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Audizioni movimenti e forze politiche non rappresentate in consiglio regionale.

Cagliari, 4 Dic 2025 - La Commissione ha sentito successivamente i rappresentanti delle forze politiche che hanno presentato proprie liste alle elezioni regionali del 2024. Sono intervenuti Caterina Tanzi e Cesare Contu (Liberu), Enrico Lobina (Sardegna chiama Sardegna), Gabriele Littera (Repubblica) e Lucia Chessa (Sardegna R-Esiste).

Tutti hanno sottolineato la necessità di procedere a una riforma dell’attuale legge elettorale in modo da garantire l’effettiva rappresentatività delle forze politiche in campo e di tutti i territori della Sardegna.

Secondo Enrico Lobina (Sardegna chiama Sardegna) “l’autonomia sarda è da rifondare, un’altra legislatura improduttiva porterebbe a un ulteriore indebolimento dell’autonomia stessa”. Secondo “Sardegna chiama Sardegna” sarebbe opportuno pensare prima alla revisione dello Statuto attraverso lo strumento dell’Assemblea Costituente prevedendo un arco temporale di 12 mesi: «Se però si decide di dare priorità alla legge statutaria lo si faccia velocemente per poi concentrarsi sulla riscrittura dello Statuto».

Sulla legge elettorale, Lobina ha auspicato una riforma radicale con l’introduzione del sistema proporzionale, la riduzione delle soglie di sbarramento, l’abolizione del voto disgiunto e la garanzia delle rappresentanze territoriali e di genere.

Sulle norme di attuazione, infine, Sardegna chiama Sardegna ha sottolineato la necessità di recuperare il tempo perduto concentrandosi su due temi fondamentali: l’energia e l’istruzione.

Per Caterina Tanzi e Cesare Contu, la priorità assoluta è rappresentata oggi dalla riforma della legge elettorale: «Quella attuale è antidemocratica – hanno detto i due rappresentanti di Liberu – noi abbiamo elaborato una proposta di riforma che prevede l’adozione del sistema proporzionale con un collegio unico regionale e liste uniche che mettano da parte le ammucchiate elettorali delle coalizioni. La nostra proposta prevede un premio di maggioranza minimo a chi ottiene un terzo delle preferenze totali e l’abolizione del voto disgiunto. Crediamo inoltre che i candidati presidenti debbano concorrere a un posto di consigliere regionale. In passato Michela Murgia e Francesco Desogus non sono stati eletti pur avendo raccolto rispettivamente 76mila e 85mila voti». Per Liberu è inoltre urgente rivedere la norma sulla proposta di legge di iniziativa popolare: «10mila firme in una regione piccola come la Sardegna sono troppe». Sulla riforma dello Statuto e la legge Statutaria, Liberu ha infine suggerito un correttivo: «Manca un riconoscimento al popolo sardo. Per questo la nostra storia e la nostra lingua non sono tutelate. Il sardo rischia di scomparire, deve avere pari dignità con l’italiano altrimenti rischia di essere sempre più marginale».

Anche per Gabriele Littera (Repubblica) è necessario provvedere a una riforma elettorale con l’introduzione del sistema proporzionale e la riduzione delle soglie di sbarramento (3% per i partiti che si presentano da soli e 5% per le coalizioni). «Quella attuale è una legge antidemocratica che non garantisce la rappresentanza. Una legge che favorisce l’astensionismo e fa crescere il senso di sfiducia nell’elettorato. Un sistema proporzionale con premio di maggioranza garantirebbe a tutte le liste di partecipare alla ripartizione dei seggi». Per Littera sarebbe auspicabile anche un aumento del numero dei consiglieri: «la riduzione da 80 a 60 ha avuto effetti negativi. va bene la riduzione dei costi ma questo non deve pregiudicare il principio di rappresentatività».

Il rappresentante di Repubblica si è poi concentrato sulla riforma statutaria: «Per cambiare le sorti della Sardegna è necessario riconoscerla come nazione e ribadire il suo diritto all’autodeterminazione – ha detto – deve avere pieni poteri in materia fiscale e rivendicare più spazi in materia di ordine pubblico, protezione civile, continuità territoriale, energia, demanio marittimo».

L’ultima ad essere sentita dalla Commissione è stata Lucia Chessa (Sardegna R-Esiste) che ha detto di parlare anche a nome della “Rete Sardegna Iniziativa Popolare”: «Dico questo perché siamo stati noi a presentare una proposta legge per regolamentare gli strumenti di partecipazione dei cittadini. Una proposta respinta. Un provvedimento che abbiamo impugnato: prevedere la soglia delle 10mila firme per una legge di iniziativa popolare non sta ne in cielo ne in terra in una Regione di soli 1,5 milioni di abitanti come la Sardegna. Toscana e Lombardia, con una densità di popolazione molto più alta ne prevedono solo 5mila». Secondo Chessa, è urgente lavorare a una norma che regoli le leggi di iniziativa popolare: «C’è un vuoto normativo che crea una corsa ad ostacoli per chi vuole utilizzare questo strumento. Altre regioni lo hanno fatto, si prenda esempio da loro».

Chessa ha poi affrontato il tema della legge elettorale: «Siamo per il proporzionale puro e il ritorno a un sistema parlamentare. La legge attuale distorce il voto. Il premio di maggioranza può scattare anche per chi prende solo il 25% dei voti come avveniva con la legge “Acerbo” durante il fascismo». Per Rete Sardegna è necessario procedere all’abolizione delle soglie di sbarramento. Il nostro modello è quello tedesco: sistema parlamentare con l’istituto della sfiducia costruttiva che permetterebbe di sostituire il presidente senza sciogliere il Consiglio». Red

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