Sotto la presidenza da Claudia Lombardo, il Consiglio regionale si è riunito alle sedici per discutere il testo unificato 1/B, ovvero la legge statutaria elettorale che nei giorni scorsi era stata rinviata in commissione per un approfondimento richiesto da tutte le forze politiche.
La presidente ha aperto la discussione sugli emendamenti all’articolo 19 ma si è reso necessario sospendere brevemente i lavori per consentire ai consiglieri la lettura degli emendamenti appena depositati.
L’emendamento a firma di Gianvalerio Sanna (Pd) sostitutivo totale dell’articolo 19 è stato respinto dall’Aula.
Sugli emendamenti 5 (Arbau) e 16 (Sechi), soppressivi del comma 7 dell’articolo 19, sono intervenuti i presentatori. Arbau (La base) ha detto: “E’ quantomeno sospetto che si faccia una legge elettorale meno di un anno prima delle elezioni. E con questi sbarramenti al dieci per cento non ci sarà posto in questo Consiglio regionale per una terza coalizione. Più alzate muri più entrerà la nuova politica in quest’Aula”.
Della stessa opinione l’on. Giuseppe Stocchino (Rifondazione): “Non è erigendo barriere che riavvicineremo gli elettori che si sono disaffezionati alla democrazia e alle elezioni. Lasciamo che le persone possano utilmente scegliere come destinare il proprio voto”. Favorevole all’emendamento anche l’on. Claudia Zuncheddu: “Questa legge elettorale è fondata sulla discriminazione delle minoranze e delle donne. Se dobbiamo fare una legge sarda, facciamola adeguata agli interessi dei sardi”.
Per Maninchedda (Psd’az) “lo sbarramento del cinque per cento non è per escludere i piccoli ma per promuovere i medi. E non è funzionale allo spirito della legge. Ecco perché voterò a favore di questo emendamento e di quello sulla preferenza di genere”. Anche Daniele Cocco (Sel) si è detto d’accordo con i precedenti oratori così come il capogruppo del Pd, Giampaolo Diana, ha annunciato il voto favorevole: “Il nostro obiettivo è la governabilità e una volta garantito il premio di maggioranza e le rappresentanze territoriali e di genere, a quel punto riteniamo che gli sbarramenti non siano utili. Non possiamo esitare una legge elettorale che dia l’impressione di essere chiusa alla società”.
L’Aula ha respinto i due emendamenti.
Giuseppe Cuccu (Pd) e Giuseppe Stocchino hanno posto il tema della rappresentanza di genere e dei territori e soprattutto della tutela del diritto di rappresentanza delle forze politiche minori, oggetto dell’emendamento 17 a firma Salis e più.
Maninchedda (Psd’az) ha segnalato i paradossi e i limiti della proposta in discussione, annunciando il suo voto a favore dell’emendamento 17 e contro lo sbarramento del 5 per cento fuori dalle coalizioni.
Cossa ha annunciato, invece, il voto contrario dei Riformatori. “Forze che concorrono ad essere presenti in quest’Aula devono avere un minimo di consistenza. Democrazia non vuol dire dare rappresentanza anche a formazioni che non hanno peso, oggi sono necessarie assemblee che possano decidere e forze politiche che trovino ragioni di aggregazione e non di divisione”.
Zuncheddu (Sardigna libera) ha invece affermato: “Prima abbiamo ridotto il numero dei consiglieri regionali, ora andiamo verso un modello bipolare. Non posso essere d’accordo con tutto questo, il bipolarismo è una malattia in politica come in psichiatria. L’obiettivo di qualcuno è tagliere le donne e le minoranze da quest’Aula, confido in un ripensamento”.
Secondo Cuccureddu (Mpa) “questa non è la legge più bella ma è la migliore possibile. Nessuno in particolare può essere soddisfatto ma ne complesso tutti noi possiamo essere soddisfatti di questo testo”. Porcu (Pd) ha annunciato il voto a favore: “Spero che questo emendamento di buon senso, che almeno garantisce una rappresentanza alle minoranze, sia accolto”. Dello stesso tenore l’on. Diana ha confermato l’orientamento favorevole del Pd.
