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Inaugurazione dell’Anno Giudiziario: Il vento è cambiato ma la giustizia con tanti problemi è al tracollo

"Il quadro generale non muta: la giustizia è al tracollo". Sono considerazioni negative quelle del Primo Presidente della Corte d'Appello Nicolo' Fazio in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario nel distretto di Messina. A pesare una montagna di cause pendenti , i problemi di organico e di risorse.

Il presidente Fazio nella relazione sull'amministrazione della giustizia nel distretto di Messina sottolinea come sia affievolito lo scontro tra politica e magistratura: "finalmente sembra attenuarsi il contrasto tra politica e magistratura che ha dominato la scena istituzionale del recente passato". 

Resta il problema della pendenza dei processi civili e penali - prosegue Fazio - "una zavorra spaventosa con cui misurarsi. Ed è la rottamazione di questo arretrato che dovrebbe imporsi all'attenzione del legislatore, prioritariamente a qualsiasi altro progetto di riforma, diretto a ridurre l'input di nuove cause e ad aumentare l'output". 

Per il presidente Fazio il quadro delle riforme legislative non offre elementi di significativa novità. "Per cui non resta che ingegnarsi, affidandosi a processi di cosiddetta autoriforma, che pure si sono avviati in questo distretto. Mi riferisco alle buone prassi dei protocolli di udienza, delle corsie preferenziali per la decisione delle cause più datate, della tendenziale omologia delle pronunce, favorita dalla comunicazione ai magistrati di primo grado dell'esito dei processi nei gradi di giudizio ulteriori, dei prototipi di definizione delle controversie seriali, della convenzione stipulata con l'Ordine degli avvocati per il praticantato forense dei giovani laureati, da affiancare ai giudici, in una sorta di prefigurazione dell'ufficio per il processo". 

"Il Presidente della Corte di appello di Palermo, Vincenzo Olivieri invece, pur riconoscendo  che "ci siamo appena lasciati alle spalle un anno, il 2011, tutto da dimenticare", spera che il nuovo anno giudiziario sia diverso".  Tra 'manovre e manovrine per uscire dalla crisi economica - ha spiegato Oliveri - il settore giustizia è stato in prima linea, con misure penalizzanti sia per gli utenti della giustizia sia per i magistrati, ai quali, più che ogni altra categoria professionale, sono stati imposti sacrifici economici di rilevante spessore. Sacrifici che hanno indotto i più anziani ad affrettare il loro collocamento in pensione; un anno nel quale qualcuno ci ha accusato di essere portatori di 'morbo giustizialista', come se il pericolo da cui bisogna difendersi oggi in Italia non sia la corruzione pubblica, anche ai più alti livelli, non la sfacciata evasione tributaria che accolla ai ceti più deboli il peso del funzionamento dello Stato, non la crisi economica che ancora una volta colpisce i più deboli, ma la giustizia e i giudici".

Per il presidente della Corte d'appello di Roma, Giorgio Santacroce, l'Italia si deve allineare agli standard europei, visto che "sono anni che le istituzioni comunitarie richiedono all'Italia misure articolate e durature", volte a superare il problema della lunga durata dei processi, che ha reso per tanti anni il nostro Paese, "un sorvegliato speciale". Santacroce poi si sofferma a parlare della grave situazione di sovraffollamento delle carceri:  "Il problema - spiega - è aggravato dalla carenza di personale di polizia penitenziaria e dalla riduzione delle risorse finanziarie destinate alle figure dell'area trattamentale (educatori), a riprova che il tempo della detenzione assolve prevalentemente la funzione retributiva della pena, a detrimento di quella rieducativa". 

Infine Santacroce fa riferimento alla figura del magistrato e spiega: una "idea di magistrato avulso da frequentazioni inopportune, dalla ricerca di vetrine di
visibilità e da coinvolgimenti esterni può sembrare anacronistica e fuori dal tempo. Ma rimane l'unica via praticabile per evitare che il magistrato non abdichi alla sua fondamentale funzione di garanzia e di controllo della legalità, che costituisce il fondamento del suo ruolo istituzionale, venendo meno al dovere di essere soggetto soltanto alla legge.

Parla di indagini a rischio per quanto riguarda le stragi, il presidente della Corte d'appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale. E questo, purtroppo si verifica, come sottolinea nella sua relazione, a causa dei vuoti d'organico. 

In occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario nelle diverse città italiane, non mancano le manifestazioni di protesta organizzate dagli avvocati contro le liberalizzazioni decise dal governo. A Palermo, sin dalle prime ore del mattino, sono apparsi  in diversi punti della città, degli striscioni recanti le scritte "Il diritto prima del mercato" e "Tuteliamo diritti non vendiamo servizi". A Napoli, invece, gli avvocati si sono presentati alla cerimonia d'inaugurazione con dei cerotti sulla bocca.  

Proteste, sono state messe in atto, in questa giornata anche dai radicali. Nelle diverse città, davanti alle Corti d'Appello,  danno vita de delle "contro-inaugurazioni". Parlamentari, dirigenti e militanti tornano così a ribadire l'urgenza di un'Amnistia per la Repubblica, per sbloccare un sistema giudiziario al collasso, che ogni anno costa all'Italia un punto di Pil e centinaia di condanne da parte dell'Unione Europea, e riportare a un minimo di legalità le nostre carceri, dove continua a consumarsi la strage di diritto e di vite. 

A gettare acqua sul fuoco per quanto riguarda la giustizia in Italia, le stime di Confindustria, Cprc e Banca Mondiale, che la collocano agli ultimi posti nel mondo: meglio di noi Gambia, Mongolia e Vietnam. Ma non solo. Abbiamo oltre 9 milioni di fascicoli arretrati che ci costano, per la parte civile, 96 miliardi in mancata ricchezza. Smaltirli farebbe schizzare il pil del 4,8%, ma basterebbe anche abbattere del 10% i tempi per guadagnare lo 0,8%. Eppoi i costi per le imprese: spropositati, il doppio che in Germania.

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