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Altre carte smentiscono sempre di più le menzogne del premier

«Ti rendi conto che siamo sputtanate a vita? Ma noi abbiamo il coltello dalla parte del manico, ricordatelo sempre». Ad ascoltare le altre ragazze delle notti di Arcore, così come le svelano la nuova rata di loro intercettazioni inserite non nell'invito a comparire del 14 gennaio a Berlusconi ma nella richiesta dei pm di giudizio immediato, già a fine ottobre il clima tra le papi-girls di Arcore era da ultimi giorni a Pompei.

«Sto andando alla festa tesorino, mamma mia è incredibile lo ‘schiffo’ ke fa il denaro, in questo momento mi sto ‘faccendo schiffo’ da sola!», si sfoga in un sms della mezzanotte del 25 ottobre la 18enne Iris Berardi. Paradosso vuole che proprio la mattina seguente del 26 ottobre esca su Il Fatto la notizia di una inchiesta sui racconti hard fatti ai pm da una minorenne marocchina, Ruby: «Hai letto?», chiede una. «Sì, però non esiste che non avvisa, anche lui! - risponde l'altra piccata -. Boh, è allucinante 'sta storia, dai!». Tuttavia l'emersione dell'indagine, peraltro intuita settimane prima come già era emerso da alcune fibrillazioni attorno a Ruby (a cominciare dal misterioso «interrogatorio» condotto il 6 ottobre da non si sa chi alla presenza di «un avvocato» e di «un emissario di lui» sulle «scene hard con il pr...»), non interrompe le feste ad Arcore: anzi, rispetto a quelle già indicate negli inviti a comparire a Berlusconi e a Nicole Minetti, ora i pm ne conteggiano altre quattro il 25 ottobre, il 7 e 22 novembre, e il 19 dicembre 2010. Totale sotto esame: sedici.

Ad aumentare tra le ragazze sono però il risentimento, l'invidia reciproca, le recriminazioni. Una racconta che «c'è chi si è lamentata che voleva più scarpe», un'altra sbuffa che «c'ho le palle girate perché ieri è arrivata quella con la Mini Cooper che gli ha regalato a luglio, e a me m'ha regalato la Smart a giugno... adesso giuro che gliela chiedo un'altra auto». Qualcuna «consiglia di scrivere a lui una lettera di sfogo, parlando anche dei genitori e del fatto che per colpa di quello che è successo sentono dire che la figlia è una prostituta e si vergognano». Tra le papi-girls c'è chi esplode a dire «non ce la faccio più, cavolo, mi ha costretto a dormire lì a tutti i costi, non voleva farmi andar via». Ma altre vogliono sfruttare questa debolezza attribuita al premier: tanto che il giorno di Natale, via sms tra amiche, progettano che «oltre che per le palle bisogna prenderlo per il coso... Domani se è aperto vado in un sexy shop e prendo un po' di cose per me e te: più tr... siamo più bene ci vorrà». Anche perché, lamenta autoironicamente una che all'interlocutrice confida una divorante passione per un nuovo cliente incontrato la notte prima, «a volte penso e dico che mi sembro papi... qua sempre a voler fare l'amore». Appena 5 giorni prima dell'invito a comparire, il 9 gennaio scorso, due delle ospiti di Arcore commentano quanto sia stata «una cosa allucinante» una certa notte: «In effetti, quando siamo noi, fa le 4 tutte le notti... non dorme perché sta tutta la notte lì così con noi una e un'altra. Cioè ti puoi immaginare... sono morta io, cioè lì ci son ragazze di 20 anni che erano distrutte, erano morte, io uguale e anche di più perché ce ne ho di più, e ce ne ho (di anni, ndr) quarantacinque meno di lui». E quando due delle ragazze di Arcore si comunicano l'esito rassicurante dei loro esami del sangue («Tutto a posto?». «Globuli bianchi a posto, non abbiamo nessun Aids»), una sospira: «Se avevo dubbi? Mah, sai, quando uno va a letto con 80 donne, non si sa mai». L'unica costante nelle nottate ad Arcore, di cui le papi-girls nei propri cellulari sequestrati conservano foto di stanze e di arredi (senza però mai Berlusconi ritratto), resta la solita: «Speriamo che torniamo tutte con le tasche piene». Il timore è invece che il premier accentui «la manina stretta», perché «sta peggiorando, eh, con l'invecchiamento si peggiora... Ci ha fatto un discorso pazzesco, ci ha detto che un operaio lo guadagna in cinque mesi (il denaro che dà a noi ragazze, ndr). Dovresti dirgli che ha ragione, però se ci abitui in un modo, scuse moi, è ovvio che...». E l'amica completa la frase fulminante: «...non è che stai uscendo con Gino il calzolaio».

L'accusa di ingenerosità al premier appare comunque mal risposta alla luce dell'analisi del suo conto personale n.1.29 al Monte dei Paschi di Siena: sul totale di 1 milione e 200mila euro di bonifici e di 10 milioni di euro in assegni nel 2010, infatti, gli inquirenti enucleano versamenti per complessivi 406.000 a 12 ragazze (per lo più show girl o aspiranti tali), tra le quali una sola era sinora emersa nell'indagine e altre due erano già venute alla ribalta delle cronache politiche all'epoca delle voci su progetti di candidature al Parlamento europeo. L'analisi dei conti ha anche confermato un'altra vicenda captata dalle intercettazioni, e cioè un finanziamento di Berlusconi a Lele Mora (tramite il tesoriere del premier, Spinelli) con l'intermediazione del direttore del Tg4 Emilio Fede, che al telefono accennava a «400mila euro» per sé. Per ora, invece, «l'esame congiunto della documentazione bancaria e delle intercettazioni - sintetizza un rapporto della Gdf dell'8 febbraio - ha permesso di individuare tre periodi in cui sono avvenuti passaggi di denaro da Berlusconi a Spinelli, a Mora e quindi a Fede». L'1 settembre 2010 il premier dal suo conto al Monte dei Paschi bonifica 100.000 euro a Spinelli sul conto alla Popolare di Sondrio; Spinelli chiede alla banca di emettere due assegni circolari da 50.000 euro intestati a Mora; l'impresario tv li incassa ed emette dal suo conto presso il Monte dei Paschi un assegno circolare di 50.000 euro a favore di Fede; e il giornalista lo incassa il 3 settembre. Lo schema si ripete con le stesse cifre la seconda volta tra il 21 e il 29 settembre, e la terza volta tra l'11 e il 25 ottobre. Perché? Berlusconi in un videomessaggio ha evocato «un prestito» a Mora. Fede, rifacendosi al tono a suo dire scherzoso di alcune telefonate, ha additato proprio in alcune intercettazioni la prova che i soldi giratigli da Mora fossero non una «cresta» sul prestito elargito dal premier all'impresario tv (ora indagato con l'accusa di aver convogliato prostitute ad Arcore), ma la restituzione di un prestito che Fede aveva a suo tempo fatto a Mora.