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Il 45esimo viaggio apostolico di Papa Francesco che da oggi è in Asia e Oceania per il viaggio più lungo: in ogni Paese, un tema centrale. Tappe in Indonesia (dal 2 al 6), in Papua Nuova Guinea (dal 6 all’8), a Timor Est (dall’8 al 10) e a Singapore (dal 10 al 13).

Cagliari, 3 Sett 2024 - L'aereo con a bordo Papa Francesco è atterrato all'aeroporto Internazionale di Giacarta Soekarno-Hatta, prima tappa del suo 45esimo viaggio apostolico internazionale in Asia e Oceania. Il Pontefice è stato accolto dal ministro per gli Affari Religiosi ai piedi della scala anteriore dell'aereo e da due bambini in abito tradizionale che gli offrono dei fiori. Non sono previsti discorsi né un colloquio privato. Dopo il saluto delle delegazioni e la Guardia d'Onore, il Papa si trasferirà alla Nunziatura Apostolica dove incontrerà un gruppo di malati e un gruppo di migranti e rifugiati. Poi la messa e la cena in privato.

 Presentandolo nei media, negli approfondimenti, in articoli di giornale e nei servizi televisivi, il dato maggiormente sottolineato si è concentrato su una cifra: 32.814. Sono i chilometri, di strada e in volo, che Papa Francesco percorrerà durante il suo lungo viaggio apostolico, che comincia oggi, lunedì 2 settembre, e durerà sino al 13 settembre, quando farà rientro a Roma. Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore: quattro Paesi, due continenti, 16 discorsi ufficiali per quello che, sin dal primo annuncio e poi con la conferma ufficiale del programma, è apparso subito come un’impresa-monstre per un uomo di 87 anni, affaticato dagli impegni che gli derivano dall’essere capo della Chiesa universale, oltre che dal peso dell’età, soprattutto dopo i recenti acciacchi invernali. Un uomo che tuttavia non rinuncia alla sua missione pastorale, di portare la Parola alle periferie del mondo, come fin dall’inizio del Pontificato ha voluto impostare il proprio ruolo di Vicario di Cristo in terra.

Papa Francesco è partito ieri pomeriggio per la sua 45esima visita pastorale, che si articolerà in varie tappe: da oggi e fino al 6 settembre sarà in Indonesia, a Giacarta. Da venerdì 6 a domenica prossima, 8 settembre, soggiornerà a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea. I due giorni successivi saranno dedicati a Timor Est (Dili), dove resterà fino al 10; mentre negli ultimi tre, dal 10 al 13 settembre, ci sarà la tappa finale a Singapore. Un viaggio complesso, faticoso, rimandato a causa del Covid (avrebbe dovuto compierlo nel 2020), ma al quale il Santo Padre tiene così tanto che, alla soglia degli 88 anni e prima di un anno altrettanto impegnativo come quello del Giubileo, non rinuncia ai suoi propositi pastorali e missionari. Del resto, Jorge Mario Bergoglio anche per indole non si è mai lasciato fermare dai limiti del corpo e della salute (“Si governa con la testa, non col ginocchio”, aveva commentato a chi gli faceva notare che ormai si muove quasi esclusivamente su una sedia a rotelle).

Una visita, tra Asia e Oceania (dove già Paolo VI, nel 1970, e Giovanni Paolo II, nel 1989, erano stati in viaggio) che - a riprova di quanto sia alta l’attenzione del Pontefice per realtà cristianamente vitali, e dove il cattolicesimo è in crescita o convive in pace con altre confessioni religiose - prevede che, in ciascuna delle tappe del viaggio, il Papa visiti diocesi e arcidiocesi rette da cardinali. Porporati che del resto ha creato lui stesso: Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta; John Ribat, arcivescovo di Port Moresby; Virgilio do Carmo da Silva, arcivescovo di Dili; William Goh Seng Chye, arcivescovo di Singapore.

Nei quattro Paesi visitati, inoltre, si possono individuare gli aspetti peculiari, i temi e le questioni su sui si prevede che il papa si concentri maggiormente nei suoi discorsi e nei messaggi da rivolgere al clero e ai fedeli. In Indonesia, ad esempio, il Paese musulmano più popoloso al mondo, ma dove l’approccio religioso non è improntato alla contrapposizione, al radicalismo e all’esclusione delle minoranze, Papa Francesco dovrebbe premere sul pedale dell’incontro tra fedi diversi, in un’ottica ecumenica. In Papua Nuova Guinea, un territorio fragile, messo a repentaglio dal cambiamento climatico, dall’innalzamento del livello degli oceani, da eruzioni vulcaniche e terremoti (si trova in una regione particolarmente sismica), le previsioni dicono che la sua attenzione alla cura del Creato, ribadita nella Laudato sì, tornerà a farsi sentire. A Timor Est - unico Stato a maggioranza cattolica in Asia, insieme alle Filippine - la diplomazia e un linguaggio più sottile e sfumato serviranno a toccare questioni scomode e spinose, come gli abusi sui minori da parte del clero e il ruolo, anche politico, avuto dalla Chiesa nella lotta per l’indipendenza di un Paese culturalmente, linguisticamente e storicamente legato all’Occidente (la seconda lingua più diffusa, parlata quasi per metà dalla popolazione, è il portoghese, essendo stata Timor Est un’ex colonia del Portogallo). Infine, Singapore: il Paese con la più alta concentrazione di ricchi al mondo rispetto alla popolazione, quarta piazza finanziaria del Pianeta, città-Stato affacciata sulla Cina (un quarto dei suoi quasi sei milioni di abitanti è cinese). Qui Papa Francesco porrà l’accento sulle disparità economiche, sulle diseguaglianze sociali e sul suo interesse per “il caro popolo cinese”, come disse in occasione del viaggio in Mongolia di un anno fa.

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