Cagliari, 9 Ott 2025 - Gli ex presidenti della Regione, Antonello Cabras, Christian Solinas, Renato Soru e Angelo Roich, sono stati sentiti questa mattina dalla Commissione speciale sulla legge statutaria e le norme di attuazione dello Statuto speciale. In apertura dei lavori il presidente del Consiglio Piero Comandini (che presiede anche la Commissione Speciale a cui partecipano tutti i capigruppo), ha ribadito gli obiettivi dell’iniziativa: arrivare a una nuova legge statutaria che definisca forma di governo e rapporti tra i diversi organi della Regione e, allo stesso tempo, garantisca la più ampia partecipazione dei cittadini attraverso le norme che disciplinano i referendum e le leggi di iniziativa popolare. La Commissione avrà inoltre il compito di avviare una ricognizione delle materie e dei settori che necessitano dell’adozione delle norme di attuazione dello Statuto speciale: «Per far questo – ha detto Comandini – serve la massima collaborazione tra le forze politiche e il coinvolgimento della società sarda. Una legge statutaria non può essere fatta a colpi di maggioranza».
Il primo ex presidente a presentarsi davanti al parlamentino è stato Antonello Cabras (presidente della Regione da novembre 1991 a giugno 1994) che, in premessa, ha invitato la Commissione a tenere sempre presente il clima politico che condiziona di volta in volta i rapporti tra Stato e Regione: «Quando si fece la riforma del Titolo V della Costituzione in molti pensavano di cancellare le autonomie speciali. L’introduzione del concetto di autonomia differenziata ha permesso di scongiurare quel rischio. Quando si toccano queste materie è importante ricordare che l’ultima parola spetta sempre allo Stato. E’ bene essere realistici».
Cabras è entrato quindi nel merito della legge statutaria: «Una condizione necessaria per raggiungere l’obiettivo è che i rapporti nell’assemblea legislativa tra le diverse forze politiche siano stretti e condivisi. Queste leggi non si fanno solo con la maggioranza. Devono durare per più di una legislatura e, in una democrazia con alternanza al governo, è essenziale che tutti gli attori siano coinvolti. Prima di decidere occorre che ci sia perfetta sintonia altrimenti è meglio rinunciare».
Sulla forma di governo, l’ex presidente ha invitato la Commissione a una seria riflessione: «Da 20 anni in Sardegna c’è l’elezione diretta del Presidente della Giunta che prima veniva indicato dal Consiglio regionale. Vi invito a riflettere su questo e a valutare come ha funzionato la Regione con entrambi i sistemi. Questa riflessione è doverosa in tempi di scarsa partecipazione e crescente separazione dell’elettorato dalle istituzioni. I legislatori devono affrontare queste problematiche e cercare soluzioni. La democrazia diretta ha ridotto il peso del Consiglio e degli assessori. Se si mantiene il sistema attuale, a mio avviso, gli assessori dovrebbero essere nominati dal Consiglio su proposta del presidente, rispondendo alla legge e alle loro competenze come i ministri. Suggerisco di riesaminare il sistema attuale. Inoltre, credo che il numero attuale di assessori sia eccessivo, perché originariamente dimensionato per un Consiglio che poteva arrivare a 80 membri».
Sulla legge elettorale, Cabras ha ricordato come il sistema attuale sia strettamente legato alla forma di governo: «In Sardegna abbiamo il voto disgiunto che in altre regioni non esiste. Dobbiamo riflettere sul perché. Cambiare forma di governo richiederebbe una legge elettorale proporzionale. Anche il sistema di voto è responsabile della disaffezione dalla politica. L’astensionismo non è figlio solo della sfiducia nelle istituzioni, dipende anche dalla mancanza di un’adeguata offerta politica. Le leggi elettorali stanno diventando ad personam. Chiunque può proporre una legge e questo minaccia il sistema democratico. C’è poi una differenza tra le elezioni per il Parlamento e per il Consiglio regionale. Nel primo caso si vota senza preferenze. Personalmente sono a favore per un ritorno alle preferenze che consente agli elettori di scegliere».
