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Alitalia, i lavoratori dicono “no” ed ora l’Azienda verso il commissariamento, il Cda decide oggi le mosse

Roma, 25 Apr 2017 – I lavoratori Alitalia nella sua interezza hanno detto no. Un no chiaro ed inequivocabile. Ora al Cda di Alitalia non gli resta che riunirsi d’urgenza a Fiumicino all'indomani della bocciatura del pre-accordo nel referendum del lavoratori. Infatti, il verbale d'intesa sul piano industriale raggiunto da sindacati e azienda il 14 aprile scorso, è stato respinto nettamente: su un totale di 10.101 votanti, i No sono stati 6.816, pari a oltre il 67%, e i Si 3.206. I ministri dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e del Lavoro, Carlo Calenda, Graziano Delrio e Giuliano Poletti hanno espresso "rammarico e sconcerto per l'esito del referendum che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia". "A questo punto - hanno sottolineato - l'obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori".

Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti e Ugl Trasporto aereo parlano di una "votazione sofferta", decisa "contro un'azienda che poco ha fatto finora per risollevare le proprie sorti". "Attendiamo le valutazioni e le decisioni degli azionisti e del governo - scrivono i sindacati - nella consapevolezza di cercare sino all'ultimo ogni soluzione possibile per evitare decisioni che sarebbero traumatiche e non più modificabili". "La prima cosa è la scelta della democrazia. Il secondo punto è che siamo stati sconfitti", commenta Nino Cortorillo, segretario generale Filt Cgil, convinto che "la scelta fatta sia dannosa innanzitutto per i lavoratori e non per gli azionisti: vi sono degli azionisti che non vedono l'ora di uscire dal rischio d'impresa". "Abbiamo dato voce ai lavoratori ma noi - aggiunge - continueremo ad assumerci le nostre responsabilità nei prossimi giorni".

La richiesta dei lavoratori con il No al referendum è di non pagare ancora una volta le difficoltà finanziarie della compagnia: il verbale di intesa prevedeva 980 esuberi (contro i 1.338 chiesti inizialmente dall'azienda) e una riduzione della retribuzione del personale navigante dell'8% (contro il 24-30%), nonché interventi su altre voci della busta paga, sui riposi e sulla dimensione degli equipaggi di volo. Gli azionisti da parte loro mettevano sul tavolo una ripatrimonializzazione di 2 miliardi.

Oggi il Consiglio di amministrazione della compagnia è convocato "per una valutazione sull'esito negativo della consultazione referendaria". Il Cda potrebbe a questo punto deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. In tal caso il ministero dovrà procedere con la nomina di uno o più commissari, incaricati di predisporre un nuovo piano industriale, trovando eventualmente un acquirente o nuovi investitori. In caso contrario il commissario non avrebbe altra scelta che chiedere il fallimento, facendo scattare così la procedura di liquidazione.

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