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Carabinieri Ros sequestrano patrimonio di 800 mila euro al latitante Attilio Cubeddu, ricercato da quasi 20 anni.

Nuoro, 13 Lug 2016 - Ieri mattina, i Carabinieri del R.O.S., con il supporto dei Carabinieri delle Compagnie di Lanusei, di Jerzu e dello squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Roma su proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, avanzata dalla locale Procura Distrettuale Antimafia nei confronti di Attilio Cubeddu, nato ad Arzana (Nu) 69 anni fa, latitante dal 06.02.1997, già condannato per i sequestri di persona a scopo di estorsione in danno di Cristina Peruzzi, Ludovica Rangoni Machiavelli, Patrizia Bauere e Giuseppe Soffiantini, inserito nella lista dei ricercati di massima pericolosità del Ministero dell’Interno.

Il provvedimento, che interessa beni mobili ed immobili (un terreno, due appartamenti, un’autovettura ed una villa di tre piani) ubicati nei comuni di Arzana e Gairo, per un valore di circa 800.000 euro, scaturisce dagli esiti di specifica indagine patrimoniale del Ros, che ha consentito di accertare, in capo al Cubeddu, la disponibilità diretta ed indiretta, attraverso i propri familiari, di un patrimonio, immobiliare e mobiliare, considerato di valore assolutamente sproporzionato rispetto alle sue reali possibilità e ritenuto per questo originato dal reimpiego dei proventi dell’attività illecita consistita nella realizzazione di sequestri di persona a scopo di estorsione per i quali è stato riconosciuto colpevole e condannato.

carabinieri ros 2Il decreto in esecuzione trova il proprio fondamento nella richiesta avanzata dalla Procura di Roma, su istanza del Ros, che ha riconosciuto la pericolosità sociale qualificata evidenziata dalla particolare predisposizione al crimine e dall’efferatezza dei reati commessi dal proposto, anche in ragione del perdurare dello stato di latitanza quale affermazione della volontà dell’arzanese di sottrarsi alla Giustizia e di non voler mutare condotta.

L’atto costituisce la ripresa e prosecuzione di analogo e specifico iter giudiziario intrapreso nel 2008 in Sardegna ed interrottosi poiché la pericolosità sociale del proposto ed i gravi delitti effetto della stessa sono stati commessi in territori (Emilia Romagna, Lazio e Toscana) che hanno reso incompetente l’Autorità Giudiziaria isolana.

Chi è - Attilio Cubeddu era uno dei massimi esponenti dell'anonima sequestri sarda, noto soprattutto per il sequestro dell'imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini, ma responsabile tra il 1981 e il 1983 dei sequestri Rangoni Macchiavelli, Bauer e Peruzzi tra la Toscana l'Emilia Romagna. Nel 1984 fu arrestato a Riccione e condannato a 30 anni di carcere per omicidio, sequestro di persona e lesioni.

Ma in carcere si comporto bene, e riuscì a farsi concedere numerosi permessi premio finche' nel 1997 uscì dal carcere nuorese di Badd'e Carros e fece perdere le sue tracce. Permessi che scatenarono un'infinità di polemiche proprio per la concessione di questo tipo di benedici ad un uomo pericoloso come Cubeddu. Qualche mese dopo, il 17 giugno 1997 a Manerbio (Brescia), venne sequestrato Soffiantini. Fu liberato il 9 febbraio 1998, dopo il pagamento di un riscatto di cinque miliardi di vecchie lire versati in dollari. In quel frangente morì l'ispettore dei Nocs Samuele Donatoni, ucciso dal fuoco 'amico' quando finì in tragedia il blitz voluto dagli inquirenti per catturare i sequestratori, attirandoli nella trappola di un finto pagamento del riscatto a Riofreddo (Rm) ai confini tra Lazio e Abruzzo.

Subito dopo scattò la caccia ai due carcerieri di Soffiantini, Attilio Cubeddu e Giovanni Farina. Farina fu preso in Australia perché lasciò dietro di se troppe tracce e seguendo un bonifico partito da una banca svizzera gli investigatori erano arrivati alla sua cattura, in Australia. Di Cubeddu invece si persero le tracce: si fece girare la voce che era morto, ma evidentemente era rientrato in Sardegna, nella sua Arzana, ben protetto da una fitta rete di amicizie. E ben armato. Ormai quasi 20 anni alla macchia, ai quali, nessuno per il momento è riuscito a porre fine.

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