Cagliari, 28 Giu 2025 - Ogni anno in Sardegna si consumano 750 milioni di metri cubi d’acqua per uso potabile, per l’irrigazione dei campi e per l’industria. Oltre il 50% si perde per strada a causa di una rete di distribuzione fatiscente. E’ il più importante punto di criticità del sistema idrico della Sardegna emerso nel pomeriggio in Consiglio regionale nel convegno sulla gestione dell’acqua nell’era dei cambiamenti climatici organizzato dall’associazione degli ex consiglieri regionali. All’incontro, introdotto dall’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Laconi Paolo Pisu, hanno preso parte il presidente del Consiglio Piero Comandini, l’assessore ai Lavori Pubblici Antonio Piu, la presidente di Anci Sardegna Daniela Falconi, il direttore generale di Enas Giuliano Patteri, il presidente di Abbanoa Giuseppe Sardu, il presidente di Anbi Gavino Zirattu, il docente dell’Università di Cagliari Giorgio Querzoli. Un dibattito lungo e articolato da cui è arrivata un indicazione unanime per un sistema integrato di gestione delle risorse idriche in grado di far fronte ai cambiamenti climatici che, a livello globale, rendono l’acqua un bene sempre più difficile da reperire e una risorsa preziosa da maneggiare con estrema cura. «E’ un tema destinato ad assumere un’importanza strategica in futuro – ha detto il presidente dell’associazione degli ex consiglieri Eliseo Secci - per questo lo abbiamo voluto mettere al centro di questo incontro invitando enti ed operatori che si occupano di acqua. Un’occasione per fare il punto della situazione e dare indicazioni utili alle istituzioni». Obiettivo condiviso con il coordinatore dell’associazione dei Parlamentari Michele Cossa secondo il quale la gestione dell’acqua rappresenta oggi la soglia tra la sostenibilità e la crisi del sistema per tutta la società sarda: «Corretta gestione e programmazione – ha detto Cossa – sono i presupposti per garantire coesione sociale e diritti della cittadinanza».
Tema che la politica dovrà affrontare con decisione e coraggio, secondo il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini: «È un argomento di fondamentale importanza – ha detto – in questo settore c’è bisogno di grossi investimenti. Basta però con la parcellizzazione degli interventi, serve concentrarsi su due o tre opere strategiche oltre a riscrivere il sistema della Governance. In Regione la competenza sulla risorsa idrica è divisa tra vari assessorati. E’ ora di pensare a un’unica cabina di regia».
Esigenza sentita da tutti visti anche i numeri forniti dal direttore di Enas Giuliano Patteri: «La situazione di quest’anno è la peggiore degli ultimi anni – ha detto – il clima che cambia è un argomento che non può essere eluso. Il problema non sono le precipitazioni, ma le piogge localizzate che portano acqua in alcuni territori e ne lasciano a secco altri. In Sardegna abbiamo però la fortuna di avere una gestione unitaria che fa riferimento alla Regione. Tutte le risorse presenti sono messe a disposizione del sistema regionale che decide poi come utilizzarle. La governance unitaria è un nostro punto di vantaggio rispetto a quello che succede in altre Regioni che hanno invece un sistema di gestione parcellizzato». A vantaggio della Sardegna anche la presenza di 59 dighe che consentono di accumulare acqua e di distribuirla in quasi tutto il territorio utilizzando anche le interconnessioni realizzate negli anni scorsi. Modello virtuoso che recentemente ha permesso di trasferire dal Tirso al Flumendosa 90 milioni di metri cubi d’acqua per l’irrigazione dei campi della Sardegna meridionale. Complessivamente i bacini sardi hanno una capacità di invaso di quasi due miliardi di metri cubi, sufficiente per tutta l’Isola, di gran lunga superiore rispetto a quella di altre regioni del Sud come la Sicilia».
Tutto questo però non basta. Per migliorare accumulo e distribuzione c’è bisogno di intervenire su diversi settori. Alcuni li ha indicati il presidente di Abbanoa Giuseppe Sardu: «Il rinnovo della rete di distribuzione con la sostituzione delle vecchie condotte è una nostra priorità. Molti interventi sono stati programmati ma pochi realizzati – ha detto - non c’è bisogno di riprogettare ma partire da alcuni snodi importanti». Per Sardu occorre inoltre lavorare anche sul fronte delle acque reflue: «Su 140 milioni di metri cubi provenienti dai depuratori la stragrande maggioranza viene dispersa nell’ambiente. Occorre trovare il modo di reimpiegare le acque reflue e trasformarle in risorsa».
