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Carabinieri e Gdf in via Bellerio; Finanziamento illecito e truffa

Francesco Belsito ha rassegnato le dimissioni da tesorieredella Lega Nord. Belsito è giunto in via Bellerio in serata, al termine di unagiornata scandita dalle notizie sulle indagini giudiziarie nei suoi confronti.

Il tesoriere, Francesco Belsito, è indagato per truffaai danni dello Stato, riciclaggio e appropriazione indebita nell'ambito diun'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, edai pm Roberto Pellicano e Antonio Filippini che ipotizzano tra l'altro chesarebbero stati "distratti soldi pubblici", "per sostenere icosti della famiglia Bossi".

Belsito avrebbe insomma foraggiato coi soldi dei rimborsielettorali i figli di Umberto Bossi e la vice presidente del Senato Rosi Mauro.Il denaro sarebbe stato utilizzato dai familiari del leader della Lega e dallastretta collaboratrice di Bossi per alberghi, cene e viaggi. E' quanto vieneriportato nell'informativa del Noe che è agli atti dell'indagine condottadalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria.

"Tali atti di disposizione in ipotesi non riconducibiliagli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hannocarattere appropriativo", scrivono i pm di Milano nel decreto diperquisizione con cui Carabinieri e Guardia di Finanza hanno effettutoacquisizioni di documenti nella sede del Carroccio in via Bellerio, a Milano.Umberto Bossi, e i suoi familiari non sono tuttavia indagati.

Con Belsito sono invece indagate altre due persone: StefanoBonet e Paolo Scala, accusati di appropriazione indebita aggravata."Vi è la prova della falsità" del rendiconto 2010 che ha portatoa far ottenere circa 18 milioni di euro alla Lega Nord come rimborsi elettoralinell'agosto del 2011. Scrivono sempre i pm di Milano. 

Tuttavia, sostengono i pm, "il rendiconto della Lega,così come emerge dalla nota del Noe, è inveritiero, posto che non dà contodella reale natura delle uscite, come non dà conto della gestione in nero (siain entrata sia in uscita) di parte delle risorse affluite alla cassa delpartito".

L'indagine, stando a quanto viene spiegato in un comunicatodel procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, è coordinata, oltre che dallaprocura di Milano, anche da quelle di Napoli e Reggio Calabria. "Per ilmomento, questo non è il nuovo caso Lusi". Dicono in Procura.Infatti, spiegano gli inquirenti, vi è la certezza che la Lega sia parteoffesa soltanto in relazione all'appropriazione indebita; in tal caso, sarebbestato "sottratto denaro al partito politico" da parte degli indagati.Diversa la questione per quanto riguarda il reato di truffa perché la Procurasta cercando di ricostruire come sarebbero stati utilizzati i soldi deirimborsi elettorali ottenuti dalla Lega.

"Mi fanno la contestazione di finanziamento illecito aipartiti. Io sono tranquillo". Ha commentato Belsito al termine dellaperquisizione nella sua abitazione genovese. "Per quanto riguarda gliinvestimenti in Tanzania, dopo la bufera mediatica abbiamo fatto rientrare ifondi. Dunque il caso è già chiuso".

La notizia delle perquisizioni rappresenta per l'exministro, Roberto Maroni, che ha chiesto le dimissioni (rassegnate in serata),"il momento da cogliere per fare pulizia".

A fare quadrato intorno al leader del 'Carroccio'Bossi è invece il Pdl a partire da Silvio Berlusconi. "Chiunqueconosca Umberto Bossi e la sua vita personale e politica, non può essereneanche lontanamente sfiorato dal sospetto che abbia commesso alcunché diillecito.

E in particolare per quanto riguarda il denaro della Lega,del movimento al quale ha dato tutto se stesso. Perciò esprimo a Umberto Bossila mia più affettuosa vicinanza". dichiara. "Ciò che è statoimmaginato su Bossi è inapplicabile alla persona". Aggiunge ilsegretario del Pdl, Angelino Alfano. "Bossi è stato sempre un leaderpolitico che si è totalmente dedicato alla politica che è diventata la unamissione esistenziale - ha aggiunto Alfano - dal Pdl arriva la vicinanza a lui e alla Lega".

