Press "Enter" to skip to content

La Consulta boccia il governo: legittima la norma regionale sulla possibilità di richiamare i medici in pensione. La presidente Todde: “continuiamo a lavorare solo nell’interesse della Sardegna”. 

Cagliari, 20 Giu 2025 - La Corte Costituzionale ha respinto la questione di legittimità sollevata dal Governo sull’articolo 1, comma 1, della legge regionale n. 12 del 20 agosto 2024 della Regione Autonoma della Sardegna. Con la sentenza n.84, depositata oggi, la Consulta ha dato incondizionatamente ragione alla Regione. 

“Apprendiamo con soddisfazione che oggi la Corte costituzionale ha respinto la questione di legittimità costituzionale in merito alla nostra legge regionale in cui si autorizzavano i medici di medicina generale in pensione ad aderire a progetti di assistenza primaria e continuità assistenziale per assicurare la completa copertura delle cure primarie nelle aree disagiate e a disporre dei ricettari. Continuiamo a lavorare a testa alta nel solo interesse dei sardi e della Sardegna”, è il commento della presidente Alessandra Todde. 

“Siamo molto soddisfatti per la sentenza della Corte Costituzionale che riconosce in via prioritaria ed inequivocabile il diritto alla salute dei sardi e riconduce alla competenza legislativa della Regione Sardegna la facoltà ad agire per tutelare questo diritto, sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 32”, commenta l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi. 

La Corte Costituzionale nel rigettare il ricorso presentato dal Governo ha sostanzialmente riconosciuto che, con la norma adottata, la Regione ha fatto quanto in suo potere per assicurare l’assistenza sanitaria di base anche a quei cittadini che vivono in territori sprovvisti di medici di medicina generale. Una misura organizzativa temporanea che va nella direzione della tutela della salute e che quindi è un esercizio legittimo delle competenze regionali in materia. 

La Presidente del Consiglio, invece, nell’impugnare la norma regionale ha sostenuto che la Regione Sardegna avrebbe ecceduto le proprie competenze statutarie e violato l’articolo 117, comma 2, lettera L della Costituzione, che riserva allo Stato la competenza in materia di ordinamento civile. Vale a dire che spetta al Governo la competenza esclusiva nella stipula dei contratti collettivi di lavoro. La norma impugnata, secondo il Governo, contrastava con l’Accordo collettivo nazionale del 2024, che stabilisce l’incompatibilità lavorativa del medico in pensione (articolo 21, comma 1, lettera J dell’Accordo). La Corte invece, pur sottolineando che l’Accordo è volto a dare uniformità regolatoria del rapporto di lavoro convenzionale dei medici di medicina generale e quindi l’omogeneità dei livelli essenziali di assistenza sul territorio nazionale, ha riconosciuto l’interesse preponderante delle Regioni ad adottare misure organizzative straordinarie e con valenza temporale circoscritta per rispondere alle criticità emerse sul territorio di loro competenza. 

“La Regione ha disposto in via emergenziale un provvedimento che non prevarica alcuna normativa ma al contrario, individuava una soluzione a carattere temporaneo per non privare i cittadini sardi, soprattutto nelle aree disagiate, di un servizio essenziale come quello della continuità assistenziale potendo usufruire della disponibilità a titolo volontario dei medici in pensione”, commenta Bartolazzi, che poi sottolinea: “Questa sentenza apre nuovi scenari giurisprudenziali a livello nazionale. La Sardegna è apripista di buone prassi che potranno ora essere adottate anche da altre regioni italiane”. Com

More from ARCHIVIOMore posts in ARCHIVIO »

Comments are closed.