“Il sovraffollamento, le condizioni di invivibilità e la mancanza di lavoro non risparmiano neanche le colonie penali della Sardegna dove vengono inviati i cittadini privati della libertà, in maggioranza stranieri, ritenuti non pericolosi e dove sono in corso programmi di valorizzazione delle produzioni agricole”. Lo denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell’Associazione Socialismo Diritti Riforme sottolineando che “i soldi per il finanziamento delle attività lavorative straordinarie e comuni sono insufficienti e la maggioranza dei ristretti è costretta a rimanere per lungo tempo inattiva nei cameroni”.
La Sardegna – sottolinea Caligaris – nel settore delle servitù penitenziarie ha anche il primato purtroppo di ospitare il più alto numero di cittadini stranieri. Il record nazionale spetta, infatti, alla colonia penale di Mamone (Nuoro). Marocchini, tunisini e rumeni rappresentano l’88% dei cittadini privati della libertà che stanno scontando il residuo di pena all’aperto. Il dato appare ancora più significativo se si considera che per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con i dati aggiornati al 30 settembre 2012, i detenuti stranieri costituiscono complessivamente il 36% dei reclusi nei 206 Istituti della Penisola. In Sardegna le percentuali sono molto diverse proprio perché l’isola ospita aree territoriali destinate al recupero dei detenuti attraverso il lavoro. Al secondo posto della graduatoria nazionale si colloca un’altra colonia penale sarda quella di Is Arenas con il 78% di stranieri.
Una così massiccia presenza di stranieri – rileva la presidente di SDR – è un ulteriore segnale inequivocabile di come il Dipartimento non rispetti il principio della territorialità della pena. La maggior parte dei cittadini comunitari ed extracomunitari vengono trasferiti dal Continente, principalmente dall’Italia settentrionale dove spesso risiedono familiari o dove hanno creato relazioni sociali con conterranei. A conclusione della pena rischiano di non trovare più le persone con le quali avevano convissuto con negativi effetti di disadattamento. La netta superiorità numerica di cittadini prevalentemente islamici genera talvolta anche reciproca insofferenza con attriti non sempre controllabili al punto che alcuni detenuti sardi rinunciano alla colonia penale. A determinare il più profondo malessere è però la scarsità dell’attività. A parte alcune borse-lavoro infatti la cassa delle ammende è praticamente vuota e quindi anche nelle colonie è stato necessario – conclude Caligaris – attivare le turnazioni con lunghi periodi di inattività che generano ancora più profondi malesseri e tensioni. Com