Christan Solinas (presidente dal 2019 al 2024) ha illustrato alla Commissione il lavoro fatto nella precedente legislatura sottolineando la necessità di un’azione comune con le altre Regioni per il rilancio della specialità. «Fin dall’inizio, ho chiesto e ottenuto di rafforzare il gruppo di lavoro delle regioni speciali durante la Conferenza permanente delle regioni e province autonome. Con l’estensione della possibilità di adottare statuti di autonomia anche alle regioni ordinarie e il dibattito sull’autonomia differenziata, la Sardegna e le altre regioni speciali si trovano di fronte a un nuovo orizzonte. Dobbiamo promuovere la specialità più dell’autonomia. La nostra vera battaglia è rafforzare l’autogoverno della Sardegna e poi definire i rapporti tra gli organi istituzionali, la partecipazione attiva dei cittadini, la forma di governo e i sistemi elettorali. Oggi, gli statuti delle regioni speciali sono approvati con una norma costituzionale, mentre le regioni ordinarie possono seguire un percorso legislativo autonomo. La nostra legislazione è limitata dalla Costituzione e dallo Statuto. Paradossalmente, la nostra autonomia speciale è più vigilata e compressa rispetto a quella delle regioni ordinarie».
Solinas ha quindi ricordato l’azione portata avanti con le altre regioni a Statuto speciale per bilanciare l’azione delle regioni ordinarie: «Siamo arrivati a un testo condiviso che proponeva l’eliminazione del limite delle norme economiche e sociali per evitare l’impugnazione delle leggi da parte dello Stato, la tutela della lingua, un chiarimento sul rapporto delle leggi urbanistiche con ambiente e paesaggio; la potestà sui piani per il dimensionamento scolastico. A settembre del 2023 questo disegno di legge costituzionale ha raggiunto un punto di definizione per il Trentino Alto Adige. Il Consiglio valuti ora l’opportunità di riagganciarsi a questo treno. Personalmente sarei favorevole a unire le politiche statutarie alle locomotive più forti nel peso contrattuale con i governi»
Sulle norme di attuazione Solinas ha espresso qualche perplessità: «Sono state storicamente poche. Le commissioni paritetiche spesso non svolgono il loro lavoro per difficoltà oggettive. Nella passata legislatura, abbiamo proposto diversi decreti legislativi: dalle città metropolitane e province alla valorizzazione dei beni culturali in particolare riguardo alla valorizzazione della civiltà nuragica. Abbiamo anche proposto una tassa automobilistica regionale per sostenere il bilancio, una norma sull’insularità e una sull’ordinamento scolastico e sugli usi civici. È positivo che il Consiglio approfondisca questo aspetto. Non dovrebbe esserci bisogno di una Commissione speciale per trattare questi temi. Il Consiglio dovrebbe farlo ordinariamente».
Sulla legge elettorale, Solinas ha auspicato un ruolo più forte del Consiglio: «C’è bisogno di un sistema di pesi e contrappesi. La legge n.1 del 1977 va rivista, così come è necessaria una manutenzione legislativa su altri spezzoni normativi. Va fatto però con ordine, definendo prima di tutto il nuovo rapporto con lo Stato attraverso il rilancio della specialità». Solinas si è detto favorevole alla rimozione delle soglie di sbarramento: «Non sono strumenti che esaltano la democrazia, li abbiamo sempre combattuti anche a livello nazionale. Escludere dal Consiglio una forza che ottiene l’8% è una menomazione della democrazia– ha detto l’ex presidente della Regione – non bisogna confondere governabilità con buon governo. Il principio di rappresentatività va salvaguardato».
Solinas, infine, ha auspicato una correzione della legge per evitare i personalismi:«L’esasperazione del civismo ha portata alla proliferazione di liste fatte solo per eleggere singole persone. Il paradosso è che queste liste inserite nella giusta coalizione riescono ad ottenere seggi mentre partiti organizzati rimangono fuori».
Anche per Renato Soru (presidente della Regione dal 2009 al 2014) il tema in discussione è importante per dare nuovo slancio all’autonomia regionale.«E’ un tema ampio e nobile sul quale però occorre trovare unità di intenti, cosa che non è avvenuta in passato a causa di personalismi e interessi di parte. Spero che questa sia la volta buona».
Soru si è poi concentrato sul metodo da individuare per l’avvio delle riforme: «In passato si è ipotizzata un’Assemblea Costituente o una Commissione allargata alla società civile. Ci sono vantaggi e svantaggi in entrambi i casi. Personalmente ho qualche dubbio sulla prima ipotesi: non credo che in Sardegna ci sia un surplus di classe dirigente che permetta di formare una seconda Assemblea. Una Consulta potrebbe essere un buon compromesso».
