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Embraco conferma i licenziamenti, un operaio si incatena ai cancelli della fabbrica: “Non molliamo”

Torino, 20 Feb 2018 – A meno di 2 settimane dalle elezioni del 4 marzo deflagra il caso Embraco, l'azienda produttrice di compressori per frigoriferi controllata dall'americana Whirlpool, che ha rifiutato ogni trattativa e ha deciso di proseguire sulla strada dei licenziamenti. "Decisione inaccettabile" commentano il ministro Carlo Calenda e i sindacati, mentre i lavoratori tornano a manifestare. La vicenda sarà oggi al centro dell'incontro a Bruxelles tra il ministro Calenda e la commissaria europea alla Concorrenza Verstager.

Un lavoratore dell'Embraco, Daniele Simoni, 54 anni e da 25 anni operaio presso Riva di Chieri, si è incatenato ai cancelli della fabbrica. "Non voglio mollare, la mia fabbrica che mi ha dato da mangiare per 25 anni, finché c'è uno spiraglio non mollerò", spiega l'operaio. "

"Il lavoro ci sta mancando, l'azienda deve tornare sui suoi passi. Si sta alzando la tensione. Ci stanno rovinando. Non sappiamo cosa potrà accadere, come potremo continuare a pagare bollette e mutui. Ad una certa età siamo tagliati fuori dal lavoro".

Da Riva di Chieri si guarda ora alle prossime mosse del ministro Calenda: "Vediamo cosa succederà in questi giorni, speriamo ci siano spiragli da quello che sta facendo il ministro Calenda, che si sta impegnando per noi. Noi non molliamo - conclude - ma è difficile stare tranquilli. Quello che vorremmo è solo questo: poter rientrare a casa tranquilli".

Questa mattina i lavoratori dell'Embraco hanno tenuto una breve assemblea anche per fare il punto sulla giornata di ieri, che ha visto l'azienda dire no al ritiro dei licenziamenti. Anche oggi continuera' il presidio davanti alla fabbrica di Riva di Chieri.

Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, chiederà alla commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, una deroga ai trattati per singoli casi, come ad esempio quello di Embraco. Lo ha detto lo stesso ministro intervistato a Radio Anch'io, spiegando che chiederà alla Vestager "di verificare se le normative di attrazione degli investimenti in Slovacchia su Honeywell ed Embraco siano rispettose delle norme sugli aiuti di Stato, se siano stati usati fondi europei e se siano state violate le norme".

Il ministro, inoltre, chiederà alla commissaria una deroga ai trattati per singoli casi come ad esempio quello di Embraco. "Ci sono condizioni che sono strutturali - ha spiegato Calenda - io non potrei fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un X più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Ma penso si possano interpretare i trattati nel senso di dire che in questo specifico caso, cioè di un'azienda che si muove verso la Slovacchia, verso la Polonia, questa normativa può essere derogata. Vedremo quale sarà la risposta della Vestager". E se la commissaria europea rispondesse di no? "Io - ha affermato Calenda - penso che quando abbiamo fatto valere le nostre ragioni siamo riusciti a prevalere. Questo è il lavoro che va fatto seriamente, continuare a costruire le condizioni in cui ci sia un pezzo di Paese che vola. Le eccellenze sono fondamentali, ma nessuna nazione è fatta solo di eccellenze. Benissimo il Paese che va, ma bisogna prendersi cura del pezzo che perde, vanno protette le persone altrimenti non se ne esce".

Un fondo per evitare le fughe all'estero delle aziende, che prevenga le delocalizzazioni e "metta pacchetti che vadano oltre la normativa sugli aiuti di stato per chi vuole andare a produrre altrove in Europa in condizioni di vantaggio legate al diverso grado di sviluppo dei Paesi". Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, all'indomani dell'arrabbiatura per il caso-Embraco, lancia così la sua proposta. "Siamo economie in continua transizione, gestirle sarà sempre più fondamentale, quindi abbiamo bisogno di strumenti più forti" spiega in un'intervista a 'Il Corriere della Sera' nel giorno in cui il ministro sarà a Bruxelles per discutere il dossier di Riva di Chieri.

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