Bruxelles, 18 Feb 2016 - Si preannuncia come un Consiglio europeo di fuoco quello che si è aperto a Bruxelles. Al centro del vertice la questione dell'uscita del Regno Unito dall'Ue e quella degli immigrati. Non si sbilancia il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk entrando al summit: "Siamo al centro di difficili e sensibili negoziati, ma di una cosa sono certo: è un summit 'o la va o la spacca'". Molto cauto anche il premier inglese David Cameron. "Combatterò per la Gran Bretagna" - ha detto all'ingresso - "se potrò ottenere un buon accordo lo prenderò, ma non accetterò un accordo che non risponde a quello di cui abbiamo bisogno". "Abbiamo un lavoro importante da fare oggi e domani e sarà duro".
Altro tema caldo quello della crisi dei migranti e anche in questo caso il vertice parte come al solito in salita: appena due giorni fa l'Austria ha annunciato l'intenzione di imporre stringenti controlli alle frontiere - incluse quelle con l'Italia - e quote agli ingressi. Il tetto che l'Austria intende imporre sull'accoglienza dei richiedenti asilo "sarebbe chiaramente incompatibile con gli obblighi rispetto alle leggi Ue e internazionali", dice il commissario Ue Dimitris Avramopoulos al ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl Leitner.
Su migranti Italia fa la sua parte, l'Ue? No a chiusura Brennero "Sono abbastanza ottimista e credo che nelle prossime ore ci sarà un accordo", ha detto al suo arrivo al Consiglio europeo il premier Matteo Renzi riferendosi al negoziato per evitare l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. "Credo - ha aggiunto - che sia ragionevole immaginare un accordo che consenta a Cameron di affrontare e, noi speriamo, di vincere il referendum" sulla Brexit "di giugno o quando sarà". E sulla questione migranti Renzi dice: "L'Italia è sempre pronta a fare la sua parte" sull'immigrazione, ma "la domanda è se è pronta l'Europa. Bisogna capire se si passa da una risposta tattica immediata a un orizzonte strategico di lungo periodo".
A giudizio di Renzi "serve una strategia a monte: investimenti di cooperazione internazionale nei territori di partenza, diplomatici come in Siria o in Libia, o economici come nel cuore dell'Africa. Le risposte in teoria ci sono vediamo se nella pratica c'è lo spazio per un accordo". Intanto "dobbiamo lavorare perché non vi siano emergenze nei Balcani: non sarà facile". E tornando sul tema posto dall'Austria, Renzi ha aggiunto: "Anche la richiesta degli austriaci è che funzionino i sistemi di relocations e anche i sistemi di rimpatri. La risposta è quella di chi dice: sia l'Europa a gestire la riallocazione ma anche i rimpatri. Noi siamo il Paese che ha fatto più rimpatri di tutti, ma se a farlo fosse l'Unione e insieme facesse investimenti di cooperazione internazionale in quel Paese, le cose funzionerebbero molto meglio". "Mi rendo conto che la situazione in Austria è comprensibilmente molto difficile. C'è un problema. Ma non possiamo pensare di chiudere il Brennero che è uno dei passaggi simbolici dell'Europa", ha detto Renzi.
"Sarebbe la fine dell'Europa. Un Paese o due non possono pagare il conto di un intero movimento globale di profughi che scappano da guerre e persecuzioni", ha dichiarato il ministro dell'Interno Angelino Alfano a margine di un incontro organizzato dal Ppe a Bruxelles prima del Consiglio Europeo, rispetto al rischio di un'area mini-Schengen, con l'esclusione di Grecia e Italia, come conseguenza dell'attivazione dell'articolo 26 del codice Schengen, che permette controlli alle frontiere interne fino a due anni. "L'Europa senza l'Italia non ha dove andare - osserva Alfano -. Questo assetto europeo col Regno Unito che fa il referendum per andar via ed eventualmente un'Italia che dovesse subire una scelta di questo genere, sarebbe un'Europa davvero inconsistente e senza un futuro".