Press "Enter" to skip to content

Governo Gentiloni alla prova del Senato. Dopo lo ‘strappo’ occhi puntati sui verdiniani

Roma, 14 Dic 2016 - Governo Gentiloni alla prova del Senato. E' iniziata nell'aula di Palazzo Madama, alla presenza del premier Paolo Gentiloni, la discussione generale sulle comunicazioni programmatiche del governo ed il successivo voto di fiducia. I banchi delle opposizioni sono semideserti. Per il momento assenti M5S e la Lega. Poche le presenze tra i senatori di Forza Italia. Il dibattito proseguirà per tutta la mattinata. Alle 13 è prevista la replica del presidente del consiglio, a cui seguiranno le dichiarazioni di voto. Alle 15 è previsto l'inizio della prima chiama dei senatori per il voto di fiducia.

Si parte da una maggioranza di 166 sì ma il pallottoliere potrebbe contare anche numeri più alti. Ieri il premier Gentiloni ha incassato una fiducia ampia alla Camera, ma oggi a Palazzo Madama la soglia dell'asticella è ancora incerta. "Ci sono tra i 20 e i 30 senatori, molti dei quali non hanno mai votato fiducia al governo, che sono pronti a tutto pur di non andare a votare", riferiscono in Gal (Grandi autonomie e libertà).

Nessuna regia particolare ma un gruppo di 'stabilizzatori' potrebbe nascere proprio per porre uno stop al voto anticipato. Una volta si chiamavano 'responsabili', ora il termine è cambiato ma 'il partito del non voto' potrebbe in ogni caso crescere. "Anche nel Pd in pochi vogliono le urne", spiega un senatore di lungo corso, "il messaggio arrivato al Pd dai vertici istituzionali è chiaro: se decidono di staccare la spina lo devono fare apertamente, con un pronunciamento in Aula e saranno in pochi a volersi assumere questa responsabilità".

I fari sono puntati sul gruppo dei verdiniani. Non tratto, dovranno trovare loro i voti, soprattutto nelle commissioni, ha spiegato il leader di Ala ai suoi. Zanetti ha dato un segnale di apertura, intervenendo in Aula a Montecitorio per spiegare le ragioni per cui il gruppo non ha partecipato al voto e chiedendo un chiarimento politico. Oggi i verdiniani si vedranno al Senato prima del voto di fiducia, "ma noi non ci spostiamo - sottolinea un fedelissimo dell'ex coordinatore azzurro -, altrimenti molti di noi se ne vanno".

I fari puntati anche per i senatori assenti che abbasseranno il quorum per inviare un segnale chiaro alla maggioranza, sottolinea un altro senatore. Assenti che potrebbero esserci anche nelle fila di Forza Italia. Si punta pure sugli ex grillini. Il patto di Verdini - spiega un esponente di Ala - guarda alla legge elettorale e alle prossime elezioni. Un patto di desistenza, un asse con il Pd: "Il nostro futuro è con lui, inutile mischiarci in un governo che dura poco", è il ragionamento.

I senatori di Ala mirano a far saltare il numero legale, a bloccare i lavori in Aula, e soprattutto nelle commissioni. La partita con il governo si potrebbe riaprire la prossima settimana quando verranno nominati viceministri e sottosegretari. Al momento tuttavia la posizione di Ala è ferma: "Dovranno venire a chiederci i nostri sì". C'è comunque chi non esclude nel gruppo che un margine di trattativa si possa riaprire, anche su provvedimenti caso per caso. Manovre in corso a palazzo Madama, quindi. "Noi - sottolinea un esponente della minoranza dem - alla fine voteremo, l'obiettivo è quello di logorare Renzi, non certo di agevolarlo". Quindi stop ad ipotesi di incidenti parlamentari. "Se poi dovesse nascere sul serio un nuovo gruppo di stabilizzatori - afferma un esponente di Scelta civica - vorrà dire che il progetto di Verdini è fallito".

Il senatore di Sinistra Italiana Barozzini, ha confermato il no della sua componente al governo Gentiloni: "non daremo la fiducia a questo governo, quello che è successo in questi anni, è andato ogni oltre limite di decenza. Il governo non ha mai tenuto conto di quello che stava succedendo nel paese, quando il mondo del lavoro viene calpestato non si può parlare di democrazia".

No alla fiducia arriva anche dal gruppo Cor (Conservatori e Riformisti): "ci aspettiamo una forte discontinuità dal governo precedente, noi piccolo gruppo di opposizione, riteniamo che quel 60% del referendum meriti rispetto, presenterò un'immediata proposta di un'assemblea costituente" ha detto il senatore Compagna.

Critica - sin dal nascita del neo esecutivo - la Lega. "Renzi ha presentato una riforma pasticciata, si è tentato di perpetuare un imbroglio agli italiani, ma 20 milioni di italiani vi hanno sonoramente bocciato perché volevate togliere il diritto di voto ai cittadini e non hanno voluto vendere la propria libertà per un bonus" - ha detto il senatore della Lega Nord, Arrigoni - nel corso della discussione generale sulle comunicazioni programmatiche del governo Gentiloni. "Noi come gruppo della Lega Nord non crediamo affatto che questo governo abbia le carte in regola per servire il Paese. La Lega Nord farà in Parlamento un'opposizione durissima e senza sconti al suo governo" ha aggiunto Arrigoni.

Sul piede di guerra anche i grillini. "Non ci preoccupa questo governo che nasce contro il volere popolare. Ogni giorno che passa ci fanno un gran regalo". Così ad Avvenire Danilo Toninelli, responsabile riforme del M5S, che esclude partecipazioni a tavoli sulla legge elettorale. "Gli interlocutori sono degli zombie, la risposta la darà la Corte costituzionale". E aggiunge: "Nessun Aventino, ma la legislatura è clamorosamente terminata. Chi cerca di proseguirla lo fa perché ha la colla per stare attaccato alla poltrona". E aggiunge che M5S sarà in Parlamento "solo per denunciare le ennesime nefandezze che si andranno a fare. Un ruolo di presidio".

More from ARCHIVIOMore posts in ARCHIVIO »
More from PRIMO PIANOMore posts in PRIMO PIANO »