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Paura recessione e deflazione. Giù le borse in tutto il mondo

Roma, 8 Feb 2016 - Sono i titoli industriali a guidare al ribasso i listini da entrambe le parti dell'Atlantico. La paura di una crescita globale sempre più debole e comunque non abbastanza robusta da sostenere i prezzi raggiunti dalle azioni negli ultimi anni sta provocando una vendita generalizzata dei titoli più rischiosi e la fuga verso i tradizionali beni rifugio: l'oro (in crescita del 10% da inizio anno e del 5% in una settimana), i titoli di stato statunitensi e dei paesi core dell'Europa continentale. Effetto collaterale: lo spread tra titoli italiani e tedeschi che si allarga oltre i 140 punti base. Il Bund continua nel suo tuffo, sempre più giù nella terra incognita dei rendimenti negativi. Dall'inizio del 2016, il bund a 7 anni ha perso 38 punti base ed oggi rende, si fa per dire, 0,135%. Sui titoli periferici dell'Eurozona grava anche l'effetto Atene in sciopero e il dubbio che il governo Tsipras non riuscirà a varare quella riforma delle pensioni che è essenziale per l'esborso della prossima tranche di aiuti.

Ma il ritorno del problema greco sulla scena non è che un episodio in un mondo in piena sindrome ribassista. Se la Borsa di Atene perde quasi l'11%, a livelli mai così bassi dal 1990, è l'intero sistema europeo a indebolirsi con lo stoxx 600 (indice dei 600 maggiori titoli europei) che tocca un ribasso del 2,5% dopo le ore 15.00. Piazza Affari cede oltre il 4%. Il Ftse Mib reduce da sei settimane consecutive di ribasso porta a oltre -20% il passivo da inizio anno.

"Gli investitori non riescono a decifrare quel che sta succedendo nell'economia globale, e il rischio di deflazione e di recessione sta salendo" così dichiara a bloomberg Francosi Savary, capo investimenti di prime partner SA, "non è stato sufficiente che il valore delle azioni abbia subito già significative correzioni e che i dati sul fatturato non siano stati malvagi, il seniment è negativo e non c'è abbastanza visibilità". È significativo che siano i titoli delle società tecnologiche, nel comparto industriale, a guidare i ribassi, scrive ancora Bloomberg assieme alle banche che stanno scendendo ai livelli di capitalizzazione raggiunti nel 2012 al tempo della prima crisi Greca.

Gli analisti sono preoccupati che il sentimento negativo non sia finito "Pensiamo che sia prematuro immaginare di individuare il punto più basso del mercato in prospettiva di medio termine" Dice al Financial Times Mislav Matejka di JPMorgan.

Anche la forza relativa dell'economia a stelle e strisce è un problema. Il dollaro continua a rafforzarsi dopo il rapporto sul mercato del lavoro reso noto venerdì. Il retro pensiero del mondo della finanza è: se l'economia reale va bene la FED potrebbe continuare ad alzare i tassi. "I mercati sono pieni di rischi legati ai tassi di interesse e esposti a shock violenti" dice Phiplip Saunders, di Investec, al Financial Times. I corsi del dollaro e i tassi sul biglietto verde sono essenziali per capire se il mondo emergente, sovra indebitato in dollari, riuscirà a gestire la crisi senza eventi traumatici.

Una tempesta dentro una fitta nebbia, dunque. Con poche indicazioni in vista stavolta dalle banche centrali, almeno fino a Marzo, quando si terrà il consiglio BCE che dovrebbe espandere il programma di acquisto titoli e, al tempo stesso, la Federal reserve dovrebbe decidere se rinviare l'aumento dei tassi previsto

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