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Portò a casa le carte riservate, Si consegnerà martedì prossimo alla corte federale di Miami per rispondere di sette reati.

Washington, 9 Giu 2023 - Nuove grane giudiziarie per l'ex presidente - ma non è detto che siano tutte cattive notizie per Trump, che ha già dimostrato di saper trasformare le accuse in un vantaggio politico.

Questa volta le contestazioni sono sette e arrivano dai procuratori federali. 
Donald Trump è stato incriminato per aver portato via illegalmente dalla Casa Bianca documenti riservati. Tra i reati contestati, le false dichiarazioni e la cospirazione per ostacolare la giustizia, oltre all'aver trattenuto volontariamente documenti che andavano consegnati ai National Archives, gli Archivi di Stato.

È la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un ex presidente si trova a dover affrontare un'incriminazione per reati federali. La notizia era nell'aria, da quando la procura federale, di cui è supervisore il consigliere speciale Jack Smith, 54 anni, ex procuratore all'Aja specializzato in crimini di guerra, notificò ai legali del tycoon l'avviso che il loro cliente era al centro dell'inchiesta. Un atto dovuto che presupponeva l'imminente incriminazione.

Per Trump - che dovrà presentarsi al tribunale di Miami martedì prossimo - si tratta della seconda incriminazione in pochi mesi, dopo quella per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels.

A dare la notizia, peraltro, è stato lo stesso ex presidente: con una serie di post pubblicati sulla sua piattaforma social, Truth: "Non ho mai pensato che fosse possibile che una cosa del genere potesse succedere a un ex presidente degli Stati Uniti, che ha ricevuto più voti di qualsiasi altro presidente in carica nella storia del nostro Paese", "Io - ha scritto a caratteri maiuscoli - sono un uomo innocente!".
Ai primi post è seguito un video di quattro minuti in cui l'ex presidente si è rivolto ai suoi sostenitori ribadendo sempre gli stessi punti:  "Sono un uomo innocente"; "È la più grande caccia alle streghe della storia"; "Mi stanno perseguitando perché guido i sondaggi per le elezioni presidenziali".

Non solo l'amministrazione americana guidata da un Democratico dovrà perseguire un ex presidente, ma anche il suo rivale più accreditato nell'imminente corsa alla Casa Bianca. L'Amministrazione non commenta le accuse, mantenendo la linea del silenzio sposata da Joe Biden. L'attuale presidente ha sempre sostenuto di volersi tenere alla larga dall'inchiesta avviata dal dipartimento Giustizia, e di aver consentito al Procuratore generale Merrick Garland di muoversi in modo indipendente.

Come è già accaduto, peraltro, Trump userà questa inchiesta per accusare Biden di volerlo ostacolare nella corsa. Un'ora dopo la notizia dell'incriminazione, la sua campagna presidenziale ha inviato una email ai sostenitori, chiedendo donazioni. Quando il 30 marzo Trump venne incriminato dalla corte di Manhattan, la sua campagna lanciò una raccolta fondi che riuscì a portare nelle casse oltre 15 milioni di dollari in appena due settimane.

Lo speaker della Camera degli Stati Uniti, il repubblicano Kevin McCarthy, ha promesso di usare la sua posizione per difendere Trump, riprendendo la tesi dell'ex presidente secondo cui l'incriminazione è motivata politicamente. Il primo repubblicano della Camera twitta infatti: "È inconcepibile che un Presidente incrimini il principale candidato che gli si oppone".

L'ex presidente è indagato anche per il tentativo di sovvertire il risultato elettorale in Georgia nel 2020, in cui fu sconfitto da Joe Biden. Anche questa inchiesta è stata affidata al procuratore speciale Jack Smith.

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