata da Roma (smentita da Bersani) che lo avrebbe escluso da grande elettore: "Chi se ne frega - dice - di telefonate ne hanno fatte altre, quello che mi scolpisce è l'atteggiamento da intrallazzini" che dicono "una cosa in pubblico e un'altra in privato". A D'Alema, che ha incontrato la scorsa settimana, il sindaco riconosce almeno di "dire le cose in faccia". Ad agitare le acque dentro il Pd, è anche un altro passaggio al vetriolo dell'intervista di Renzi. Per il Quirinale, sostiene, serve un nome "che coinvolga la maggioranza piu' alta possibile".

E allora Franco Marini non va bene perche' "è stato bocciato dagli elettori in Abruzzo" e Anna Finocchiaro perché la sua immagine della spesa all'Ikea con la scorta la rende poco adatta a far passare un messaggio "anticasta". "Chi lamenta di essere stato insultato e poi non fa altro che insultare Marini e la Finocchiaro, si qualifica da solo", sarebbe ancora il pensiero di Bersani sintetizzato dai suoi fedelissimi. "Sarebbe meglio finirla qui. Renzi non è chiamato a dare giudizi sui compagni di partito per escluderli dalla corsa al Quirinale".

Dalla parte di Bersani resta intanto schierato Nichi Vendola, che dice di "non auspicare alcuna scissione nel Pd, ne' deflagrazione interna". Ma scissioni Renzi dice di non volerne provocare: mira piuttosto a conquistarsi la leadership e andare a sfidare Berlusconi nelle urne, per "mandarlo in pensione", non "in galera".