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Minacce agli insorti e a tutta la comunità internazionale dal figlio del sanguinario dittatore libico Gheddafi e avverte: Bengasi stiamo arrivando

La tensione è ormai alle stelle tra il regime di Muammar Gheddafi e la comunità internazionale. Nel frattempo sulla sponda nord del Mediterraneo si ipotizza il blocco navale e l'applicazione di una no fly-zone ed il presidente francese Nicolas Sarkozy che vorrebbe bombardare il bunker del rais. Dall’altra sponda sud il figlio del rais Saif al Islam avverte l'occidente che Tripoli non si arrenderà, e forte di una contrattacco che sembra aver avuto un largo successo nelle ultime ore, annuncia una "offensiva totale" contro gli insorti. 

A Bruxelles la Nato studia l'intervento militare, su cui però è necessario avere luce verde dal consiglio di sicurezza Onu. Il presidente francese invece non vuole aspettare: la Francia ha riconosciuto il Consiglio nazionale provvisorio di Bengasi come governo legittimo del paese ("decisione illegale" secondo Tripoli) e Sarkozy intenderebbe chiedere alla Ue bombardamenti mirati contro obiettivi militari di Gheddafi. Secondo il Nouvel Observateur, il presidente ha detto oggi a due esponenti dell'opposizione libica che Parigi Š pronta "se necessario, ad effettuare bombardamenti anche da sola". 

E il regime risponde per le rime: "Siamo nati qui e qui moriremo, anche se interviene l'Occidente", ha tuonato il figlio del rais, Saif Al-Islam Gheddafi, arringando migliaia di giovani sostenitori nella capitale. "'Voglio dire una cosa a Bengasi, stiamo arrivando. Vedo la vittoria davanti ai miei occhi", ha poi assicurato, scatenando l'entusiasmo dei sostenitori. 

La 'svolta' si è consumata nelle ultime 48 ore: a ovest Zawiya, 50 km dalla capitale e avamposto pià avanzato dell'insurrezione, sembra oramai saldamente nelle mani dei filo-governativi, mentre a est il regime annuncia la riconquista dello snodo petrolifero di Ras Lanuf - che ha subito oggi un intenso bombardamento aereo-navale - e punta verso Marsa el Brega, altro centro nevralgico per il petrolio libico. 

Gli insorti smentiscono di aver subito una così ampia battuta d'arresto, anche se e' indubbio che il regime abbia lanciato una controffensiva in grande stile, che ha costretto gli insorti alla ritirata. 

"Quattromila volontari solo ieri si sono arruolati nell'esercito - ha detto Saif: vogliono marciare verso est per liberare i propri cari, ostaggio di queste bande di criminali. Li faremo fuggire sulle navi britanniche che hanno attraccato a Bengasi, sempre che la regina d'Inghilterra non voglia mandare a combattere qui i soldati con la gonna". 

Il figlio del leader, di fatto numero due del regime, ha detto "sono tornato in pubblico per aiutare il Paese" e non ha risparmiato battute al vetriolo contro Sarkozy, uno di quelli "che veniva a ‘pietire’ i contratti per il petrolio". La Lega araba poi "vada all'inferno", ha aggiunto, forse sulla scia della posizione assunta dalle monarchie del golfo, che hanno bollato il governo libico come oramai "illegittimo". 

Gli insorti poi sono peggio degli animali: "Commettono ogni tipo di atrocità, decapitano gli innocenti e ad alcuni strappano il cuore, neppure gli animali lo fanno", ha detto Saif sulla scia delle raccapriccianti immagini "girate dagli insorti stessi" e trasmesse in continuazione dalla tv di Stato, in cui si vede chiaramente un cuore in bella mostra su una tavola, che sarebbe stato strappato a mani nude dal cadavere di un soldato fedele a Tripoli. 

Immediata la reazione di Londra, convinta che le affermazioni di Saif, e i bombardamenti odierni su Ras Lanuf, aprano una strada diretta per la no-fly zone. Anche la Casa Bianca alza il tiro: "Siamo in contatto diretto con l'opposizione - ha detto un portavoce -. Ci stiamo coordinando con questa per determinare il modo migliore per sostenere le loro aspirazioni". Gli Stati Uniti annunciano l'invio di team umanitari nell'est del paese. Pure la Russia, scettica sulla no-fly zone, ha bloccato oggi la vendita delle armi a Tripoli. 

Affermazioni che danno speranza agli insorti, ma anche nuova linfa al regime, che accusa l'Occidente e al Qaida di voler destabilizzare il Paese per lasciarlo in mano agli stranieri, che ovviamente pensano ad una sola cosa, secondo il governo libico: al petrolio. Proprio oggi, l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha detto "credo che la produzione di petrolio in Libia si fermerà molto presto, questione di giorni". 

Le forze di Gheddafi oggi hanno liberato un giornalista brasiliano arrestato, mentre un aereo greco è partito alla volta di Tripoli per recuperare i tre soldati olandesi catturati giorni fa.