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Raid razzista a Macerata: spari in centro città contro sei africani rimasti feriti. Fermato un italiano incensurato

Macerata, 4 Feb 2018 - Sono tutti africani di età compresa tra i 22 e i 35 anni di età i sei feriti nella sparatoria di oggi a Macerata. Cinque uomini e una donna, che provengono da Mali Ghana e Nigeria. Sono ricoverati all'ospedale locale. Nessuno di loro è in pericolo di vita. Sono, tutti, stati raggiunti da colpi di arma da fuoco questa mattina tra le 11 e le 12.30 mentre passeggiavano per le vie cittadine.

A sparare, il neofascista Luca Traini, 28 anni e incensurato, già candidato della Lega alle elezioni comunali del 2017 a Corridonia, vicino Macerata. È stato bloccato dalle forze dell'ordine e ora viene interrogato degli inquirenti.

Quando è stato bloccato dai Carabinieri, Traini è stato trovato in possesso di una pistola e ha ammesso le proprie responsabilità. E' stato bloccato in piazza della Vittoria, dinanzi al Monumento ai Caduti. È sceso dall'auto, si è tolto il giubbetto, ha indossato una bandiera tricolore sulle spalle, salendo sui gradini del Monumento. Si è poi girato verso la piazza e ha fatto il saluto fascista. All'arrivo dei Carabinieri non ha opposto resistenza. A bordo dell'auto, un'Alfa Romeo 147 nera, c'era la pistola, una tuta mimetica, piume bianche, appunti a penna e bottiglie d'acqua.

Traini è stato candidato alle elezioni amministrative del 2017 a Corridonia, nelle Marche, con la Lega Nord. In un manifesto elettorale, appare insieme al candidato sindaco della Lega Nord per Corridonia, Luigi Baldassarri, che presenta la sua nuova squadra. Si tratta della tornata elettorale dell'11 giugno scorso. Nel programma, anche "il controllo degli extracomunitari".

Il detonatore per un giovane estremista da tempo pronto ad esplodere. Questo potrebbe essere stata la vicenda di Pamela Mastropietro per Luca Traini. Per gli investigatori non ci sono collegamenti tra i due, ma la vicinanza temporale e geografica fra la morte orrenda della 18/enne romana - accusato un nigeriano - e il tiro al bersaglio contro i 'neri' del 28/enne marchigiano forte. Traini ha un passato lontano di famiglia disastrata e uno recente da candidato della Lega a Corridonia, nel Maceratese, alle comunali dello scorso anno.

Chi lo conosce parla di una progressiva radicalizzazione a destra in una vita solitaria e disperata, a farsi i muscoli in palestra e a professare idee violente. Traini, nato a Tolentino, nella stessa provincia, "è stato abbandonato dal padre quando era molto piccolo e la madre l'ha mandato via in anni recenti", racconta l'amico Francesco Clerico. Titolare delle palestre frequentate negli ultimi dieci anni dal ragazzo, lo ha allontanato dall'ultima, a Tolentino: "A ottobre - ricorda - perché faceva il saluto romano e battute razziste". E aveva da tempo la pistola - regolarmente denunciata - che ha usato per ferire i sei migranti africani, accecato dall'odio razziale.

Nelle foto su Facebook, Traini appare rasato a zero, tatuato il simbolo di Terza Posizione, neofascisti anni '70-'80. Un video delle comunali a Corridonia a giugno 2017 a pochi metri dal leader della Lega Matteo Salvini. "In passato era stato vicino a Forza Nuova e CasaPound", dice Clerico, "gli hanno inculcato idee violente". Pochi lavoretti e sempre per breve tempo: buttafuori, vigilante, manovale soprattutto. Traini viveva con la nonna a Tolentino. "Qualche anno fa aveva una ragazza - aggiunge il proprietario della palestra -; da quando si son lasciati è diventato così". Era stato anche da uno psichiatra. Diagnosi: tipo border line.

Il confine lo ha scavalcato stamani in centro a Macerata, cercando 'neri' da colpire e sparando anche su una sede del Pd. I rivali alle comunali, "il controllo degli extracomunitari" nel programma del candidato sindaco della Lega con il quale si era presentato il giovane. Traini aveva preso zero voti. "Non aveva nemmeno amici", dice Clerico. Una solitudine frustrata che lo ha portato a sfiorare la strage, per poi consegnarsi in maniera teatrale, tra tricolori, saluti romani e monumento ai caduti. I camerati di Forza Nuova promettono sostegno legale al 'lupo solitario' dell'estremismo razzista di provincia.

“Si è trattato di un'iniziativa criminale di carattere individuale, sicuramente preparata" ha detto il ministro dell'Interno, Marco Minniti, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nel pomeriggio a Macerata al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza. "Non ci sono elementi che facciano riferimento a un background di carattere organizzativo, ma su questo le indagini proseguiranno - ha sottolineato il ministro - ma c'è chiaramente un background del criminale che è chiaramente di estremismo di destra. Quello che è avvenuto ricorda moltissimo un raid di rappresaglia, una rappresaglia armata del tutto casuale".

Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in una dichiarazione a palazzo Chigi sostiene che "lo Stato sarà particolarmente severo verso chiunque pensi di alimentare una spirale di violenza. I comportamenti criminali - ha aggiunto - non possono avere alcuna motivazione ideologica. Fermiamo insieme il rischio di una spirale di violenza, il popolo italiano saprà stringersi attorno alle istituzioni e ai comuni valori della Repubblica" e, in ogni caso, assicura che "delitti efferati e comportamenti criminali saranno perseguiti e puniti". Infine, conclude con quello che sembra un auspicio: "Odio e violenza non ci divideranno".

"La responsabilità morale di qualunque episodio di violenza che accade in Italia" è di chi "l'ha trasformata in un enorme campo profughi" ha commentato il leader della Lega. E ancora: "Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle" ma poi aggiunge: "E' chiaro ed evidente che un'immigrazione fuori controllo, un'invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale".

Anche il segretario del Pd, Matteo Renzi, rivolge un invito a tutti i partiti politici: "Dopo i fatti di Macerata, vorrei fare un appello a tutti, ma proprio a tutti, alla calma e alla responsabilità". Perché, osserva, "verrebbe facile tenere alta la polemica verso chi ogni giorno alimenta l'odio contro di noi. Ma sarebbe un errore: è tempo di calma e di responsabilità, davvero. Abbassiamo subito i toni, tutti. Non strumentalizziamo questa vicenda. Lasciamo la campagna elettorale fuori da questo terribile evento".

Appello simile arriva dal candidato premier M5s, Luigi Di Maio, che dalla Sicilia dice: "Faccio un appello a tutte le forze politiche e a tutti i leader dei partiti. Stiamo in silenzio e non facciamo la campagna elettorale sulla pelle della ragazza uccisa e dei feriti di oggi. Ho visto che è già partita la querelle tra i partiti politici a chi si accusa l'uno contro l'altro. Io faccio un appello alla sobrietà e al rispetto sia ai feriti di oggi che alla vittima di qualche giorno fa. Non è possibile che anche su una tragedia del genere si faccia campagna elettorale".