I soldi pubblici sarebbero serviti per mantenere i Bossi: tra gli indagati il tesoriere Belsito

Sarebbe di circa sei milioni di euro la cifra che iltesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, indagato dalla procura di Milanoper appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato, ha investito allafine dell'anno scorso in Tanzania. Lo si legge nel decreto di perquisizionefirmato dai pm milanesi, che hanno sottolineato che Belsito "era tesorieredella Lega Nord e che in tale veste gestiva il denaro del partitopolitico". 

Il tesoriere della Lega, Francesco Belsito, è indagatoper truffa ai danni dello Stato e finanziamento illecito ai partiti, nell'ambito di un'inchiesta coordinatadal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, e dai pm RobertoPellicano e Antonio Filippini. Carabinieri e Guardia di Finanza hannoeffettuato acquisizioni di documenti nella sega della Lega in via Bellerio aMilano.

Le perquisizioni nella sede della Lega di Via Bellerioa Milano e in quelle di società e aziende sono coordinate dalle procure diNapoli, Milano e Reggio Calabria.

"Mi è stato consegnato un avviso di garanzia incui si dice che il movimento Lega Nord è indagato per finanziamentoillecito. Queste cose dovranno poi essere provate. Per adesso non possiamodire altro", ha detto Francesco Belsito all'uscita dalla suaabitazione, in via Fiasella, nel centro di Genova. 

Il tesoriere della Lega Francesco Belsito avrebbedistrattto soldi per sostenere i costi della famiglia Bossi. E' quantoemerge dal decreto di perquisizione eseguito questa mattina dai militari dellaGuardia di finanza. Nel documento si parla di "esborsi effettuati peresigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta diesborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contrattisimulati".

La perquisizione nella sede della Lega ha riguardatol'indagine sugli investimenti in Tanzania effettuati dal tesoriere delpartito. 

Nella nota diffusa dal procuratore capo Edmondo BrutiLiberati, si legge che il reato di appropriazione indebita aggravata vienecontestato a Belsito, Scala e Bonet "con riferimento al denarosottratto al partito Lega nord; inoltre si procede per truffa aggravata aidanni dello Stato a carico di Belsito con riferimento alle somme ricevutea titolo di rimborso per le spese elettorali". E ancora, precisaBruti Liberati, il reato di truffa ai danni dello Stato è contestato aBonet e Belsito con "riferimento all'erogazione concessa dallo Statosotto forma di credito d'imposta in favore della societa' Siram con sede a Milano".

Nelle indagini della procura di Milano si stannoeffettuando accertamenti anche sull'ultimo rimborso elettorale, erogato alpartito lo scorso agosto, di circa 18 milioni di euro. Gli inquirentisospettano che siano stati presentati dei rendiconto per i rimborsi elettoraliirregolari alle presidenze di Camera e Senato.

Il cuore dell'indagine che ha portato alle perquisizionianche nella sede della Lega Nord riguarderebbe investimenti in Tanzaniaeffettuati dal tesoriere della Lega, Francesco Belsito, per i quali si profilail reato di riciclaggio. Complessivamente sono otto gli indagati. L'inchiestaparte da Napoli come costola delle investigazioni sull'editore ed ex direttoredell'Avanti Valter Lavitola, latitante, e l'imprenditore barese GiampaoloTarantini. I reati contestati sono anche di appropriazione indebita,finanziamento illecito ai partiti e truffa ai danni dello Stato. L'inchiestariguarda anche i finanziamenti pubblici che la Lega ha percepito negli annicome rimborsi elettorali.

I vertici del 'Carroccio' si vedranno nella sede di viaBellerio per fare il punto sull'inchiesta che vede indagato iltesoriere, Francesco Belsito. I dirigenti proveranno a fare chiarezza,partendo dalla "buona notizia", ovvero che "la Lega risultaparte lesa". Ad annunciare l'incontro, l'ex ministro Roberto Maroni,questa mattina impegnato a Milano in una lezione sul tema del lavoroorganizzata dal gruppo studentesco dei giovani padani dell'universitàCattolica.

Sulla vicenda di Francesco Belsito si poteva farequalcosa prima, ammette l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni."L'abbiamo anche chiesto - ha sottolineato prima di un incontro sulmercato del lavoro all'Università Cattolica - Abbiamo chiesto in unconsiglio federale che ci portassero i conti, che si facesse chiarezza esi facesse un passo indietro". Questo non è accaduto. E chi non haascoltato? "Chi doveva decidere", ha risposto Maroni.