Press "Enter" to skip to content

Vigevano, violenze esibite come trofei sulle chat: in manette baby gang

Vigevano (Pavia), 14 Mar 2017 - Erano esibite come trofei su sistemi di messaggistica istantanea le violenze e le umiliazioni cui la presunta baby gang arrestata nel Pavese sottoponeva le proprie vittime. Secondo le indagini, in un caso gli arrestati avevano costretto un loro coetaneo a bere alcolici fino ad ubriacarlo, poi gli avevano messo una catena al collo e l'avevano portato come un cane al guinzaglio in giro per le strade della cittadina in cui risiedono.

Secondo quanto accertato dai militari di Vigevano e del Comando provinciale di Pavia, la banda di ragazzini avrebbe agito come un 'branco', prendendo di mira i soggetti ritenuti più deboli e incapaci di difendersi, scegliendoli tra compagni di classe o vicini di casa.    In particolare una di queste vittime, uno studente si 15 anni, è stata oggetto di una vera e propria persecuzione giunta fino a violenze fisiche e umiliazioni. Vessazioni che venivano riprese con i telefonini per ridicolizzare il ragazzo nei confronti degli altri e aumentare il suo stato di prostrazione, fino a realizzare una vera e propria 'sudditanza' del quindicenne nei confronti del branco.

La vittima del branco scoperto a Vigevano è un ragazzo fragile, uno studente al primo anno di un istituto tecnico superiore, che è stato bersagliato da un gruppo di giovani con veri atti persecutori, tanto da diventare il loro passatempo preferito e di volerlo cercare anche quando la madre, avvertita da alcuni compagni di scuola su quanto il figlio stava subendo, aveva cercato di allontanarlo da queste amicizie.

Il "branco" riusciva comunque ad imprigionarlo nella propria "tela", sfruttando l'ascendente di uno dei componenti su di lui, suo compagno di classe e che il 15enne "bullizzato" oltre a crederlo amico, lo vedeva quale persona da emulare e per questo e per non essere emarginato dal gruppo, aveva anche accettato piccole angherie e prese in giro. Successivamente, però, tali angherie sono diventate insopportabili, tanto che il 15enne in più di una occasione accorgendosi della presenza dei "bulli" aveva cambiato strada o era scappato. Ma gli 'aguzzini' erano andati a cercare il minore per costringerlo a veri e propri abusi e per "utilizzarlo" nei loro "giochi" prevaricanti e violenti, anche e solamente per avere qualcosa da poter fotografare con i telefonini e quindi esibire come trofeo ad altri coetanei, per vantarsi e farsi vedere, dal loro punto di vista, "grandi" e "belli".

I militari dell'Arma ritengono molto grave anche la diffusione delle immagini tramite i maggiori social networkl e chat. Inoltre va notato che tutti i coinvolti e i compagni di classe degli stessi si sono guardati bene dall'informare genitori ed insegnanti un po' per la paura di ritorsioni e un po' per la mancata comprensione della portata degli atti ripresi. La gravità delle violenze e della persecuzione nei confronti dello studente 15enne, hanno raggiunto il loro apice nei mesi di dicembre 2016 e gennaio 2017, allorquando i "bulli", in una circostanza, dopo averlo braccato per strada, mediante la somministrazione obbligata di alcolici (se non avesse bevuto lo avrebbero picchiato), lo portavano in giro per la città con una catena, prima al collo, poi legata attorno al busto, a mo' di cane al guinzaglio.

In un'altra occasione, la più brutale - si spiega in un comunicato dei carabinieri - la vittima è stata denudata, tenuta appesa per le gambe a testa in giù, sospesa sopra un ponte, la costringevano a subire atti sessuali. Il giovane è stato brutalizzato con una pigna e fotografato durante la violenza. Le immagini scattate venivano poi divulgata a terzi tramite applicazioni di messaggistica istantanea. I carabinieri di Vigevano sono riusciti prima a convincere alcuni genitori, preoccupati per quanto sarebbe potuto ulteriormente succedere ai loro figli, a presentare alcune denunce, poi in breve tempo hanno individuato il gruppo di ragazzi, che proprio per la gravità dei reati di cui sono indiziati non sono stati denunciati, ma arrestati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, pornografia minorile, violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato della vittima.

Gli investigatori per gli accertamenti sul branco si sono serviti anche di uno studente, coetaneo della vittima di "bullismo" e testimone dei fatti, che gli ha permesso di acquisire una delle fotografie della violenza sessuale divulgata dal "branco".

Il branco è un gruppo di una decina di ragazzi di "buona famiglia", figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Cinque in particolari i 'bruti', tre hanno 15 anni, uno ne ha 16, e c'è anche un tredicenne, per questo non imputabile: sono stati rinchiusi nell'Istituto Penale Minorile "Cesare Beccaria" di Milano a disposizione del Tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo, competente territorialmente. Le esigenze cautelari sono state considerate indispensabili dal gip del Tribunale per i minorenni di Milano, per l'elevatissimo rischio di recidiva.

In una nota si spiega che al termine di complesse e delicate indagini finalizzate a reprimere il fenomeno del "bullismo", tra i giovani e nei loro ambienti di aggregazione i militari hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 minori poiché gravemente indiziati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, pornografia minorile, stato di incapacità procurato mediante violenza e violenza privata (artt.81, 110, 613 e 610 c.p.). In particolare le accuse più gravi sono loro rivolte in ordine agli episodi violenti e vessatori commessi nei confronti dello studente 15enne, approfittando del suo stato di fragilità.

Inoltre a carico del "branco", coadiuvati a seconda dell'occasione da altri coetanei, non compresi tra i quattro arrestati, sono stati accertati diversi episodi di danneggiamento e vandalismo ai danni di alcuni convogli ferroviari, con rottura di vetri, lancio di sassi, imbrattamento delle carrozze, anche mediante utilizzo di estintori. Nel mese di ottobre 2016, alcuni di essi si rendevano responsabili di un lancio di sassi contro un treno regionale, danneggiandolo e causando un ritardo sulla linea di percorrenza di circa 30 minuti. Tra i componenti del "branco" a tutti gli effetti anche uno studente di soli 13 anni e pertanto non imputabile, la cui posizione, considerata la pericolosità sociale, è comunque al vaglio per l'eventuale richiesta di una misura di prevenzione.

A carico di alcuni degli indagati, anche una "spedizione punitiva", avvenuta nel mese di febbraio 2017, nei confronti di due coetanei ritenuti responsabili di aver denunciato, in precedenza, alcuni comportamenti da "bullo" attuati dal capo "branco". I due 15enni sono stati per questo aggrediti di rientro a casa, percossi, spintonati e colpiti con pugni. Solo l'intervento di un genitore, casualmente di passaggio in tali circostanze, scongiurava ulteriori conseguenze ai due studenti.

More from ARCHIVIOMore posts in ARCHIVIO »
More from PRIMA PAGINAMore posts in PRIMA PAGINA »