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Aggredito da altri detenuti l’uomo arrestato per l’omicidio della piccola fortuna

Cagliari, 1 Mag 2016 - Raimondo Caputo, 43 anni, l'uomo accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, di 6 anni, a Parco Verde di Caivano il 24 giugno 2014, è stato aggredito da altri detenuti nella cella in cui si trovava, nel carcere di Poggioreale. Lo si apprende dal Procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, che precisa che Caputo "presenta i segni dell'aggressione, ma nulla di grave". Caputo è stato quindi trasferito in cella di isolamento per motivi precauzionali per la sua incolumità. Sono stati gli agenti penitenziari a salvarlo dall'aggressione dei compagni di cella. "L'uomo - spiega il segretario generale del Sappe, Donato Capece - era recluso nel reparto che accoglie i 'sex offender'. Alcuni di loro ieri lo hanno aggredito a calci e pugni e solo il pronto intervento degli agenti penitenziari ha evitato per lui danni più gravi".

Il papà di Fortuna parla dell'ultimo incontro con sua figlia, il 9 marzo del 2014. "Mi ha dato un abbraccio fortissimo e io non avevo capito che era questo l'abbraccio. Forse voleva farmi capire qualcosa, purtroppo il tempo non c'è stato". A Rainews24 Pietro Loffredo dice di non credere più a niente, se qualcuno nel palazzo di Caivano sapesse o avesse visto qualcosa o meno: "Io non credo più a niente, chi ha visto chi non ha visto ma la cosa brutta è che pure se non sai niente non ostacoli la legge".

Manca la prova del Dna, "ma c'è una sorta di confessione implicita, l'indagato viene intercettato mentre si preoccupa che sul corpo di Fortuna possano essere trovate tracce del suo sudore".

"Hanno manipolato le bambine, ma una volta fuori dal contesto familiare, e lontane dal degrado del Parco Verde, le piccole hanno riacquistato fiducia in se stesse e negli adulti: così abbiamo scoperto chi era pedofilo". Sulla possibilità che qualcuno degli adulti collabori "non nutro grandi speranze. Se in certi quartieri lo Stato viene considerato un nemico, anche se arriva per tutelare i più indifesi, significa che in troppi hanno inteso ostacolare le indagini per puro spirito omertoso e, in un contesto del genere, è difficile trovare una sponda. Le indagini però non sono chiuse: le dichiarazioni false, così come i palesi tentativi di depistaggi, sono oggetto di approfondimento"; dice Greco. "Se non si interviene in maniera decisa nella bonifica delle periferie, in quelle di Napoli ma anche in quelle dell'area casertana, si rischia di assistere ad altre tragedie come quelle del Parco Verde di Caivano", sottolinea il procuratore. "Quello non è un fatto isolato, ma è il segnale di un degrado diffuso. Dobbiamo farcene tutti carico, altrimenti la sconfitta è inevitabile".  Per Greco "bisognerebbe creare una sinergia tra istituzioni, scuola, chiesa. Non c'è altra strada. Altrimenti ci chiudiamo nel pessimismo più bieco. Bisogna fare il possibile per modificare le cose. In quelle periferie c'è ignoranza, non bisogna solo parlare coi bimbi ma dire determinate cose ai genitori e agli insegnanti".

"Chi sa parli": lo dice il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. "Noi abbiamo bisogno di parole da parte di chi sapeva e non ha voluto dirle queste parole precedentemente - ha detto il ministro dell'Interno - perché questo silenzio è pesato in termini di ferocia quanto quel terribile gesto che ha visto coinvolta Fortuna".

 

 

 

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