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La Procura contraria alla revoca del 41 bis. Nordio: “Donzelli non ha violato segreti”.

Roma, 3 Feb 2023 - "La natura del documento non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati". Lo afferma il ministro della Giustizia Carlo Nordio con riferimento al documento citato dal deputato Giovanni Donzelli in Parlamento sul caso Cospito. "La rilevata apposizione della dicitura "limitata divulgazione", presente sulla nota di trasmissione della scheda, rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza, disciplinate dalla legge 124/07 e dai Dpcm di attuazione ed esclude che la trasmissione sia assimilabile ad un atto classificato, trattandosi di una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dall'anno 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria". Lo afferma il ministro Nordio sempre con riferimento al documento citato in Parlamento dal deputato di FdI Giovanni Donzelli.

"Quando siamo arrivati" al compound di quattro celle in cui era detenuto anche Cospito, "è chiaro che la polizia ci ha portato davanti alla cella di Cospito, ma io stavo già parlando con il detenuto della terza cella, Verini con quello della quarta. Inutile dire che 'Cospito vi ha ordinato'" di parlare con gli altri detenuti: "è una cretinata. Nessuno ci ha ordinato niente".  Comincia così la ricostruzione della capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, sulla visita della delegazione del Pd al carcere di Sassari, dove era detenuto Alfredo Cospito in regime di 41 bis.

"Cospito ha detto - ricorda Serracchiani - 'non parlate solo con me ma anche con gli altri detenuti' e noi gli abbiamo risposto 'Guardi, che lo avremmo anche fatto'. Ricordo che Andra Orlando ha detto: 'Se non vuole parlare, noi siamo venuti qui semplicemente a vedere le sue condizioni di salute'. Questo è quel che è stato. Io ho parlato con quei detenuti come avrei parlato, e ho parlato, con qualunque detenuto incontrato quel giorno in carcere". Le ricostruzioni che si discostano da quanto accaduto, aggiunge Serracchiani, sono "fango, e miseria di chi non sa come venir fuori da una situazione in cui si è ficcato".

Prima di arrivare alla cella di Cospito, ripercorre ancora Serracchiani, "abbiamo parlato a lungo con la direttrice a scavalco" del carcere e abbiamo parlato a lungo con il capo della polizia facente funzione. Poi abbiamo visitato la parte dei detenuti comuni, abbiamo visto dove sono le donne e dove sono purtroppo anche dei bambini. Abbiamo visto le infermerie dove vengono curati tutti i detenuti e abbiamo parlato anche con il medico che ha in cura in particolare i detenuti al 41 bis". Dopodiché, aggiunge Serracchiani, "siamo andati nella sezione del 41 bis, formato da dei compound di 4 celle. In uno di questi settori da quattro celle ci sono quattro detenuti, uno di questi detenuti è Cospito. Come è fatto il compound? Tu entri - è la descrizione di Serracchiani - e c'è un unico corridoio e tutte e quattro le celle si affacciano su quel corridoio, è piccolo. Per cui se entri in quel corridoio, inevitabilmente se loro si affacciano alla cella, li vedi e parli con tutti e quattro. Cosa che avremmo comunque fatto a prescindere da qualunque cosa avesse detto Cospito", conclude.

"Per quando riguarda l'organizzazione del corteo comunichiamo che da stasera rimarremo qui e usciremo sabato".

Così è stata annunciata l'intenzione di "occupare" l'aula 1 della facoltà di lettere dell'università La Sapienza, nel corso dell'assemblea pubblica in solidarietà con Alfredo Cospito e contro il 41 bis. Alcune decine di persone hanno intanto manifestato a Genova, non si sono registrati incidenti.

C'è "una sola via d'uscita" su quanto accaduto: "le dimissioni dal ruolo di vicepresidente del Copasir di Donzelli e le dimissioni con revoca delle deleghe di Delmastro da sottosegretario, per giunta con delega al Dap. Perché quello che sta emergendo per stessa ammissione di Delmastro, che oggi ha detto di aver passato a Donzelli informazioni riservate, è di una gravità inaudita": lo afferma la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, sul caso Cospito.

Parere contrario alla revoca del 41 bis ad Alfredo Cospito è stato dato al ministero della Giustizia dal procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo. Lo scrive l'agenzia Ansa citando fonti qualificate, secondo le quali il documento conterrebbe dei riferimenti alla necessità di monitorare costantemente le condizioni di salute del detenuto.

Verrà annunciata domani nell'Aula della Camera la costituzione del giurì d'onore che è stato chiesto dalle opposizioni dopo le affermazioni, pronunciate lo scorso 31 gennaio nell'Emiciclo di Montecitorio, da Giovanni Donzelli (Fdi) nei confronti di contro quattro deputati deputati del Pd tra cui il capogruppo Debora Serracchiani. A quanto apprende l'ANSA, il giurì, le cui conclusioni sono inappellabili (la relazione conclusiva viene semplicemente letta in assemblea ma non viene discussa né votata) sarà composto da cinque deputati, ma non si sa ancora chi lo presiederà: il vicepresidente Giorgio Mulè si è detto a ciò indisponibile in quanto presiedeva l'Assemblea quando i fatti sono avvenuti.  Il regolamento della Camera (all'articolo 58) stabilisce che, quando nel corso di una discussione, un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al presidente della Camera di nominare una commissione - il cosiddetto Giuri' d'onore, appunto - per giudicare la fondatezza dell'accusa. Alla commissione può essere assegnato un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera che ne prende atto senza dibattito nè votazione. Non è specificato il numero dei giurati, che solitamente sono stati solo un paio. Si tratta, dunque, di uno strumento eminentemente interno, che come è stato più volte autorevolmente ribadito, non ha poteri assimilabili a quelli dei magistrati e il suo ambito di azione è solamente interno. Si tratta di un retaggio ottocentesco, che era già previsto nel Parlamento del Regno d'Italia. Nella Prima Repubblica si fatto sovente ricorso al Giurì d'onore. Famosi sono rimasti quelli che riguardarono il democristiano Paolo Cirino Pomicino ed il socialista Franco Piro e, ancor prima, quello tra il missino Giorgio Pisanò e il democristiano Bisaglia. Nella Seconda Repubblica a subirlo uin paio di volte fu Franco Barbato di Italia dei Valori. A volte il giurì viene evitato se preceduto dalle scuse dell'"accusato". L'unico Giurì d'onore che si ricorda essere stato presieduto dallo stesso presidente della Camera è quello (era il dicembre 1999) su una presunta vicenda di "compravendita" di parlamentari che vedeva coinvolti l'ex leghista Paolo Bampo e Luca Bagliani dell'Udeur. Presieduto da Luciano Violante, venne composto anche dai quattro vicepresidenti di Montecitorio. 

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