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Turchia, forse domani visita consolare a Del Grande. La famiglia: “Il suo è grido d’aiuto disperato”

"Per ora sia l'avvocato che il Consolato non sono riusciti a parlare con Gabriele, quindi novità importanti per adesso non ci sono". Così Massimo Del Grande, padre di Gabriele, il regista fermato dalla polizia turca il 10 aprile scorso perché si trovava in una striscia di territorio al confine con la Siria cui è interdetto l'accesso. I genitori di Gabriele abitano a Panicagliora, un piccolo paese della montagna pistoiese, dove gestiscono un bar-osteria. "Tutte le manifestazioni di affetto che si stanno moltiplicando in giro per l'Italia - ha detto ancora Massimo Del Grande - ci fanno un immenso piacere: dimostrano che la libertà è un bene importante a cui tutti tengono e contribuiscono a non farci sentire soli".  La famiglia di Gabriele ha inviato un messaggio in occasione della conferenza stampa al Senato con Luigi Manconi. "La sua voce e' arrivata come un grido disperato di aiuto- hanno scritto- la sua frustrazione era palpabile per il fatto di trovarsi in uno stato di privazione della sua libertà e dei suoi diritti, senza essere accusato di nessun reato penale".

Dopo la telefonata di martedì ai familiari, in cui ha annunciato l'avvio di uno sciopero della fame, Del Grande è rimasto senza contatti con l'esterno nel centro di identificazione ed espulsione di Mugla. Una telefonata che è riuscito a fare solo dopo reiterate e forti proteste. La prima dal giorno del fermo da parte delle autorità turche perché si trovava al confine con la Siria "in una zona del paese in cui non è consentito l'accesso".

"Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano. Mi hanno fermato al confine- dice Gabriele- e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento. I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, ne' mi è dato sapere quando finirà questo fermo. Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio telefono e le mie cose, sebbene non mi venga contestato alcun reato. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me. Da stasera entrerò in sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati".

Ad aumentare la tensione attorno al caso, il fatto che al vice console italiano ad Ankara e al legale turco di Del Grande sia stato vietato di incontrare il regista. In Turchia, il dossier viene considerato "di massima sensibilità" ha detto ieri il ministro Alfano, che ha avuto un contatto telefonico con il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu, nel corso del quale ha chiesto l'immediato rilascio di Gabriele. Alfano ha spiegato di aver ricevuto il "massimo impegno" dal governo turco sul fatto che "le procedure verranno concluse al più presto". "La questione delle procedure non può in alcun modo impedire l'assistenza legale e consolare e ogni forma di sostegno", ha aggiunto il ministro, precisando che "il caso è seguito al massimo livello e con la massima attenzione possibile".  A suggerire, però, che le procedure per il rimpatrio del reporter "potrebbero essere non brevi" è il presidente della Commissione diritti umani, Luigi Manconi, secondo cui nelle presunte accuse a carico di Del Grande, tuttora non formalizzate, sarebbero emersi "profili di sicurezza nazionale".

Fonti turche hanno fatto sapere che è prevista per venerdì l'autorizzazione alla visita della delegazione consolare italiana a Del Grande. La compagna di Del Grande: "La Farnesina sta facendo un lavoro enorme" "La Farnesina sta facendo un enorme e delicato lavoro per ottenere al più presto la liberazione di Gabriele", ha detto Alessandra d'Onofrio, la compagna del documentarista, intervenendo telefonicamente a Uno Mattina. "Sentiamo la Farnesina ogni giorno e chiediamo che il console e un avvocato vadano a trovarlo al più presto".

"Conosco bene l'impegno, lo slancio e la serietà di Gabriele Del Grande perché quando ero portavoce dell'Unhcr abbiamo avuto occasioni di collaborazione - scrive su Facebook Laura Boldrini - Con il suo osservatorio sulle vittime delle migrazioni 'Fortress Europe' per anni ha tenuto alta l'attenzione sui flussi migratori e sui morti nel Mediterraneo. Mi unisco a quanti, a partire dal governo, stanno sollecitando il suo rilascio immediato e chiedono che, nel frattempo, gli venga data la possibilità di avere assistenza medica e legale".

Intanto si moltiplicano gli appelli e le prese di posizione.

"Nessuno può assumersi la responsabilità di far cadere nel vuoto l'appello lanciato da Gabriele Del Grande dal carcere turco dove è detenuto da quasi 10 giorni. L'Usigrai lancia un appello alla Rai: da ora fino al giorno della liberazione di Del Grande, il Servizio Pubblico dedichi a questa storia le copertine dei propri telegiornali e giornali radio". Così una nota dell'Usigrai.

La Federazione nazionale della stampa italiana raccoglie l'invito alla mobilitazione, arrivato direttamente dal carcere turco, di Gabriele Del Grande, che da questa sera ha deciso di iniziare uno sciopero della fame. "Come abbiamo fatto sin dal primo momento, chiediamo con ancora più forza alle autorità italiane di porre con raddoppiata energia la richiesta di liberazione di Gabriele Del Grande, fermato solo e soltanto per aver tentato di svolgere il suo mestiere. Ma evidentemente il libero esercizio del diritto di cronaca in Turchia non è più consentito, né ai giornalisti turchi, circa 150 in galera, né a chiunque altro", affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.

"Questo premio è una cosa così grande non me l'aspettavo. È un orgoglio immenso - ha dichiarato la sindaca di Lampedusa Giusy Nicolini - Lo dedico a tutti coloro che il mare non sono riusciti ad attraversarlo perché ci sono rimasti dentro e a Gabriele del Grande. Lui è stato il primo attraverso un sito a contare i morti in mare quando ancora nessuno sapeva che si moriva nel mediterraneo. Ora è prigioniero in Turchia, e pretendo che il governo di questo paese possa riportare a casa presto Gabriele".

Anche 100autori, l'associazione dell'autorialità televisiva si spende per il rilascio di Gabriele: "Chiediamo con forza alle autorità italiane e turche di velocizzare la richiesta di liberazione di Gabriele - spiega Andrea Purgatori, portavoce dell'associazione - fermato solo per aver tentato di svolgere il suo mestiere, in un paese, la Turchia, in cui è ormai chiaro che il diritto di cronaca non è più consentito. 100autori - prosegue la nota - chiede alla Farnesina di accelerare il rilascio del nostro giovane giornalista e regista e accoglie l'invito alla mobilitazione arrivato direttamente da Gabriele Del Grande, che da ieri ha deciso di iniziare uno sciopero della fame nel carcere turco".

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