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Pdl: “Pronti a dimissioni se Berlusconi decade”

Una mossa simile era già stata tentata il 2 agosto, all'indomani della sentenza della Cassazione che condannava definitivamente Silvio Berlusconi per frode fiscale.

La differenza, questa volta, sta nel fatto che esiste una dealine: i parlamentari del Pdl sono pronti a dimettersi da Camera e Senato se il 4 ottobre la giunta di palazzo Madama (e dunque il Pd) voterà a favore della decadenza del Cavaliere.

La decisione viene formalizzata in serata durante la riunione dei gruppi: la 'liturgia' prevede che la proposta venga avanzata dai capigruppo ai singoli parlamentari che sono invitati a decidere "secondo la loro coscienza".

Quando il Cavaliere arriva una voto per acclamazione ha già sancito lo 'strappo'. Berlusconi dice di essere "commosso" e poi confida che gli ultimi 55 giorni gli hanno levato il sonno, che sono stati i "più brutti" della sua vita. "Vogliono farmi fuori dalla storia - afferma - per un'accusa ingiusta e infamante. Vogliono farmi passare per uno che ruba ma io non ho mai rubato". Ancora una volta l'affondo più duro è per i magistrati. "E' in corso - attacca - un'operazione eversiva che sovverte lo stato di diritto ad opera di Magistratura democratica".

Che si tratti di una semplice mossa 'mediatica' per tirarsi fuori dall'angolo o vera minaccia di mettere in crisi l'esecutivo Letta, saranno i prossimi giorni a dirlo. Ma a Montecitorio circola la voce che anche i parlamentari leghisti sarebbero pronti a dimettersi in modo da agevolare nuove elezioni.

La 'miccia' della 'bomba' dimissioni viene accesa nel corso di un vertice all'ora di pranzo a palazzo Grazioli. Ieri a malapena l'ex premier si era fatto convincere a rinviare quello sfogo anti-giudici in tv che aveva programmato per oggi a 'Porta a porta'. Ma il malumore aveva continuato a regnare sovrano e l'incontro tra Angelino Alfano e il capo dello Stato non aveva fatto altro che acuirlo. Sta anche nell'esito (insoddisfacente) di quel faccia a faccia la 'svolta' di oggi. Da tempo il Cavaliere non nasconde nelle sue conversazioni private la diffidenza verso il ruolo svolto in questa vicenda da Giorgio Napolitano.

Ieri a innervosire Berlusconi sarebbe stato l'attivismo del capo dello Stato per cercare di 'blindare' il governo e il varo della legge di stabilità. E questo - avrebbe detto - mentre continua a "non muovere un dito" per la sua situazione. "Noi - avrebbe ancora una volta ripetuto - abbiamo sempre mostrato responsabilità e disponibilità e invece dall'altra parte niente".

Ad accrescere il malumore verso il Colle, tuttavia, sarebbe anche il timore dell'ex premier che siano già pronte per lui, non appena decaduto, delle richieste di arresto da parte delle altre procure presso cui è indagato. Una in particolare: quella di Napoli. Berlusconi avrebbe registrato con sospetto una certa accelerazione delle indagini mentre per qualche ragione si sarebbe aspettato una 'influenza' positiva del Quirinale.

Un bluff o davvero la vigilia della crisi? La domanda circola da qualche ora tanto in casa Pd quanto a palazzo Chigi, lato democratico e a New York, dove Enrico Letta era impegnato prima a Wall Street e poi all'Onu. Lo staff del premier non fa trapelare nulla, si limita a ricordare gli impegni che Letta ha avuto per tutta la giornata ed è stato concentrato su quelli, ma altre fonti di governo parlano di telefonate che il presidente del Consiglio avrebbe avuto con il suo vice-Angelino Alfano, poi con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini e con il titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi, altro pidiellino 'colomba'.

"Le decisioni e i toni incredibili usati oggi dal Pdl sono l'ennesima prova di irresponsabilità nei confronti del Paese". Lo afferma il segretario del Pd, Guglielmo Epifani aggiungendo che "il Pdl pensa a sfasciare tutto, a rendere instabile l'azione del governo volta a risolvere i problemi degli italiani".

"Se qualcuno pensa che siano forme di pressione. sappia che sono pressioni a vuoto". Lo afferma Dario Franceschini in riferimento alle annunciate dimissioni di massa del Pdl nel caso in cui Berlusconi dovesse decadere da senatore.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "si riserva di verificare con esattezza l'esito dell'assemblea del Pdl". Lo rende noto l'ufficio stampa del Quirinale.