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Consiglio Sardegna: la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini alla solenne riunione solenne dell’Assembra sarda (4)

Dopo aver rivolto un saluto ai giovani della facoltà di Scienze politiche che assistono alla seduta dalle tribune del pubblico, la presidente della Camera ha ricordato che questa è la prima visita istituzionale in Sardegna, anche se aveva già avuto modo di conoscere l’Isola per questioni legate alla sua precedente esperienza professionale riguardante l’immigrazione. La Sardegna è grande, quasi un continente diceva qualcuno, ha affermato la Bodrini, «E sono qui perché ritengo che sia dovere delle Istituzioni stare fuori del palazzo e andare dove c’è più bisogno; in quest’isola lo Stato ci deve essere e io stessa voglio potermi far carico dei vostri problemi per muovermi in una ottica di compartecipazione».

I primo obiettivo, ha proseguito, «è quello di testimoniare una vicinanza concreta incontrando parti sociali, lavoratrici e lavoratori, non si può ignorare il problema del lavoro che è la madre di tutte le emergenze, il filo logico della mia visita passa attraverso il riconoscimento di autorevoli figure femminili, forse non troppo note come meriterebbero, che hanno saputo osare non fermandosi davanti agli ostacoli».

Iniziando ad affrontare il problema del ruolo attuale delle assemblee legislative, la presidente della Camera ha affermato che «il deficit di credibilità si basa su qualcosa di reale, purtroppo non sempre le istituzioni riescono a rispondere alle aspettative delle persone, per meccanismi istituzionali inceppati ed inefficaci e problemi strutturali, mentre sullo sfondo emerge il dato di una crescita del potere esecutivo a scapito delle assemblee».

L’emergenza che nasce dalla crisi, ha poi spiegato, «ha contribuito a spingere il potere decisionale in capo gli esecutivi per la necessità di intervenire rapidamente, spesso a scapito della possibilità di interventi partecipati e con il sostegno dei cittadini; le politiche passate sono state orientate quasi esclusivamente a criteri di austerità finanziaria, non attente a conseguenze sul piano sociale e nella Grecia di oggi, ad esempio, accade qualcosa che difficilmente può essere spiegato: riduzione dei servizi principali, licenziamento dei dipendenti pubblici, aumento della mortalità infantile, il primo viaggio all’estero l’ho fatto lì e ho visto l’abbandono degli orfanotrofi, l’abbandono bambini superiore al 300%, impossibilità di accedere ai servizi sanitari, ecco, l’Europa deve ricominciare da quegli orfanotrofi così come l’Italia deve ricominciare da regioni più svantaggiate».

Di fronte ha questo contesto, ha detto ancora la presidente della Camera, «le assemblee sono state chiamate spesso ad una partecipazione passiva, con decisioni che rischiano di rimanere inefficaci perché rigettate dai cittadini, mentre la loro funzione quella di assicurare la più ampia partecipazione alle politiche pubbliche valorizzando anche il contributo istituzioni locali; dobbiamo aprirci di più verso sistema regionale ed i territori per migliorare i processi decisionali a livello centrale, per il bene comune».

In questa fase storica, secondo la presidente, «hanno preso corpo due esigenze senza contrapportele, da un lato la capacità di decisioni tempestive che altrimenti sarebbero schiacciate dai problemi, dall’atra un processo legislativo consapevole con discussione partecipata; proprio per lavorare a questo nuovo equilibrio la Camera la mettendo a punto una riforma del regolamento che non è tecnicismo, anzi è importante e si muove lungo due direttrici: dare tempi certi al governo per ridurre decretazione d’urgenza ed alle opposizioni spazi per loro proposte, assegnando centralità alle commissioni permanenti e dando certezze alle proposte di legge di iniziativa popolare».

Quest’impianto, ha spiegato, «è stato studiato per dare centralità ai lavori della Camera ma non c’è ancora abbastanza consenso visto che è pronto da luglio ma ancora non fa passi avanti, ma nel frattempo un altro contributo al cambiamento verrà dalla fine del bicamerameralismo il cui superamento è necessario, attraverso la nuove configurazione di un Senato aperto alle realtà regionali».

Si tratta di un passaggio significativo, a giudizio della Boldrini, «perché non basta il parlamento nazionale in un paese plurale come l’Italia, le Regioni devono essere parte fondamentale di un confronto permanente, non si può governare tutto dal centro ed il polmone delle autonomie e quanto mai necessario per far respirare la nostra democrazia: questo esalta ragioni specialità come la Sardegna e questo nessuno intende metterlo in discussione».

Passando all’analisi generale del difficile rapporto fra cittadini e Istituzioni, la presidente della Camera ha voluto ricordare una frase dei suoi esordi, che forse è apparsa un po’ ingenua: «i cittadini devono tornare ad innamorarsi delle Istituzioni, può sembrare velleitario ma è necessario per salvaguardare la libertà, le Istituzioni devono rinnovarsi, rimettersi in discussione, rendersi trasparenti, bandendo la corruzione, facendo pulizia ed impegnandoci tutti per la sobrietà». In questa legislatura abbiamo mandato un messaggio chiaro, ha aggiunto: «mi sono tagliata lo stipendio, sono state tagliate l e indennità di funzione e le segretarie particolari, è stata ristrutturata la retribuzione dei dipendenti che nessuno aveva mai fatto, anche mettendo dei detti sul maturato: fra Camera  e Senato in quattro anni sono stati risparmiati 97 milioni ed inoltre, a parte i tagli, si è tolto il segreto a molti documenti delle commissioni d’inchiesta e migliaia di pagine sono oggi accessibili».

Per la prima volta, inoltre, «la Camera è presente sui social media, perché il web non è solo un mezzo per discutere ma, ormai, un modo di partecipazione democratica, che però ha bisogno di alcune regole, alle quali sta lavorando una commissione mista per elaborare una carta di diritti e doveri».

Le Istituzioni, insomma, ad avviso della presidente della Camera, «vanno profondamente rinnovate ma non demolite e non abbiamo bisogno dell’anno zero, dobbiamo anzi rivendicare il cambiamento facendo comprendere a tutti l’importanza delle Istituzioni per la democrazia; tra poche settimane ricorderemo il settantesimo liberazione, i sacrifici odi quanti persero la vita per libertà politiche, se esiste un Parlamento ed assemblee elettive nelle Regioni e nei comuni lo dobbiamo a tutte quelle persone che lasciarono da parte tutto per combattere una guerra che ci ha portato alla libertà, non possiamo sottovalutarlo perché il parlamento è figlio di quel coraggio e di quel sacrificio e deve tornare ad essere il cuore pulsante della vita democratica del nostro paese».

Dopo l’intervento della presidente della Camera, il presidente Ganau ha chiuso la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo alle 10.30.