Cagliari, 6 Giu 2023 - Sono circa 140 mila le unità abitative, attualmente ricadenti nella classe energetica G (la più bassa), che potrebbero essere interessate in Sardegna dalla direttiva Case Green ratificata dal Parlamento Europeo all’inizio di maggio. La normativa – che mira ad incrementare la frequenza delle ristrutturazioni e ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra nel settore edilizio – prevede infatti che tutti gli edifici residenziali europei debbano raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033.
In base ad un report del Centro Studi della Cna Sardegna solo per raggiungere il primo dei due obiettivi (classe energetica E) limitato al 15% delle abitazioni più energivore, ogni anno nell’isola potrebbe essere necessario intervenire su circa 14.000 abitazioni all’anno con un investimento complessivo di 7,8 miliardi in 10 anni. Un dato da comparare con la "normale" attività di ristrutturazione che negli ultimi dieci anni ha comportato un esborso di circa 11,6 miliardi.
“Si tratta di un ritmo maggiore di quello raggiunto nell’ultimo biennio con i lavori del superbonus 110%, ovvero, 16.800 unità abitative in poco più di due anni (12.572 nel solo 2022) – spiegano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente della Cna Costruzioni Sardegna -. In termini di investimento atteso, considerando le similitudini con la tipologia di intervento relativa al superbonus (anche il quel caso l’obiettivo era di innalzare di due classi l’efficienza energetica degli immobili), si può considerare un costo medio per intervento di 56mila euro (valutati a valori costanti 2019). Così facendo si arriva a una stima complessiva di 7,8 miliardi, un dato da comparare con la “normale” attività di ristrutturazione che, guardando alle stime Cresme, negli ultimi dieci anni ha comportato un esborso di circa 11,6 miliardi (a valori costanti 2019). Gran parte di questi investimenti sono da considerarsi aggiuntivi, riferiti, cioè, ad abitazioni che non sarebbero oggetto di interventi in mancanza di obbligo di legge. Ovviamente molto dipenderà dalla ridefinizione delle classi energetiche, che determinerà la profondità dell’intervento edilizio necessario per raggiungere le performance richieste dalla normativa. In qualche caso, infatti, potrebbe non essere necessario intervenire sulle facciate tramite cappotto termico, e questo ridurrebbe il costo complessivo dell’intervento”.
Negli ultimi dieci anni l’attività di riqualificazione abitativa in Sardegna, alimentata dai vari schemi di incentivazione alternatisi negli anni, ha mostrato una notevole vivacità. Tra il 2013 e 2022 sono state oggetto di interventi di ristrutturazione (con importo complessivo dei lavori superiore a 3mila euro) più di 336 mila unità abitative, circa 33.600 ogni anno. Si tratta di un terzo dell’intero parco residenziale regionale. Valutato ai prezzi del 2019, prima, quindi, dell’impennata dei costi osservata negli ultimi anni, l’investimento decennale complessivo si stima intorno agli 11,6 miliardi di euro.
L’anno appena passato ha rappresentato il picco storico per l’attività di riqualificazione in Sardegna, con più di 2 miliardi di euro investiti (a valori costanti del 2019) e 52.500 abitazioni ristrutturate, uno sforzo di investimento che segue il record precedente del 2021, 1,5 miliardi e 46 mila abitazioni, per un totale, in due anni, di 3,6 miliardi e 98 mila abitazioni. Nel corso dell’ultimo biennio, il superbonus 110% e, soprattutto, l’introduzione del meccanismo di cessione del credito di imposta e dello sconto in fattura hanno alimentato la corsa alla ristrutturazione edilizia.
In Sardegna, in base ai monitoraggi mensili dell’Enea, al 31 dicembre 2022 le asseverazioni per i lavori incentivati con il superbonus sono state 13.178: si può stimare come siano state riqualificate con il superbonus circa 16.778 abitazioni, 4.206 il primo anno e 12.572 nel 2022. Il costo complessivo degli interventi, considerano l’intero periodo (seconda parte del 2020 fino al 2022) è stato di circa 2 miliardi di euro valutati a valori correnti, che diventano 1,6 miliardi ai prezzi del 2019. In altri termini, il superbonus, pur interessando negli ultimi due anni “appena” il 17% delle abitazioni ristrutturate (16.800, appunto, su un totale di circa 98 mila) ha assorbito il 44,3% degli investimenti (1,6 contro 3,6 miliardi totali ai prezzi del 2019). Considerando solo il costo dei lavori edilizi si può stimare che il costo per un intervento di riqualificazione, finanziato col superbonus, in grado di innalzare di due classi energetiche le performance di un’unità abitativa in Sardegna sia stato di circa 56.300 euro (ai prezzi del 2019). Questo numero ci tornerà utile poco più avanti.
L’intensa attività di ristrutturazione ha migliorato la condizione di una parte del vetusto patrimonio edilizio della Sardegna, ma moltissimo è ancora da fare, specialmente in termini di performance energetica degli edifici. In base alle ultime stime del Cresme, nel 2021 erano presenti in Regione circa 978 mila unità abitative, di cui circa il 37,5% aveva ormai più di 50 anni. Le abitazioni in edifici costruiti prima del 1920 erano invece circa 46.700, il 4,8% del totale.
Comments are closed.