L'Italia è al "punto di svolta" ma nella strada della ripresa "persistono rischi". "Cruciale è la stabilità politica per rinsaldare la fiducia di imprese e famiglie". Lo afferma il centro studi di Confindustria, negli scenari economici.
La recessione è "finita" ma per la ripresa è "cruciale la stabilità politica per rinsaldare la fiducia di imprese e consumatori", spiega il Centro Studi Confindustria. "Se confermata - scrive il Csc - la variazione nulla stimata ora per il terzo trimestre 2013 interrompe la contrazione iniziata due anni prima e durata otto trimestri, uno in più rispetto a quella precedente (iniziata nel quarto trimestre del 2007 e finita con il secondo del 2009). "Sulla strada della ripresa persistono rischi, interni e internazionali, e ostacoli", sottolinea il Csc.
La pressione fiscale raggiunge il record nel 2013 al 44,5% del Pil e rimane alta nel 2014 (44,2%), ma quella effettiva, escluso il sommerso, oltrepassa il 53%: al 53,5% quest'anno e al 53,2% il prossimo.
"L'emergenza del mercato del lavoro fatica a rientrare spontaneamente, data la lentezza della ripresa. Perciò sono urgenti provvedimenti sia per innalzare la crescita sostenibile del Paese sia per aumentare l'occupabilità delle persone", dice il Centro studi di Confindustria, nel rapporto presentato oggi. La riduzione "dell'imposizione sul reddito da lavoro e impresa è vitale per riportare il Paese su un più alto sentiero di sviluppo. Assieme agli interventi, più volte ricordati, che riguardano burocrazia, infrastrutture, capitale umano, concorrenza e finanza di impresa".
La marcata diminuzione della domanda totale interna, "tratto distintivo della recessione 2011-13", registra un -3,1% (che porta a -12,2% il divario con i valori 2007) e mette a segno un marginale recupero nel 2014:+ 0,3%. L'export, invece, sale dell'1,4% quest'anno e del 2,9% il prossimo, superando così il picco raggiunto sette anni prima.
I consumi delle famiglie retrocedono di ulteriori 2,8% nel 2013 e 0,1% nel 2014, cumulando così una flessione del 7,7% dal 2007. Mentre gli investimenti, comprese le costruzioni, ricominciano a salire l'anno venturo (+1,2%), dopo il -5,4% di questo. Rispetto al 2007, "il gap è siderale: -27%".
Il basso livello degli investimenti "mina il potenziale di sviluppo e quindi la velocità futura raggiungibile dall'economia italiana. Ma dà anche una misura dell'ampiezza del possibile rimbalzo", hanno aggiunto gli economisti di Confindustria.
La bassa redditività media toglie autofinanziamento e incentivi a puntare sul Paese. "Occorrono quindi provvedimenti - ha concluso il Csc - che aiutino a riallocare le risorse tra settori e tra imprese e che rendano più allettante l'Italia, in un contesto globale dove la concorrenza per attrarre iniziative imprenditoriali è altissima".