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Libia, Mosca: progressi nel negoziato ma Haftar chiede ancora tempo

Mosca, 13 Gen 2020 – Strada in salita per l'accordo tra il premier libico Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar oggi a Mosca per negoziare una tregua. L'emittente al-Arabiya, vicina al generale Khalifa Haftar, ha riferito che ci sono ''diverse lacune'' contenute nella bozza dell'accordo tra le parti libiche. Queste lacune, secondo l'emittente ''possono impedire che venga firmato l'accordo''. Ci sono dei "progressi" ai colloqui che si stanno tenendo tra le delegazioni ma il generale Haftar ha chiesto tempo per riflettere prima di firmare la tregua, ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov.

Il primo ministro del governo di accordo nazionale libico, Fayez al-Sarraj, ha firmato l'accordo per un cessate il fuoco in Libia. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu nel corso di una conferenza stampa a Mosca. Il generale Khalifa Haftar, capo dell'autoproclamato Esercito nazionale libico, ha invece deciso di non firmare e di chiedere tempo fino a domani mattina per decidere a riguardo.

Tra i punti in discussione lo stop all'invio di truppe turche in Libia, un cessate il fuoco sotto la supervisione della Russia e delle Nazioni Unite, il ritiro delle reciproche milizie nelle caserme e una soluzione politica.

È saltato però il faccia a faccia tra al-Serraj e Haftar. Secondo quanto riferito ad Al Arabiya dal capo dell'Alto consiglio di Stato, Khaled al Mishri, il premier del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli ha rifiutato il colloquio diretto con l'uomo forte della Cirenaica e che accetta di negoziare solo con "russi e turchi".

L'accordo di cessate il fuoco in Libia prevede che l'esercito libico (Lna) del generale Khalifa Haftar sia responsabile della protezione dei pozzi di petrolio e delle risorse di gas naturale del Paese. E' uno dei punti dell'accordo e secondo quanto riferito l'accordo prevede anche una supervisione internazionale dei porti libici.

Il cessate il fuoco in Libia, voluto da Russia e Turchia, è entrato in vigore alla mezzanotte di ieri, con il plauso di Unione Europea, Stati Uniti, Nazioni Unite e Lega Araba.

Nei giorni scorsi Ankara ha inviato propri soldati a difesa del governo di al-Sarraj, e lo sostiene politicamente. A poche ore dall'inizio del cessate il fuoco al-Sarraj era già a Istanbul dove ha incontrato il presidente turco Erdogan. La Russia sostiene invece le truppe di Haftar con armi e mercenari, insieme ad Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Le forze dell'esercito nazionale libico, fedeli al generale Haftar, hanno lanciato un'offensiva sulla capitale nell'aprile 2019 ma non sono stati in grado di conquistare la città. La scorsa settimana, tuttavia, hanno preso la terza città più grande del Paese, Sirte.

Un appello a "voltare pagina rispetto al passato" è stato lanciato ai libici dal capo del governo di accordo nazionale al-Serraj. In un messaggio trasmesso in tv, Serraj ha chiesto di "respingere la discordia e serrare i ranghi per andare verso la stabilità e la pace".

L'Esercito nazionale libico (Lna) di Khalifa Haftar non ha intenzione di ritirarsi dai sobborghi di Tripoli, la prima linea dell'offensiva lanciata lo scorso aprile e rilanciata a dicembre contro il Governo di accordo nazionale (GNA) che ha sede nella capitale. Lo riportano Sky News Arabia e Al Arabiya. "L'esercito è nelle sue posizioni a Tripoli e non fa alcun passo indietro", fa sapere l'Lna.

Il cessate il fuoco in Libia, sia pur fragile, apre spazi nuovi alla diplomazia. Perciò il premier Giuseppe Conte intensifica colloqui e contatti: Chiama Vladimir Putin, sente Angela Merkel, riparla con Fayez Sarraj, incontrato a Palazzo Chigi. L'obiettivo è far sì che alla conferenza di Berlino, attesa a fine mese, l'Italia non sia esclusa dal tavolo, ma possa salvare almeno parte del ruolo che ha fino a poco fa esercitato in Libia.

Il presidente francese Emmanuel Macron vuole che il cessate il fuoco in Libia sia "credibile, durevole e verificabile". Macron lo ha detto in un colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin che oggi a Mosca riunirà il premier libico Fayez al Sarraj e il suo rivale, il generale Khalifa Haftar, per la firma del cessate il fuoco. Lo riferisce l'Eliseo in un comunicato.

Si dovrebbe tenere il 19 gennaio, secondo quanto ha comunicato ufficiosamente la Germania ai Paesi partecipanti, tra cui l'Italia. Roma, attraverso il ministro degli Esteri Di Maio, aveva sollecitato più volte i tedeschi, anche in sede europea, ad indicare quanto prima una data per il summit. La presidenza turca ha fatto sapere che il presidente turco Erdogan ha in programma un viaggio a Berlino per quella data, ma non ha fornito ulteriori dettagli.

Una missione di peacekeeping europea in Libia "non è da escludere", ma "per il momento "non è realistica", perché è "troppo presto". Il prossimo passo "deve essere un nuovo progresso positivo nel processo di Berlino", per questo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la cancelliera Angela Merkel, con l'Onu, "stanno cercando di convincere i leader che hanno un'influenza nella regione" a sedersi al tavolo. Così fonti europee dell'entourage di Michel, sull'ipotesi avanzata nei giorni scorsi da Di Maio.

Anche di un "inviato speciale dell'Ue in Libia" per il momento è un argomento di cui non si è parlato ai vertici Ue, ma "non è da escludere". Tuttavia il focus in questa fase è tutto rivolto al processo di Berlino, con gli incontri di questi ultimi giorni tra Merkel e Putin, e quelli di Michel con Erdogan e Al Sisi. "Occorre creare uno slancio" per evitare nuove escalation e dare un "contesto politico", disegnare "una prospettiva". E anche di questo il presidente del Consiglio europeo parlerà stasera in un incontro col segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno avuto un colloquio sulla crisi in Libia e riguardo alla situazione della sicurezza in Medioriente. Lo ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Judd Deere, spiegando che nel colloquio sono state affrontate anche ''questioni bilaterali''. Già la scorsa settimana i due leader avevano avuto un colloquio sulla ''situazione di tensione in Iraq e in Iran''.

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