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Riorganizzazione rete ospedaliera, Gianni Salis (Idv): il consiglio regionale non abdichi irresponsabilmente al proprio ruolo

E’ noto ormai a tutti i sardi il totale fallimento della Giunta Cappellacci e della maggioranza che la sostiene nelle politiche e nella gestione della sanità. All’inizio della legislatura sono state commissariate le ASL con l’obiettivo di realizzare entro poco tempo una riforma sanitaria.

Tale legge di riforma, che giace in Commissione sanità da oltre tre anni, non vede ancora la luce. E per fortuna dei sardi non è stata realizzata nella stesura originale, in quanto prevedeva una ulteriore frammentazione del sistema sanitario regionale, con la creazione di almeno altre 4 aziende ospedaliere, cioè un aumento dei centri di spesa, anziché una riduzione, come sarebbe necessario.

La cattiva gestione della sanità ha portato in questi anni a disavanzi spaventosi: nel 2009 è stato di 265 milioni di euro, nel 2010 di 198 milioni di euro, nel 2011 di 360 milioni. A fronte dei 75 milioni del disavanzo nel 2008, ultimo anno della gestione Soru-Dirindin, siamo ad incrementi paurosi di  285 milioni di euro ( più o meno il costo della ASL di Nuoro), con una spesa farmaceutica ormai incontrollabile, schizzata al primo posto della classifica nazionale.

E questo disavanzo la Regione deve finanziare con risorse proprie, sottraendole ad altri interventi di cui oggi ci sarebbe estremo bisogno: alla scuola, alle imprese, all’agricoltura, alle politiche giovanili e a tutti gli altri settori di propria competenza.

Nessuna riforma, nessuna traccia del nuovo Piano sanitario regionale, conti in profondo rosso e nessun miglioramento della qualità dei servizi. In tale disastrosa situazione in questi giorni il Consiglio regionale affronta un passaggio delicatissimo: l’attuazione delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 (la cosiddetta spending review), che impone il riordino della rete ospedaliera, con il taglio di circa 1.300 posti letto.
Il disegno di legge predisposto dalla Giunta contiene la riorganizzazione della rete ospedaliera e arriva in Consiglio con forte ritardo e completamente avulso da una complessiva programmazione sanitaria. Ma soprattutto prevede che il Consiglio regionale venga espropriato delle sue competenze programmatorie, demandando questa scelta fondamentale di politica sanitaria ai direttori generali delle ASL.

Un atto d’indirizzo fondamentale del Consiglio viene così declassato ad un atto di gestione condizionato nella migliore delle ipotesi da pressanti logiche localistiche. Ma allora, quando il tema sarà, come è inevitabile che sia per scelta o per imposizione, la riduzione delle ASL della Sardegna, si chiederà ai direttori generali una proposta di soppressione della propria ASL?

Se dovesse essere approvato questo disegno di legge il Consiglio abdicherebbe irresponsabilmente al proprio ruolo. E a quel punto i cittadini sarebbero legittimati a chiedersi: cosa ci sta a fare un Consiglio regionale così numeroso e costoso se non è neanche in grado di prendere le decisioni di sua competenza?