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Secondo Bankitalia in Italia cresce la povertà, una persona su quattro a rischio

Roma, 12 Mar 2018 - In Italia quasi una persona su 4 era a rischio povertà nel 2016. Secondo l'indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie la quota di individui con un reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano (che individua il rischio di povertà ed era pari a circa 830 euro mensili nel 2016) è salita al massimo storico del 23% dal 19,6% del 2006. Nel caso degli immigrati l'incidenza di questa condizione è salita dal 34% al 55%, e una crescita notevole del rischio povertà si è avuta anche al nord (dall'8,3% al 15%).

Aumentano le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza in Italia: nel 2016 il 5% dei 'Paperoni' deteneva il 30% della ricchezza complessiva. Secondo l'indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie, il 30% più ricco delle famiglie ha circa il 75% del patrimonio netto rilevato nel complesso, con una ricchezza netta media di 510.000 euro. Oltre il 40% di questa quota è detenuta dal 5% più ricco, che ha un patrimonio netto in media pari a 1,3 milioni di euro. Al 30% delle famiglie più povere invece l'1% della ricchezza.

Nel 2016 il reddito equivalente medio è cresciuto del 3,5% interrompendo la caduta, pressoché continua dal 2006, ma resta comunque inferiore di 11 punti percentuali rispetto a quello registrato dieci anni fa. La crescita è stata sospinta dall'aumento sia dei redditi unitari da lavoro dipendente, sia del numero dei percettori. In tutte le principali classi di reddito, è cresciuta la quota dei nuclei familiari che nel corso del 2016 sono riusciti a risparmiare. Ma se i redditi crescono, ad aumentare è anche la disuguaglianza nella distribuzione. Dal 2006, prima che iniziasse la crisi finanziaria globale, il livello della disuguaglianza, misurato dall'indice Gini, è aumentato di 1,5 punti percentuali riportandosi in prossimità dei livelli toccati alla fine degli anni '90 (34,3%).  La crescita del reddito equivalente reale non è stata uniforme tra gruppi socio-demografici. La ripresa ha interessato, pur in misura difforme, i nuclei con capofamiglia fino a 55 anni e con oltre 65 anni e quelli dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. E' invece proseguita la caduta dei redditi equivalenti per le famiglie con capofamiglia tra i 56 e i 65 anni e per quelle dei lavoratori autonomi, il cui livello resta tuttavia in media più elevato. Diminuiscono, tra il 2014 e il 2016, i redditi da lavoro autonomo, da proprietà e da pensione e trasferimenti; in questo ultimo caso, il calo è derivato dalla riduzione della quota di famiglie che li percepiscono, a fronte di una crescita dei loro valori medi.

Si conferma il calo dell'indebitamento delle famiglie italiane: infatti - come rivela una indagine di Bankitalia - nel 2016 la percentuale di nuclei indebitati era sceso al 21% dal 23% di due anni prima (era il 29% nel 2008). Tuttavia questo fenomeno ha interessato soprattutto quelle famiglie con un capofamiglia 'senior', ovvero oltre i 45 anni: in questa fascia la quota è scesa dal 38 al 29%.  Complessivamente le passività finanziarie rappresentano meno del 5% del patrimonio lordo delle famiglie italiane, con un livello medio - per i nuclei indebitati - di circa 50 mila euro, valore che scende a 12 mila euro per il 20% di quelli meno abbienti e sale a 171 mila euro per il 5% più benestante.

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