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Letta alle prese con le richieste assurde del Pdl efferma: non si può più perdere tempo nella costruzione di un governo.

Mentre il caimano se la dorme alla grande, facendo fare nuovamente all’Italia, anche se in visita privata dai Bush, una magra figura, (ma sarebbe opportuno ha fatto una figura m....), sognando, forse, la fine rovinosa del Pd dopo l’abbraccio mortale imposto all’ex partito di Bersani, la strada per la creazione del nuovo governo,  durante la quale non si sono saputi i termini delle richieste, certamente poco chiare del Pdl per il suo appoggio, anche se il presidente Napolitano (ci chiediamo come fa quest’uomo a fidarsi dalla persona più bugiarda che il pianeta ha potuto mai avere) ha avuto assicurazioni dal Berlusca che l’esecutivo Letta nascerà. In seguito, dopo aver mantenuto la quasi parola data, lo friggerà e, dopo alcuni mesi, avuto quello che gli serve, lo butterà a mare come ha fatto con quello di Monti.

Nel frattempo a Roma Enrico Letta inizia a scorgere i primi frutti del faticoso e paziente lavoro diplomatico per rimuovere, uno ad uno, gli ostacoli che impediscono la formazione del governo. E in serata, al termine di una intensa giornata di consultazioni, il presidente del Consiglio incaricato appare più ottimista, intravedendo qualche spiraglio nella trattativa cruciale, quella con il Pdl. "E' stato una discussione costruttiva, anche se restano dei nodi", dice al termine di una giornata estenuante, in cui ha avuto anche una "telefonata incoraggiante" con Silvio Berlusconi.

Letta fa anche un forte appello ai partiti, nessuno escluso, per trovare soluzioni condivise su temi portanti come quello delle riforme. E avverte, se ciò non accadesse ne risponderebbero tutti davanti ai cittadini. Resta ovviamente prudente. Una cautela indispensabile in un negoziato in cui basta poco per far ritornare ciascuno sulle proprie posizioni. Ma e' un fatto che pure sul fronte berlusconiano, se non aperture, almeno non si registrano nuove chiusure.

Dagli Stati Uniti, il Cavaliere conferma sostanzialmente la linea, dimostrando di trovarsi bene nei panni dello statista: certo, tiene ben piantati i paletti dei suoi otto punti programmatici (in primis sull'abolizione dell'Imu) e della presenza di ministri 'politici' nell'esecutivo. Ma non tira troppo la corda: segno che non vuole correre il rischio che si spezzi. E nel farlo nega di aver posto veti sulla permanenza della Cancellieri al Viminale.

Anche Angelino Alfano, lasciando la sala del cavaliere dove Letta riceve uno ad uno tutti i gruppi presenti in Parlamento, plaude allo "spirito costruttivo" del premier incaricato, dicendosi soddisfatto dall'incontro. Certo, precisa pure lui, alcuni "nodi" restano e saranno necessari nuovi incontri per scioglierli, ma la sua è la conferma che la trattativa va avanti. Ed è già molto rispetto allo scetticismo della vigilia.

Con il Pdl "ci vorrà molto tempo" perché permangono le differenze, "ma si è parlato con spirito costruttivo", riassume Letta. Il vicesegretario del Pd tiene aggiornato continuamente Giorgio Napolitano, che durante le celebrazioni del 25 aprile sottolinea come nei momenti "cruciali" servano "coraggio e fermezza".

Gli scogli più pericolosi restano quelli dell'Imu e della squadra di governo. Ma su entrambi Letta si mostra disponibile al confronto: Berlusconi vuole abolire l'imposta sulla prima casa e restituirla. Scelta Civica - il partito più interessato a ricercare una mediazione fra Pdl e Pd - per non sconfessare la politica del governo Monti si oppone. E lo stesso premier incaricato sa bene che, pur cercando di rinegoziare con l'Europa, i margini sui conti sono molto stretti.

Forse per questo chiede alla delegazione di Fratelli d'Italia di inviargli i dettagli della proposta di rimborsare la tassa con titoli di stato a dieci anni. Riccardo Nencini (Psi) assicura che su questi temi il premier ha ottime idee. Insomma, la speranza di trovare un punto di caduta è ancora viva. E lo stesso può dirsi sul fronte della squadra di governo e della sua gradazione politica. Anche qui non mancano difficoltò, ma appaiono meno insormontabili: Letta ha fatto chiaramente capire che nell'esecutivo ci sarò un buon mix di politici e tecnici.

Nessuna pregiudiziale dunque, anche se alcuni nomi considerati troppo ingombranti sia dal Pdl che dai montiani - tipo Massimo D'Alema, ma anche Mario Monti - sembrano destinati a cadere proprio per non surriscaldare gli animi. Sul fronte interno al Pd, dove Matteo Renzi conferma pieno sostengo al tentativo di Letta, almeno pubblicamente non si registrano scossoni.

