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Ancora calma tesa in Kosovo. Mosca, regista di questi disordini, incolpa la Nato, Kfor: “No a false narrazioni”.

Kosovo, 31 Magg 2023 – Ieri mattina sono riprese le proteste della minoranza serba residente in Kosovo davanti ai municipi di quattro località del nord del paese contro l'insediamento dei sindaci di etnia albanese eletti nel voto locale di aprile. Per ora non si sono registrate nuove tensioni. Ma bruciano ancora le ferite di ieri, con gli scontri tra i dimostranti, la polizia kosovara e i militari della Kosovo Force (Kfor), la missione di stabilizzazione della Nato iniziata nel 1999 su mandato delle Nazioni Unite.

 Il bilancio è di una cinquantina di feriti tra i manifestanti serbi e 30 nelle file della Kfor, 11 militari italiani e 19 ungheresi, non in pericolo di vita. "I nostri soldati per fortuna stanno bene, i due che hanno avuto ferite più gravi sono in ottimi ospedali ed è in corso l'operazione, 3 sono già tornati al lavoro, gli altri 9 sono nell'infermeria italiana per cui abbiamo rassicurato le famiglie", ha detto oggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto. 

L'Alleanza atlantica oggi ha disposto il dispiegamento delle Forze di Riserva Operativa (Orf) per i Balcani occidentali: "Il dispiegamento di ulteriori forze Nato in Kosovo è una misura prudente per assicurare che la Kfor abbia le capacità necessarie per mantenere la sicurezza in conformità con il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha dichiarato l'ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante dell'Allied Joint Force Command di Napoli, "a un ulteriore battaglione multinazionale di forze di riserva - ha proseguito - è stato ordinato di ridurre lo stato di prontezza all'impiego da quattordici a sette giorni, per essere pronti a rinforzare la Kfor se necessario. Il comando di Napoli sta monitorando attentamente la situazione in Kosovo e continuerà a coordinarsi con la Kfor per assicurarsi che disponga di tutte le capacità e le forze necessarie per garantire in modo imparziale un ambiente sicuro e la libertà di movimento di tutte le comunità".

Sono stati arrestati cinque dimostranti serbi con l'accusa di violenze contro i militari della Kfor. Tre di loro sono stati rilasciati con regolare procedura mentre gli altri due restano in custodia cautelare. 

Secondo i media locali, i nuovi sindaci di Zvecan e Zubin Potok non intendono raggiungere oggi i loro uffici nelle rispettive sedi municipali ma dovrebbero svolgere la loro attività in sedi distaccate situate in centri vicini. Il sindaco di Leposavic sembra sia rimasto bloccato ieri nella sede del Municipio, dove avrebbe trascorso la notte. La Kfor avrebbe messo in sicurezza la sede comunale di Zvecan.

Molti osservatori sottolineano che a scendere in strada sono state frange estreme della popolazione serba e simpatizzanti della Russia di Putin, come dimostrerebbero le foto di muri e veicoli vergati a spray con le “Z” simbolo dell'invasione dell'Ucraina.

E Mosca, regista di queste violente proteste contro soldati Nato, non ha tardato a farsi sentire: la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha accusato stamattina la Nato di avere agito in modo "non professionale", provocando "una violenza non necessaria" e una "escalation" della situazione. L'Occidente deve mettere fine alla sua "falsa propaganda" sul Kosovo - ha aggiunto - e "smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai Serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà". 

Intanto, si diffonde soprattutto sui media in lingua albanese la notizia secondo la quale mercenari del gruppo paramilitare russo Wagner sarebbero in viaggio verso il Kosovo. L'ha riferita l'ong israliana Terror Alarm, citando non meglio specificati canali Telegram riconducibili alla compagnia di Prigozhin. Non è possibile una conferma indipendente di queste affermazioni.

Il capo della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell ha condannato gli scontri di lunedì, parlando di violenze inaccettabili. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha detto a Rai Radio 1 di aver parlato con il presidente serbo Aleksandar Vucic e con il premier kosovaro Albin Kurti nella tarda serata di lunedì, invitando "tutti alla calma... abbandonate la violenza". 

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