“Su questa storia degli sbarramenti gradirei non essere preso in giro”, ha detto l’on. Oppi (Udc). “Non ho trovato nessuno contrario a queste posizioni, se non i piccoli partiti. Sapete benissimo chi non voleva il tre per cento e conoscete la mediazione che ho proposto, su base regionale, a supporto dei piccoli partiti. Stasera è giovedì, giochiamo al Lotto il tre e il sei”.
Pietro Cocco (Pd) ha replicato: “Non stiamo esprimendo nessuna posizione differente, né in commissione o in Aula. L’unico sbarramento che concepiamo è il dieci per cento per la coalizione”.
Respinto l’emendamento 17, l’Aula ha approvato gli articoli 19, 20 e 21. Sull’articolo 22 è intervenuta Lunesu (Pdl): “La rappresentanza di genere è legge costituzionale e renderà possibile una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e alla crescita del Paese. L’Assemblea sarda, con una così bassa rappresentanza femminile, è senza dubbio deficitaria”.
Soru (Pd) ha ricordato che “nella passata legislatura con la legge statutaria si fecero importanti passi avanti sulla rappresentanza femminile. Ma se proprio dobbiamo parlare ora di questa legge elettorale, sarebbe bene che prendessimo ogni decisione sul punto come se non ci dovesse riguardare tra pochi mesi. Secondo me nelle liste e sui banchi la metà deve essere delle donne”. Anche Zuncheddu (Sardigna libera) si è associata: “Ai di fuori delle dichiarazioni di comodo la quasi totalità della classe politica sarda rifiuta la doppia preferenza di genere. Bisogna far di tutto affinché con la presenza delle donne si garantisca la presenza di oltre la metà della società sarda. Per questo chiedo un voto maturo e un’assunzione di responsabilità”
Per dichiarazione di voto, Cuccu (Pd) ha detto: “Credo di assumermi a sufficienza le mie responsabilità, il vero problema è l’accesso delle donne ai ruoli di responsabilità e ci sono degli ostacoli che non possono essere confinati nella legge elettorale”. A seguire Diana (Sardegna è già domani) ha detto rivolto a Soru: “Non è possibile indicare il 50 per cento in lista perché in tutti i collegi elettorali non hanno il numero pari di quozienti assegnati. Questo è il massimo che noi possiamo fare oggi”.
Maninchedda ha detto: “Questo articolo va benissimo perché rispetta il dettato costituzionale e apre il Consiglio alle donne, se garantiamo poi con il voto palese l’approvazione della doppia preferenza di genere”. Anche l’on. Mario Bruno (Pd) ha annunciato il voto a favore dell’articolo 22 e così l’on. Michele Cossa a nome dei Riformatori.
Efisio Arbau (La base) ha annunciato di voler “votare per la doppia preferenza di genere, perché è quello che conta per consentire alle donne di entrare in quest’Aula”.
Secondo Steri (Udc) “molte forze che oggi sono favorevoli alla pari rappresentanza allora, in commissione, erano contrarie. Mi auguro che il voto mi smentisca”.
Per Porcu (Pd) “l’articolo 22 sembra scritto apposta per impedire la rappresentanza femminile, che andava garantita anche riscrivendo la dimensione dei collegi. Si corre il rishio, per come è formulata, che il genere che sta in un terzo rischi di non trovare rappresentanza. Per questo mi asterrò sull’articolo 22”.
Meloni (Riformatori) ha proposto all’Aula un emendamento orale per una diversa assegnazione del quoziente di collegio a favore della rappresentanza femminile ma l’Aula ha respinto la proposta.
L’on. Diana (Pd) ha affermato: “da tempo il Pd pratica la doppia preferenza di genere e siamo intenzionati a che anche il Consiglio regionale favorisca la rappresentanza femminile.