Confermano invece di voler stare all'opposizione la Lega e Sel. Anche se entrambi promettono un atteggiamento costruttivo. L'incontro con M5S, infine, non cambia la posizione dei grillini, che oggi ha parlato della "morte" del 25 aprile. Ma Letta segna comunque un punto a suo favore: forte del fatto di non dipendere da loro, replica punto su punto in diretta streaming alle obiezioni del Crimi-Lombardi.

"Scongelatevi, mescolatevi. Altrimenti poi i cittadini se la prendono con tutti noi". Tono di voce sempre pacato, Enrico Letta lancia i suoi dardi al Movimento 5 Stelle. Accetta di declinare il rito delle consultazioni alla maniera 'grillina', in diretta streaming. E mostra grande apertura al dialogo in Parlamento con chi già si è collocato all'opposizione del suo governo. Ma rimprovera a più riprese agli eletti 5 Stelle di essersi finora tenuti fuori. E ribatte tono su tono alle domande più acuminate, lasciando a tratti gli interlocutori senza parole.

In un duello tanto 'garbato' da concludersi con distanze immutate, ma con i complimenti dei M5S al premier incaricato: è andata meglio che con Bersani, commentano, "si è parlato di cose concrete...". "Ce la sto mettendo tutta", esordisce Letta. Al suo fianco ha i due funzionari che lo stanno aiutando nelle consultazioni. Di fronte a se' una nutrita delegazione 'grillina', capeggiata dai capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi. Quasi un deja-vu: il vicesegretario del Pd era al fianco di Bersani nelle consultazioni infruttuose di qualche settimana fa.

Letta parte da tre punti programmatici su cui i contatti con il M5S ci sono, si possono trovare: "Dare una risposta alla grande emergenza economica e sociale, la riforma della politica e la nuova Europa". Conosce il suo interlocutore, il premier incaricato. E lo da' a vedere quando promette (tema caro ai 'grillini') che il suo non sarà, come è stato negli ultimi anni, un Parlamento "esautorato". Ma poi lancia le sue stilettate: "In questi sessanta giorni - rimprovera - la forza che rappresentate, numerica e reale nel Paese, non ha voluto partecipare alle decisioni assunte". "Se continua questa incomunicabilità, diventa frustrante per tutti", avverte.

"Sulle riforme costituzionali bisogna mescolare i voti nostri e vostri. Non possiamo concludere la legislatura nel ludibrio". Votare la fiducia al governo? Non esiste, replica il capogruppo M5S Vito Crimi: "Non vediamo un vero cambiamento. Non c'è l'ipotesi di squadra di governo di alto profilo e al di sopra delle parti", rimprovera. Poi si scrolla dalle spalle l'accusa di essere la causa dell'incomunicabilità (lo stallo, dice, è frutto del "congelamento" del Parlamento) e assicura che il Movimento è pronto a dire si a singole proposte di legge: "Non vogliamo rimanere in un angolo a guardare".

"Scongelatevi", continua a ripetere come un mantra Letta. "Siamo all'opposizione", dichiara ai giornalisti la capogruppo M5S Roberta Lombardi, nel ribadire la richiesta della presidenza delle commissioni di garanzia (i 'grillini' tengono soprattutto al Copasir). "Mescolandoci si riesce a ottenere. Se ognuno resta per conto suo no", replica Letta. "Se non avessimo votato i vostri candidati, ora non avreste un questore e un vicepresidente. Grazie ai nostri voti li avete", gli rinfaccia.

Ma il duello più duro avviene sul tema dell'elezione del presidente della Repubblica. "Perché non avete votato Rodota'?", domanda Lombardi. "E voi perché non avete votato Prodi, che era nella vostra lista?", ribatte Letta. E aggiunge, velenoso, che Rodotà ha ricevuto nelle Parlamentarie "4.677 voti mentre il nostro candidato sindaco a Roma Marino nelle primarie ne ha presi 50mila". "Vi suggerisco di non andare su questa strada. Siamo noi quelli delle primarie, della partecipazione. Centomila persone sono uscite di casa per andare a votare ai gazebo", ribadisce poco dopo, mentre i 5 Stelle provano ad abbozzare delle risposte.

E se la 'grillina' Lombardi rimprovera i 'doppi incarichi' di Serracchiani e Marino, il democrat non si scompone. Prima rimbrotta: "Qui stiamo uscendo dal tema delle consultazioni". Poi serafico spiega che una volta eletti i Pd si impegnano a lasciare l'incarico precedente. I 'grillini' provano a mettere in difficoltà Letta facendogli firmare la loro proposta di legge per l'abolizione dei rimborsi ai partiti, che stanno per depositare. Lui assicura che la valuterà. Poi si concede una punzecchiatura a Beppe Grillo: "Dice che il 25 Aprile è morto: anche Dio è morto, ma Grillo non dice che dopo tre giorni è risorto".

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