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Moby Prince, dall’analisi delle prove con nuove tecnologie potrebbero arrivare novità: sentito dalla commissione d’inchiesta presieduta dal Sen. Silvio Lavi, il Pm delle indagini sulla tragedia Luigi De Franco

Roma, 1 Mar 2016 - “Non so se quella a cui siamo arrivati sia la verità sostanziale, i dati che avevamo a disposizione portavano a quelle conclusioni.” Sono parole di Luigi De Franco, il sostituto procuratore di Livorno che ha avviato le indagini per il primo processo sul disastro della Moby Prince, sentito questa mattina in audizione dalla commissione parlamentare d’inchiesta istituita per far luce sull’incidente avvenuto nel porto di Livorno.

“Un contributo – ha spiegato il Presidente Silvio Lai - che si aggiunge a quello degli avvocati di parte civile sentiti le settimane scorse e dei giornalisti Mannironi, Testa e Arrighi, per cercare di delineare il quadro giudiziario formatosi dai primi momenti successivi all’incidente fino alla celebrazione dei processi. Vogliamo acquisire quanti più elementi possibile, grazie a contributi che partano anche da punti di vista molto diversi tra loro. Come possono essere, per alcuni aspetti, le ricostruzioni degli avvocati di parte civile e dei PM che hanno svolto le indagini.”

Il magistrato audito ha svolto tutte le indagini e costruito il quadro probatorio per il primo processo, ma non ha partecipato al dibattimento del processo di primo grado perché prima del suo inizio ha scelto di proseguire la sua carriera come giudice del lavoro. Nella sua memoria sono vivissime le varie fasi della vicenda giudiziaria e dalla sua esposizione giungono importanti puntualizzazioni e spiegazioni su alcuni degli aspetti più controversi dell’indagine. Ad esempio sulla richiesta di archiviazione per l’armatore. “Non sono emersi difetti strutturali nella nave che potessero giustificare una sua responsabilità.” Sull’organizzazione dei soccorsi: “fu nel dibattimento che si scelse di considerare come riferimento la perizia Bargagna che quantificava la sopravvivenza delle vittime in 30 minuti motivo per il quale si profilava una condotta inadeguata nei soccorsi ma non il nesso di causalità con la morte delle vittime. A mio parere – ha detto ancora De Franco - era da imputare il vice comandante perché era lui quel giorno il facente funzioni.”

Anche De Franco, come già avvenuto nel corso delle altre audizioni della commissione, ha infine evidenziato l’importanza di poter utilizzare le nuove tecnologie nell’esame di alcune prove documentali, come ad esempio le registrazioni dei nastri delle radio.

Le audizioni della commissione proseguiranno la prossima settimana, martedì mattina con i giudici Grazia D’Onofrio e Maria Sammarco e martedì pomeriggio con il PM Carlo Cardi che condusse il processo il primo grado.”