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Voto di scambio in Lombardia: 50 euro alla ‘ndrangheta per ogni voto, arrestato Zambetti

Domenico Zambetti, assessore regionale della Lombardia alla Casa della giunta Formigoni, è stato arrestato con l'accusa di voto di scambio.
 L'uomo politico è accusato di voto di scambio per aver comperato 4.000 preferenze, in vista delle elezioni del 2010, pagando 200.000 euro a due esponenti della 'ndrangheta.

Nei confronti dell'assessore lombardo, Domenico Zambetti è stato ipotizzato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Dalle indagini è emerso che l'assessore avrebbe pagato 50 euro per ogni voto garantitogli dai due esponenti della 'ndrangheta.

All'assessore regionale lombardo, viene contestato di essere stato concorrente esterno nell'associazione mafiosa calabrese dal 2009 sino ad oggi.

"Ho revocato le deleghe all'assessore Zambetti. Ciò di cui si parla è estremamente grave": lo riferisce, via Twitter il presidente della Lombardia Roberto Formigoni, dopo l'arresto dell'assessore regionale alla Casa.

Dopo l'arresto stamattina dell'assessore alla Casa, Domenico Zambetti, il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni non prende in considerazione l'ipotesi di lasciare la presidenza della Lombardia. Alle domande dei cronisti, a margine di un evento a Milano, su sue possibili dimissioni, il governatore ha risposto: "L'accusa è estremamente grave, riguarda l'assessore Zambetti che è già stato sollevato dal suo incarico".
A suo carico vi sarebbero intercettazioni telefoniche che documentano le fasi del pagamento. L'arresto è stato chiesto dal pm della Dda Giuseppe D'Amico ed è stato disposto dal gip Alessandro Santangelo.

L'ordinanza firmata dal gip Alessandro Santangelo che viene eseguita in queste ore riguarda oltre all'assessore regionale Zambetti anche Ambrogio Crespi, fratello minore di Luigi, ex sondaggista preferito di Silvio Berlusconi. Era Crespi, secondo l'accusa, a rastrellare i voti nei quartieri periferici di Milano, grazie ai suoi numerosi contatti con la malavita organizzata.

 Sono 20 le persone arrestate (una ai domiciliari e 19 in carcere) nell'operazione che ha coinvolto l'assessore regionale alla casa Domenico Zambetti.

Nel comunicato emesso dal capo della procura Edmondo Bruti Liberati c'è anche l'indicazione di due obblighi di dimora.

I reati contestati sono oltre al voto di scambio, il concorso esterno in associazione mafiosa ('ndrangheta) e la corruzione.

 Con l'arresto di Domenico Zambetti, assessore alla Casa della Giunta Formigoni, sale a 13 il numero di esponenti politici - fra Giunta e Consiglio - indagati dal 2010, inizio della legislatura al Pirellone.

Proprio l'altro ieri, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo per falso e truffa il consigliere del Pdl Gianluca Rinaldin mentre la scorsa settimana è stato chiesto il rinvio a giudizio per varie ipotesi di reato, fra cui corruzione, per l'ex vice presidente dell'Aula, Filippo Penati, ex Pd.
La 'ndrangheta offrì voti a Sara Giudice, la cosiddetta "anti-Minetti": li scambiò per imprenditori, non indagata. Accertamenti sul padre.

Gli uomini della 'ndrangheta avrebbero contattato per le elezioni del 2010 anche Sara Giudice, la cosiddetta anti-Minetti, che contestò la candidatura nel 'listino' dell'igienista dentale. Secondo quanto si è appreso gli uomini della 'ndrangheta si sarebbero presentati come un gruppo di imprenditori.
Sara Giudice non sarebbe stata quindi consapevole del legame del gruppo con la criminalità e infatti non è indagata. Accertamenti, invece, sarebbero in corso nei confronti del padre, Vincenzo Giudice.

Questa sorta di 'elenco' stilato dai media per raccontare, in questi mesi, le vicende che intrecciano politica e giustizia in Regione Lombardia comprende il presidente Roberto Formigoni (Pdl), accusato di corruzione aggravata nella inchiesta sulla Fondazione Maugeri; l'ex presidente del Consiglio regionale, Davide Boni (Lega), accusato di corruzione; i due suoi ex vicepresidenti Penati appunto e Franco Nicoli Cristiani (Pdl, che, arrestato, si è dimesso dal Consiglio regionale), accusati a loro volta di corruzione; l'ex consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl), arrestato a gennaio con varie accuse fra cui la corruzione e la bancarotta fraudolenta.
Sia Boni sia Nicoli sia Ponzoni, fra l'altro, sono stati assessori regionali nelle Giunte precedenti.

Indagati, al Pirellone, anche il consigliere del Pdl Angelo Giammario, ex sottosegretario di Formigoni, per corruzione; l'attuale assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, accusato di finanziamento illecito; la consigliera Pdl Nicole Minetti, a processo per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile nell'ambito del caso Ruby.

In un'inchiesta per tifo violento è, invece, stato coinvolto l'assessore leghista Daniele Belotti. Fuori ormai dalla politica, dunque senza alcun incarico, ma dentro questo 'elenco' ci sono l'ex consigliere leghista Renzo Bossi (dimessosi per l'inchiesta sull'uso dei rimborsi elettorali del Carroccio nella quale è accusato di appropriazione indebita) e l'ex assessore sempre leghista, Monica Rizzi, sospettata in passato di aver prodotto dossier proprio per screditare avversari interni di Bossi Jr.