Renato Soru ha sottolineato l’importanza della legge statutaria per “autodefinirsi e comprendere meglio le ragioni della propria autonomia”. A partire dalla forma di governo: «L’elezione diretta del presidente della Regione è ampiamente accettata in Sardegna anche se si stanno valutando le incongruenze. La distinzione dei poteri tra Giunta e Consiglio va chiarita, i poteri del Consiglio vanno precisati. L’assemblea legislativa potrebbe per esempio svolgere un ruolo più incisivo nella predisposizione dei documenti di programmazione europea dalla quale arrivano le principali risorse per le politiche regionali. Questa programmazione è attualmente in mano alla Giunta e al presidente della Regione che possono spostare centinaia di milioni di euro con facilità. Non voglio scatenare conflitti ma i suggerimenti di una commissione consiliare potrebbero favorire scambi di informazioni e condivisione di responsabilità preziosi».
Soru ha poi rimarcato le difficoltà nell’esercizio del potere regolamentare in capo alla Giunta: «L’esecutivo può predisporre piani e regolamenti. Però l’unico piano operativo è il Ppr, mancano invece in settori strategici come l’energia. I piani approvati non si capisce se abbiano potere normativo e siano solo linee di indirizzo».
Sulla legge elettorale Soru ha ribadito la necessità di modificare il sistema di voto: «Il forte premio di maggioranza, introdotto per garantire la governabilità, impatta con il principio di eguaglianza tra i cittadini. La legge attuale non garantisce la rappresentanza. Per due volte coalizioni con quasi il 10 per cento dei voti non hanno eletto consiglieri. Le soglie di sbarramento non evitano la frammentazione politica. Le coalizioni sono sempre più ampie con molte liste che inserite nella coalizione giusta eleggono propri rappresentanti con appena il 2 per cento dei consensi. L’esperienza di questi anni è sufficiente a convincerci che questo vulnus va eliminato».
L’ultimo contributo della mattina è arrivato da Angelo Roich (presidente della Regione da giugno 1982 a giugno 1984). L’ex esponente della Democrazia Cristiana ha concentrato il suo intervento sulla necessità di rilanciare l’autonomia speciale e, in particolare, l’attuazione dell’art.13 dello Statuto sul Piano di Rinascita: «Nel 1992 tutte le forze politiche avevano fatto fronte comune per ottenere il riconoscimento delle condizioni di svantaggio della Sardegna rispetto alle altre regioni italiane. Riuscimmo a produrre una proposta di legge per un nuovo Piano da 4.700 miliardi di lire. Dopo l’approvazione della Camera, il Senato decise di rimandare la decisione alla legislatura successiva. Non se ne fece più nulla. Fu un atto criminale. Ora, dopo oltre 30 anni, è arrivato il momento di riprendere in mano la questione». Per far questo, secondo Roich, un ruolo decisivo può essere giocato proprio dalla Commissione Speciale e dal suo presidente: «Il tema dell’autonomia è scomparso, se n’è parlato solo con la partita dell’insularità. La Sardegna non è una Regione uguale alle altre. Questo va tenuto sempre a mente. C’è bisogno di un’azione forte del Consiglio. Siamo assenti su questo fronte in Italia e in Europa».
Per Roich occorre rilanciare i punti più importanti dello Statuto attraverso la sua riscrittura senza escludere il ricorso a un’Assemblea Costituente. «Fondamentale è restituire un ruolo centrale al Consiglio altrimenti si rischia di avere in Sardegna un’autonomia autarchica. L’elezione diretta del presidente della Regione richiede poteri controbilanciati. Attualmente il Consiglio non ha armi per ottenere un riequilibrio. Serve una nuova legge che restituisca sovranità all’Assemblea legislativa». Giudizio negativo anche da parte di Roich per la soglia di sbarramento presente nell’attuale legge elettorale: «Questo strumento pensato come antidoto alla frammentazione politica ha fallito. Oggi proliferano i partiti personali senza programmi e valori».
Roich, infine, ha auspicato un’azione comune tra consiglio regionale e parlamentari sardi per riaffermare il valore costituzionale dello Statuto speciale: «Il Consiglio torni ad essere la voce del popolo sardo».
I lavori della Commissione proseguiranno giovedì prossimo con le audizioni degli ex presidenti della Regione Francesco Pigliaru e Mauro Pili, e del Consiglio regionale Giacomo Spissu, Gianfranco Ganau, Michele Pais e Gianmario Selis. Com
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