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Russiagate, questa volta guai seri anche per l’instabile presidente americano. Flynn incriminato: fu spinto a parlare con Mosca, poi mentì all’Fbi

Il Russiagate fa cadere una nuova, pesante tegola sulla testa del presidente degli Stati Uniti. L'ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca - per soli 24 giorni - Michael Flynn, è pronto a testimoniare che gli fu ordinato di contattare i russi, inizialmente per coordinare gli sforzi contro l'Isis in Siria. E' quanto riferisce la Abc, dopo che oggi Flynn si è dichiarato colpevole di aver mentito all'Fbi quando negò di aver avuto contatti con Mosca e, in particolare, con l'allora ambasciatore russo a Washington, Serghey Kislyak, a fine 2016.

Sarebbe Jared Kushner la persona che secondo le testimonianze di Michael Flynn gli avrebbe chiesto di incontrare i funzionari del governo russo. Lo sostengono diversi media Usa, tra cui Nbc News, Bloomberg e il Washington Post. Nei documenti depositati, Flynn non nomina direttamente il genero e consigliere di Trump, ma lo identifica come "un funzionario importante" del presidente.

Secondo fonti vicine a Flynn, citate dall Abc, l'ex generale si è sentito abbandonato dal presidente Usa e ha deciso solo nelle ultime 24 ore di collaborare completamente con l'inchiesta sul Russiagate gestita dal procuratore speciale Robert Mueller. Flynn per il solo reato di aver mentito ai federali sui suoi contatti con l'ambasciatore russo rischia fino a 5 anni di detenzione ma potrebbe ottenere importanti sconti di pena se la sua testimonianza portasse a sviluppi ulteriori.

Immediata la replica della Casa Bianca. "Nei capi di accusa e nella dichiarazione di colpevolezza di Flynn non c'è nulla che coinvolga altre persone. Il caso riguarda solo lui", è il commento a caldo.  La Casa Bianca getta dunque acqua sul fuoco e sottolinea come Flynn sia stato consigliere per la sicurezza nazionale per 25 giorni e sia stato poi licenziato proprio a causa delle sue false dichiarazioni sugli incontri con l'ambasciatore russo. Ricorda, inoltre, come Flynn in passato sia stato un funzionario anche dell'amministrazione Obama. "La conclusione di questa fase del lavoro del procuratore speciale - aggiunge un portavoce - dimostra ancora una volta come questi si stia muovendo rapidamente per una veloce e ragionevole conclusione" delle indagini sul Russiagate.

Dopo l'ex capo della campagna elettorale (da maggio ad agosto 2016) di Trump, Paul Manafort, il socio Rick Gates ed il consigliere per la politica estera, George Papadopoulos (anche lui dichiaratosi colpevole di aver mentito ai federali), Flynn è il quarto ma finora il più importante membro dello staff di Trump a finire nelle maglie del Russiagate.

Dalle carte depositate oggi nell'udienza in cui si è dichiarato colpevole era emerso solo che fu intorno "al 22 dicembre 2016 che un membro molto importante (di cui non viene rivelata l'identità, ndr) della squadra di transizione" (che gestì il passaggio di consegna da Barack Obama a Donald Trump) del presidente eletto "a dare istruzioni" all'allora generale in congedo Michael Flynn - formalmente un privato cittadino - "di contattare funzionari stranieri di governi stranieri, inclusa la Russia". E' quanto emerge dall'ammissione di colpevolezza per aver mentito all'Fbi fatta da Flynn, il quale chiese - violando il Logan Act del 1799, che vieta espressamente a privati cittadini di avere contatti con funzionari di governi stranieri - all'allora ambasciatore russo a Washington, Serghei Kislyak, l'aiuto di Mosca per bloccare - cosa che non avvenne - la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che - con il placet irrituale degli Usa di Barack Obama - condannò le colonie israeliane in Cisgiordania.

Le false dichiarazioni rilasciate da Michael Flynn all'Fbi e al procuratore speciale sul Russiagate, Robert Mueller, sulle collusioni tra lo staff elettorale di Trump e Mosca per vincere le elezioni presidenziali dell'8 novembre 2016 hanno "ostacolato" l'inchiesta, di fatto configurando il reato di intralcio della giustizia. Così Mueller sull'ammissione di colpevolezza fatta oggi da Flynn: "Le false dichiarazioni e le omissioni (l'aver taciuto su particolari determinanti) hanno ostacolato e, fino a prova contraria, hanno avuto un impatto materiale sulle indagini in corso dell'Fbi sull'esistenza di qualsiasi legame o coordinamento" tra la squadra della campagna elettorale di Trump e Mosca.

La Casa Bianca ha annunciato ai giornalisti che è stata cancellata la 'photo opportunity' di Donald Trump con il primo ministro libico, Fayez al-Sarraj. Sarebbe stata la prima opportunità per fare domande a Trump sull'accordo tra Flynn e il procuratore speciale Robert Mueller.

Il Russiagate scuote i mercati finanziari. Immediata la reazione degli investitori con Wall Street in deciso calo e vendite anche sul dollaro. A Wall Street l'indice Dow Jones cede lo 0,60%, peggio il Nasdaq, che accusa una flessione dell'1,15%. Effetti negativi anche sul dollaro che stava recuperando terreno. Il biglietto verde torna sotto pressione e scivola oltre quota 1,19 sull'euro.  Gli sviluppi del Russiagate spingono gli investitori verso beni rifugio. Torna a salire l'oro, che mostra un progresso dello 0',85% portandosi a ridosso dei 1,300 dollari l'oncia. Mantiene l'intonazione positiva il petrolio che torna sui massimi da oltre due anni.

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