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In Senato la conta della maggioranza. I sì potenziali sono 176

E' ancora una volta il Senato l'Aula dove il nascente governo Renzi dovrà guardarsi le spalle per ottenere la fiducia. Se si prendono in considerazione le posizioni ufficiali dei diversi gruppi parlamentari, il nuovo esecutivo non dovrebbe avere problemi di sorta; ma al loro interno diversi senatori hanno manifestato dissensi minacciando più o meno velatamente di far mancare il loro voto di fiducia. L'assemblea di palazzo Madama conta 320 inquilini, e cioè i 315 eletti nonché i cinque senatori a vita (Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Renzo Piano, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo). Quindi la maggioranza assoluta dell'Assemblea ammonta a 161 voti, anche se per ottenere la fiducia è sufficiente la maggioranza dei votanti.

Il gruppo del Pd, il più corposo a Palazzo Madama, può contare su 107 senatori, ai quali vanno aggiunti i 31 di Ncd, gli otto di Scelta civica, i dodici di Popolari per l'Italia e i dodici del Gruppo delle Autonomie linguistiche. A questi voti si aggiungeranno quelli degli altri due senatori a vita, Ciampi e Piano, che siedono nel gruppo Misto, e forse quelli dei tre senatori espulsi da M5S che hanno già votato la fiducia al governo Letta e che aderiscono al gruppo Misto: Fabiola Anitori, Paola De Pin e Marino Mastrangeli. L'altra ex senatrice pentastellata, Adele Gambaro, ha già detto che negherà il suo appoggio. Sembra invece escluso il voto dei quattro dissidenti dei Cinque Stelle che rischiano l'espulsione nell'assemblea della prossima settimana, e cioè Luis Orellana, Lorenzo Battista, Francesco Campanella e  Federico Bocchino. Stando a questi numeri Renzi potrebbe contare su 176 voti favorevoli.

Ma le cose potrebbero complicarsi per alcuni "mal di pancia" nella sinistra del Pd. Infatti sei senatori "civatiani", cioè che fanno riferimento a Pippo Civati, hanno minacciato di non votare la fiducia: Corradino Mineo, Walter Tocci, Lorenza Ricchiuti, Donatella Albano, Felice Casson e Sergio Lo Giudice. Domenica a Bologna Civati ha convocato un'assemblea aperta dove discutere, ma ha egli stesso ha ammesso che un "no" alla fiducia sarebbe un "fatto grave" che porterebbe all'uscita dal Pd. Ieri Mineo ha prospettato "la possibilità di creare il Nuovo Centrosinistra" con civatiani, Sel e alcuni esponenti dei 5 Stelle, che pur non votando la fiducia faccia da "contraltare al Ncd". Quindi i sei civatiani, i sette senatori di Sel e gli eventuali dissidenti di M5S voterebbero di volta in volta i provvedimenti dell'esecutivo.

Un piccolo soccorso, in caso di cedimento di voti a sinistra, potrebbe venire sul lato opposto e dal gruppo Gal: "Decideremo che atteggiamento tenere dopo aver letto e ascoltato l'esposizione del presidente del Consiglio in Aula", ha detto il capogruppo Mario Ferrara. L'ipotesi di un sì di Gal nasce perché tre degli undici componenti avevano già votato la fiducia a Letta.