L’Aula ha approvato l’articolo 22 e poi il 23 e il 24.
Sull’articolo 25 è intervenuto Porcu (Pd), che ha detto illustrando l’emendamento 10: “E’ giusto che il candidato, per quanto sia rappresentante dell’intera Sardegna, debba essere ancorato al suo territorio. Dunque credo si debbano evitare quei giochini per cui un leader sardo si può candidare in più collegi e poi non accettare il collegio vincente, e accettarne un altro ugualmente vincente, per far entrare in Consiglio il primo degli eletti appartenente alla sua corrente”.
Anche Cuccu (Pd) ha attaccato l’articolo 25 e in particolare il secondo comma: “Alle ultime politiche avevamo candidati su più collegi che hanno optato a seconda delle convenienze”. L’on. Lotto ha difeso l’emendamento del gruppo Pd: “E’ una cosa sgradevole il fatto che un leader possa scegliere dove essere eletto e dunque possa consentire l’elezione di un non eletto a lui gradito. Il nostro emendamento corregge questa stortura e spero venga approvato”. Anche l’on. Soru (Pd) ha definito “sorprendente e contradditorio questo articolo, è un pericolosissimo tornare indietro, una lotteria dell’ultimo momento che non va bene nella legge nazionale. Non capisco a chi giovi introdurre questa norma”. Per l’on. Oppi (Udc) “stiamo scimmiottando le liste nazionali, siamo d’accordo con l’emendamento 10”.
L’Aula ha approvato l’emendamento 10 con 67 favorevoli, un astenuto e nessun contrario.
Approvati gli articoli 25 e 26, la presidente Lombardo ha indicato gli emendamenti presentati all’articolo 27 e ha aperto la discussione sugli articoli e sugli emendamenti. Per il Pdl sono intervenuti gli Lunesu e Greco, che ha detto: “Ringrazio i colleghi per le dichiarazioni favorevoli fatte in Aula ma mi domando perché non si sia votata direttamente in commissione. Vorrei capire come voterete, visto che l’on. Mario Diana ha chiesto il voto segreto sull’emendamento 13 all’articolo 27”. L’oratore ha illustrato le leggi elettorali di alcune regioni italiane e ha concluso: “La doppia preferenza di genere è una facoltà e comunque è solo un meccanismo promozionale. Vi invito tutti a pensare alla prossima votazione, perché l’emendamento sopprime l’articolo 27 e tutti gli emendamenti sulla rappresentanza di genere”.
Anche Rosanna Floris (Pdl) ha manifestato il sostegno agli emendamenti a favore della rappresentanza di genere.
Per Franco Meloni (Riformatori) “la nostra proposta di legge prevede espressamente la doppia preferenza di genere anche negli enti e in tutte le istituzioni, per ragioni di giustizia sociale. Una società che nega alle donne la rappresentanza mette a rischio la coesione”.
Maninchedda (Psd’az) ha definito “ignobile il gesto di chi vuol far cadere gli emendamenti sulla preferenza di genere, è un modo di fare che squalifica quest’Aula. Dopo aver chiesto all’oratore di “impiegare un altro linguaggio in Aula e un altro contegno”, la presidente Lombardo lo ha richiamato più volte e ha poi sospeso la seduta.
Alla ripresa Cossa (Riformatori) ha detto: “E’ vergognosa la mancata rappresentanza delle donne nelle istituzioni ma le ultime elezioni amministrative hanno mostrato una inversione di tendenza. Mi dispiacerebbe se il Consiglio regionale mostrasse oggi una posizione di retroguardia e spero che sia ritirata la richiesta di voto segreto”.
