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Trump da solo contro il mondo e annuncia pesanti dazi contro importazione di acciaio e alluminio: Cina ed Europa, “Reagiremo”.

Washington, 2 Mar 2018 - Un coro di critiche e minacce di ritorsione immediata hanno accolto la nuova guerra commerciale di Trump che, dopo pannelli solari e lavatrici, annuncia di voler chiudere le porte dell'America a materi prime fondamentali come acciaio e alluminio, materie che Washington importa ora in gran parte da Canada, Europa e Cina. Dopo qualche incertezza alla fine Trump ha deciso di andare avanti, costi quel costi. E ha annunciato che la stretta sulle importazioni di acciaio e alluminio ci sarà, come promesso in campagna elettorale. E pazienza se tra i suoi più stretti collaboratori non tutti sono d'accordo. A partire dal consigliere economico Gary Cohn, una delle figure di più alto profilo del suo staff, contrario alle misure generalizzate auspicate dal presidente.

Misure che rischiano di innescare una vera e propria guerra commerciale a livello mondiale. Ecco allora che quello di Trump è per ora solo "un annuncio informale", senza quell'ufficialità che il tycoon avrebbe desiderato subito. Tanto che alla Casa Bianca erano stati convocati i vertici delle principali industrie usa dell'acciaio e dell'alluminio, per una sorta di cerimonia in grande stile. Dazi del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio La decisione finale invece è slittata: "la prossima settimana", ha assicurato Trump, che ha confermato come la sua intenzione è di imporre dazi del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio. Ma ancora non vi è alcuna certezza. È nessun altro dettaglio è stato reso pubblico dal presidente.

La Cina ha espresso "grave preoccupazione" sulla politica commerciale Usa che da ultimo ha portato l'amministrazione Trump a decidere nuovi dazi sull'import di acciaio e alluminio. Pur in mancanza di risposte immediate alla mossa americana, il ministero del commercio, in una nota, ha ribadito che Pechino ha adempiuto a tutte le obbligazioni invitando Washington a risolvere le dispute con i negoziati.

L'Unione europea reagirà "in modo fermo e proporzionato per difendere i suoi interessi" ha detto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. "La Commissione presenterà una proposta per ottenere contromisure compatibili presso il WTO contro gli Usa per ribilanciare la situazione", ha detto Juncker con riferimento alla World Trade Organization, l'Organizzazione per il Commercio Mondiale. Trump ha annunciato oggi misure protezionistiche per i produttori americani che potrebbero portare a una guerra commerciale con Cina ed Europa.

Le tariffe su acciaio (25%) e alluminio (10%) che Washington annuncerà la settimana prossima fanno inasprire le relazioni tra gli Usa e Canada, già messe alla prova dai negoziati in corso per revisionare il Nafta. Parlando ai legislatori del proprio Paese, Francois-Philippe Champagne, ministro canadese del commercio, ha detto che qualsiasi tariffa sull'alluminio e sull'acciaio canadese "sarebbe inaccettabile", dal momento che i due paesi sono legati non solo da una partnership commerciale (Nafta) ma anche da un'alleanza difensiva. Il Canada infatti è membro del Norad (North American Aerospace Defense Command) oltre che della Nato. Pertanto il governo di Ottawa, ha detto il ministro, "risponderà all'eventuale introduzione dei dazi, per difendere i lavoratori canadesi".

Bianca Molti i nodi che restano aperti e che - stando a quanto riportano i media - in queste ore hanno scatenato una vera e propria lite all'interno della west wing. Come se in questa fase non bastassero le tensioni e la confusione alimentati dalle dimissioni di Hope Hicks, direttrice della comunicazione della Casa Bianca e fedelissima di Trump, dal caso Sessions, il ministro della giustizia oramai in rotta di collisione col presidente e dall'affaire Kushner, il genero del tycoon sempre più isolato.

Lo scontro sui dazi rischia però di aprire un nuovo fronte per Trump: quello con l'ex di Goldman Sachs Gary Cohn che - architetto della riforma fiscale - ora guida l'ala 'globalista' della Casa Bianca, contrario a dazi da imporre a tutti i paesi, dall'Europa alla Cina. Dazi - è il ragionamento appoggiato anche dal capo del pentagono James Mattis - che rischiano non solo di inasprire i rapporti con Pechino o Mosca, ma di compromettere anche i legami con paesi alleati, con gravi ripercussioni economiche e sul piano della sicurezza.

Le azioni di ritorsione verso gli Usa sono dietro l'angolo. Non a caso, dopo le parole di Trump, Wall Street ha reagito con un improvviso crollo che ha portato il Dow Jones a perdere oltre il 2%. Non sembrano preoccuparsi però i 'falchi' che appoggiano la linea ultra-protezionista del presidente, a partire dal segretario al commercio Wilbur Ross. Ma anche due altre figure finora rimaste defilate ma sempre più in ascesa nella cerchia dei consiglieri del tycoon: Robert Lighthizer, il capo negoziatore degli usa nelle trattative commerciali, e Peter Navarro, direttore del consiglio per il commercio nazionale della Casa Bianca. Tutti convinti fautori del nazionalismo economico che si incarna nel mantra dell'America first. Un tipo di dottrina che un personaggio dal background come quello di Cohn, ex banchiere ed investitore di Wall Street, fa fatica ad accettare. E - comincia a domandarsi qualcuno - chissà fino a quando resisterà.

 

 

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