Un piano di manutenzione straordinaria della rete di distribuzione ha invocato anche il presidente di Anbi Gavino Zirattu: «Dei 450 milioni di metri cubi messi a disposizione per l’agricoltura oltre 100 si perdono nelle reti colabrodo. E’ un’enormità. Un altro punto di criticità è l’assenza di invasi in alcuni territori: si decida se costruire nuove dighe o lavorare invece alle interconnessioni».
Di grande interesse l’intervento del docente universitario Giorgio Querzoli che ha insistito su un cambio di rotta nella gestione della risorsa: «L’acqua ha una funzione multisettoriale che non riguarda però solo l’uso potabile, agricolo e industriale. E’ importante anche dal punto di vista ambientale per garantire le biodiversità e la sostenibilità. Per non parlare dello sviluppo turistico in particolare nelle zone interne. La gestione corretta della risorsa è un arma potente contro lo spopolamento». Querzoli ha poi parlato degli effetti dei cambiamenti climatici che in Sardegna hanno avuto un forte impatto negli ultimi 20 anni: «Nell’isola la temperatura media è aumentata di 2,1 gradi contro la media di 1,4 gradi del Mediterraneo. E’ un dato preoccupante che impone un approccio diverso nella gestione della risorsa. Oggi bisogna prepararsi anche ad eventi imprevedibili. Una corretta gestione degli invasi mitiga il problema dei cambiamenti climatici. Occorre privilegiare il concetto di pubblica utilità. Si pensi, per esempio, al sistema idroelettrico. Oggi si utilizza acqua per produrre energia, ma l’acqua utilizzata va dispersa. Bisogna invece puntare sull’accumulo, utilizzando i sistemi idroelettrici per pomparla dove serve oltre ad utilizzarla per la produzione di energia».
Sull’esigenza di una nuova governance si è concentrato l’intervento di Daniela Falconi: «I comuni sono i primi presidi democratici del territorio. Ai sindaci si rivolgono i cittadini in caso di disservizi. Eppure i comuni contano poco. C’è uno squilibrio evidente - ha detto la presidente di Anci – la legge impone alla Regione di cedere il 50% delle quote ai Comuni. Ci sono diverse criticità dovute a una visione centralistica lontana dai territori, disservizi sempre più frequenti e una crescente sfiducia da parte dei cittadini». La soluzione, secondo Falconi, passa attraverso un piano di infrastrutture condiviso e una riforma dell’organizzazione dell’ente gestore in ottica federale.
Cambio di rotta invocato anche dal sindaco di Ballao Chicco Frongia che ha stigmatizzato l’eccesss di accumulo delle risorse idriche che sta andando a modificare i bacini idrografici con conseguenze pesanti sull’ambiente: «Il fiume più grande della Sardegna, il Flumendosa, è ormai scomparso. L’acqua che arriva dal Gennergentu viene accumulata in Ogliastra e nel Sarcidano con grossi danni all’eco sistema. Pe questo il mio Comune ha chiesto 20 milioni di euro all’anno di risarcimento. Bisogna pensare a un sistema di accumulo diverso coe si fa in Israele dove l’80% dell’acqua proviene dai dissalatori».
All’assessore Antonio Piu il compito di tirare le conclusioni: «Per arrivare a un sistema integrato di gestione della risorsa idrica occorre ragionare con una visione d’insieme – ha detto – in questi 13 mesi di governo abbiamo affrontato diverse emergenze come quella drammatica della Baronia la scorsa estate oggi risolta grazie ad alcuni interventi che hanno permesso di portare acqua dalla diga del Liscia liberando il peso che gravava sulla diga di Maccheronis. Un altro intervento lo stiamo realizzando nella Nurra, il territorio che oggi soffre maggiormente la carenza d’acqua. Qui ci sono 66 milioni di euro a disposizione del Pnrr. Abbiamo indicato marzo 2026 come termine ultimo della spendita delle risorse».
L’assessore ha poi risposto alla presidente dell’Anci sula richiesta di un cambio di governance nell’Ente gestore: «La Regione non può cedere le quote ai Comuni gratuitamente – ha detto Piu – per far questo serve un riconoscimento di carattere finanziario di Abbaona altrimenti si rischierebbe un danno erariale».
L’assessore infine ha auspicato una collaborazione con tutti gli enti per migliorare la gestione tenendo sempre presente che l’acqua deve essere prima di tutto considerata come un bene pubblico da tutelare. Red-com
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