Per Soru (Pd) “è meglio che su sessanta seggi noi ne riserviamo sin d’ora venti alle donne impedendo le cordate di potere in vista delle elezioni”. Per l’on. Mario Bruno “una legislatura che doveva essere costituente doveva prevedere un diverso dibattito sulle riforme. Ora arriviamo alle legge elettorale solo perché siamo obbligati anche dal dibattito fuori dal palazzo. La parità deve essere un elemento fondamentale: io non so se possa essere ritirata la richiesta di voto segreto sull’emendamento 13 ma anche nel segreto possiamo dimostrare i nostri valori”.
Zuncheddu (Sardigna libera) è intervenuta per dire che “la gestione della Sardegna, maschile e per decenni, si è rivelata fallimentare. Non ci potrà essere partecipazione ampia senza partecipazione delle donne alla vita politica della Sardegna. Proprio perché non ci fidiamo di voi tutti noi del gruppo Sel Sardigna libera abbandoneremo l’Aula al momento del voto”.
Per l’on. Arbau (La base) “sulla questione l’Aula si sta giocando gli ultimi scampoli di credibilità e mettendo in difficoltà chi è qui da quindici giorni. Ho dato la mia adesione tecnica all’on. Mario Diana anche se ho opinioni politiche differenti e ora chiedo all’onorevole Mario Diana di ritirare la richiesta di voto segreto e l’emendamento”.
Per Sergio Pisano (Riformatori) “stiamo rischiando di fare un errore terribile, cercando inutilmente di fermare la storia. Rischiamo di andare a votare alle prossime elezioni senza riconoscere la parità di genere e rischiamo di negare pari diritti ai nostri figli e soprattutto alle nostre figlie”. Per Pitea (Udc – Fli) “c’è paura delle proprie posizioni. A voto palese voto a favore dell’articolo 13 e me ne assumo la responsabilità. Ma a voto segreto ritengo che molti che la pensano in un modo voteranno in un altro modo. Mi auguro prevalga il buon senso ma avrebbe dovuto prevalere prima, garantendo il 50 per cento delle donne nelle liste o lasciando che sia l’elettorato a decidere quante donne devono sedersi nell’Assemblea”.
Daniele Cocco ha proposto “un abbandono collettivo dell’Aula da parte di chi non è d’accordo”.
Dedoni (capogruppo Riformatori) ha detto: “Manca quella sensibilità femminile che in più di una circostanza abbiamo invocato. Non dobbiamo avere paura dei nuovi confini della democrazia partecipata”.
Mario Diana ha preso la parola e ha detto: “In questo festival dell’ipocrisia non replicherò all’onorevole Maninchedda. Gli ricordo solo quando nella Finanziaria 2006 io presentai 600 emendamenti e lui, insieme ad altri, con quello che viene definito oggi un atto ignobile, cancellarono 250 emendamenti con un solo articolo. E non è successo una volta sola: ricordo quanti complimenti vostri ho ricevuto, dal centrosinistra, in altre circostanze. Con il centrosinistra mi sono sempre scontrato e ho sempre rispetto le vostre idee e voi le mie. Ma nessuno si è mai permesso di trattarmi da ignobile, tranne gli infami. Io non ho frequentato le scale dell’Università e non prendo lezioni da nessuno, manco dai professori. Io ho il coraggio di dire che non sono d’accordo: non è con le riserve indiane che si garantisce la presenza femminile. Siamo tornati in commissione solo perché avevate paura del doppio voto, altro che sbarramenti. E io devo essere messo sotto accusa?”.
Per Matteo Sanna (Fli) “è grazie a questa coalizione che sullo scranno più alto siede una donna, la presidente Lombardo”. Per il capogruppo del Pdl, Pietro Pittalis, “è stato Mario Diana a rivolgere l’invito a superare il clima di ipocrisia che si è creato in queste ore. Il collega e amico Maninchedda deve valutare bene le sue parole, noi esprimiamo solidarietà al collega Diana. Qui non è problema di voto segreto ma di ruolo dei partiti nella selezione del personale politico: la predisposizione delle liste racconta cosa fanno davvero i partiti in materia di rappresentanza di genere”. Com