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Provincia Sassari – Lettera aperta al ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera: La costruzione di un nuovo gruppo nella centrale E.On di Fiumesanto, in Sardegna:una occasione (perduta?) per lo sviluppo del Paese

La lunga storia di promesse mancate e di impegni disattesida E.On per la centrale di Fiumesanto ci impongono, per dovere di verità echiarezza, la pubblicazione di questa lettera aperta che vuole essere unappello alle istituzioni regionali e nazionali. Verità e chiarezza che questamultinazionale tedesca ha tentato in questi anni di occultare per otteneresenza mai dare. La storia di questi ultimi anni lo dimostra: La centraletermoelettrica di Fiumesanto, di complessivi 1040 MW, è la più grande dellaSardegna e svolge un ruolo fondamentale per il sistema elettrico dell’isola.Dal sito stesso della centrale parte il cavo elettrico Sapei da 1000 MW che èstato realizzato recentemente da Terna con un investimento di circa 700milionidi euro. Il cavo collega la Sardegna con la penisola italiana.

Nel 2006 Endesa Italia, proprietaria a quel tempo dellacentrale, ha chiesto l’autorizzazione per la costruzione di un nuovo gruppo acarbone da 410 MW in sostituzione dei due gruppi a olio esistenti, ben piùinquinanti e che devono essere chiusi, per motivi ambientali, entro la fine del2013. La realizzazione di un nuovo gruppo a carbone di nuova tecnologiaconcorre anche a “giustificare” l’investimento sostenuto per la costruzione delSapei.

Nel 2007, a seguito del consenso espresso in merito da tuttele istituzioni locali, la Regione ha sottoscritto con Endesa Italia un accordo per larealizzazione del nuovo impianto.

Nel 2008 E.On ha deciso “liberamente” di acquistare lacentrale di Fiumesanto. In quel momento era quindi del tutto consapevole degliimpegni sul futuro di quel sito, sottoscritti poco tempo prima con la Regione. CiononostanteE.On, già nelle fasi successive all’acquisizione, ha manifestato riserve sullaopportunità di dar seguito a quegli impegni. Per superare ogni ostacolo, nel2009 la Regione– sollecitata da E.On – ha accettato di modificare in misura sostanziale icontenuti economici dell’accordo sottoscritto nel 2007, ritenuto troppo onerosodalla multinazionale tedesca.

Inoltre nel 2010 la Regione, con l’intesa degli enti locali, hasottoscritto con E.On un nuovo accordo che – per far ribadire il comuneinteresse rispetto al nuovo gruppo a carbone – favoriva le nuove iniziativedella multinazionale tedesca nel campo della produzione di energiafotovoltaica, poi realizzate vicino alla centrale di Fiumesanto, approfittandodei generosi incentivi pubblici del Conto Energia.

Alla fine del 2010, finalmente concluso il processoautorizzativo del nuovo gruppo a carbone, costato anni di lavoro a treMinisteri e al gran numero di enti pubblici coinvolti, E.On ha però abbandonatole attività di ingegneria indispensabili per realizzare il progetto oltre a nonaver eseguito quelle di bonifica dell’area destinata al nuovo impianto.

All’inizio di quest’anno il Ministero dello Sviluppoeconomico ha concesso a E.On una proroga dell’autorizzazione di diciotto mesi –ossia fino al settembre 2013 – proprio per consentire la bonifica del sito.

Recentemente E.On, per garantire gli azionisti, ha varato undrastico piano di riduzione dei costi e del personale, che dovrebbe coinvolgereoltre 100 lavoratori della centrale di Fiumesanto oltre a un gran numero di“indiretti” licenziati dalle imprese esterne in conseguenza del taglio delleattività di manutenzione della centrale.

E.On ha inoltre portato via dall’Italia e trasferito inGermania le fondamentali attività di acquisto e vendita di combustibili edenergia, con le relative conseguenze sul piano del gettito fiscale.

Il valore del progetto - La realizzazione di unainfrastruttura così importante come un nuovo gruppo termoelettrico, con uninvestimento di circa 600milioni di euro, costituisce una straordinariaopportunità di sviluppo economico per l’isola e le imprese italiane delsettore. È quindi un’occasione irrinunciabile per creare centinaia di posti dilavoro sia in fase di cantiere che nel successivo esercizio.

Il nuovo gruppo, che non introduce nuova potenza masostituisce le due unità a olio combustibile, è condizione necessaria perassicurare la sopravvivenza nel medio periodo del sito produttivo diFiumesanto, che altrimenti non avrà prospettiva di durata: gli altri due gruppia carbone esistenti sono stati costruiti oltre vent’anni fa, e la loro vitaresidua sarà legata ai limiti delle emissioni che si faranno sempre piùrestrittivi.

La centrale di Fiumesanto svolge un ruolo fondamentalenell’esercizio del sistema elettrico della Sardegna e il mancato rinnovo dialmeno parte della capacità installata costringerà, prevedibilmente, aconcedere “deroghe ambientali” per garantire la continuità del servizioelettrico.

Il mancato investimento sul sito avvierà una progressivaperdita di occupazione, a iniziare dal 2013, di complessivi 280 lavoratoridiretti e 200 indiretti, aggravando i già insostenibili livelli didisoccupazione raggiunti nel territorio.

Azioni richieste al Ministro e alle altre istituzioni - Chiediamoche una così grande opportunità di sviluppo e occupazione, ancora piùimportante nella gravissima crisi che vive il Paese, sia realizzata primapossibile.

Chiediamo che E.On venga sollecitata al rispetto dell’impegnoassunto per la realizzazione del nuovo gruppo a Fiumesanto, iniziando dallabonifica dell’area interessata, compreso l’impegno all’utilizzo del gas nonappena disponibile quale fonte di combustibile.

Chiediamo che le istituzioni esercitino il loro ruolo einfluenza affinché nessun lavoratore (diretto e indiretto) venga allontanatofino a quando non gli sia data la possibilità di ritornare nel ciclo produttivoattraverso la costruzione del nuovo impianto.

Chiediamo infine che i due gruppi a olio della centralesiano chiusi entro i termini stabiliti. Non accetteremo alcuna proroganecessaria al funzionamento della rete. I ritardi accumulati da E.On nonpossono essere pagati dal nostro territorio. Eventi come la perdita di oliodalla centrale, che solo un anno fa ha inquinato le nostre coste lungo untratto di oltre cento chilometri, non devono mai più verificarsi. Com