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È morto il giurista Stefano Rodotà, aveva 84 anni

Stefano Rodotà nasce 84 anni fa a Cosenza. La sua famiglia è originaria di San benedetto Ullano, piccolo centro calabrese della comunità italo-albanese arberesche. Si laurea in giurisprudenza alla Sapienza di Roma, e si avvicina alla politica con il partito radicale di Pannunzio.

In Parlamento entra però nelle liste del PCI, da indipendente, nel 1979, diventando membro della commissione affari costituzionali. Sarà eletto anche nelle legislature successive, entrando a far parte nel 1987 della prima commissione bicamerale per le riforme istituzionali.

Due anni dopo Occhetto lo nomina ministro della Giustizia del governo ombra creato dal PCI, e dopo la svolta della Bolognina Rodotà aderisce al PDS, di cui diventa il primo presidente.

Nel 1992 torna a Montecitorio tra le file del Partito Democratico della Sinistra, e viene eletto vicepresidente della Camera, ma quando la legislatura si interrompe dopo soli due anni decide di non ricandidarsi e torna al mondo accademico.

Ha contribuito alla stesura della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, approvata a Nizza nel 2000, ed è stato il primo Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, ruolo ricoperto dal 1997 al 2005.

Quattro anni fa, il suo nome fu inserito dai Cinque Stelle nella lista per le quirinarie online che avrebbero decretato il candidato del Movimento a presidente della Repubblica. Rodotà fu il più votato in rete dagli iscritti grillini e in Parlamento la sua candidatura ottenne anche il sostegno di SEL, ma alla fine fu rieletto Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Negli anni ha diretto e collaborato con diversi giornali e riviste, e molti dei suoi studi si sono concentrati su privacy, democrazia, libertà, e diritti. È stato anche socio onorario dell'associazione Libera Uscita che si occupa della depenalizzazione dell'eutanasia.